Da Berlinguer ai bipopulisti ai Buoni

Una volta, quando si discuteva di politica, di governo, di sindaci , ci si soffermava sull’idoneità dei mezzi adoperati, per arrivare a dare un giudizio sull’efficienza del governo, che è chiaramente giudizio tecnico e non morale. Poi si è specificato che il giudizio di efficienza serve tutt’al più a distinguere il governo dal non governo, non serve a distinguere il buongoverno dal malgoverno. E allora si è cominciato a discutere non più di mezzi ma di fini. Questo giudizio ulteriore non si accontenta del raggiungimento del fine ma si pone la domanda: quale fine?

Riconosciuto come fine dell’azione politica la salvezza della patria o l’interesse generale o il bene comune (contrapposti alla salute del governante, agli interessi particolaristici, al bene proprio), il giudizio non più sull’idoneità dei mezzi ma sulla bontà del fine è diventato un vero e proprio giudizio morale. In pratica oggi la discussione politica verte solamente sulle finalità dell’azione politica e in campo domina il bipopulismo il quale (per conquistare il potere e il consenso) postula che sia il popolo a stabilire quali siano i fini preferiti. Il popolo intende ottenere alcuni beni e la politica glieli deve procurare. Se il popolo, per capirci, preferisce ottenere soldi (sussidi) piuttosto che lavoro, è giusto e lo devi accontentare. Se il popolo richiede condoni edilizi e tributari, non vaccinarsi piuttosto che farlo, il populista ne prende atto e la chiama giustizia e libertà.

Da quando si è affermato in Italia il bipopulismo la politica si è dunque trasformata in una guerra combattuta tra fazioni opposte che non con-dividono gli stessi princìpi. Ma quando è cominciato questo fenomeno?
Tutto ebbe inizio con la storica intervista di Scalfari a Berlinguer del 28 luglio 1981. Il capo della Chiesa comunista introdusse la questione morale lamentando che (testuale) “i partiti non fanno più politica”. Tale impostazione come un fiume carsico sfociò 26 anni dopo nel “Vaffa day”. Nel 2007 a piazza Maggiore a Bologna. La carriera politica di Beppe Grillo nacque in piazza (replicò nel 2008 la manifestazione a Piazza San Carlo, a Torino) come “moralizzatore” di una politica italiana “allo sbando”, con l’obiettivo di dare voce al popolo, ai tanti italiani arrabbiati, con una gran voglia di mandare i vecchi politici in pensione (e a quel paese…). Il termine arrabbiati l’ho scritto in neretto perchè lo ritroverete nel prosieguo e si capirà meglio. Ora, se dopo ben 15 anni (ma in realtà dal 1981 sono, come detto, 41), non avete capito che la “politica” quando si impasta con la morale diventa moralismo, una melma disgustosa per la semplice ragione che è manichea e divide il mondo tra i buoni e i cattivi, non ci posso far niente.

In Italia abbiamo avuto un socialista che spiegò bene la politica, dicendo che trattasi di “sangue e merda”. Se i populisti, poi diventati bipopulisti (per sottolineare che si uniscono sino a dire le stesse cose pur proveniendo da opposte direzioni, destra e sinistra), si presentano come i buoni, in questi tempi addirittura come pacifisti (chè combattono gli americani guerrafondai), e per giunta stanno sempre dalla parte dei poveri e quindi combattono la ricchezza, la morale (che è costituita sempre da Princìpi e Valori ed ha il suo contrario nell’immorale) diventa la confezione dorata che impacchetta la merda. La politica trasfigurata in Bene (dove c’è il concetto di giusto contrapposto ad ingiusto) ha a che fare con il mondo dello spirito, non con quello materiale. Il Bene è qualunque cosa che è conforme a una norma morale ritenuta universalmente valida, o che non offende, in un dato contesto storico e sociale, i principî morali correnti (contrapp. a immorale).

Proprio in queste ore fa scuola l’esempio del covo dei Buoni, i quali ogni venerdì si radunano su La7 a “Propaganda” per autocelebrarsi e cazzeggiare il mondo. Essi ora hanno scoperto all’improvviso che uno di loro, Aboubakar Soumahoro, promosso come rappresentante mediatico degli Ultimi, è riuscito a farsi i cavoli suoi, per cui han dovuto improvvisare una difesa d’ufficio. Invece di dire: scusateci, anche noi Buoni prendiamo spesso lucciole per lanterne, se la son cavata dicendo: siamo arrabbiati (vi dovrebbe ricordare qualcosa che avvenne nel 2007). Che colpa abbiamo noi? Lo abbiamo ospitato così come ha fatto anche il Papa. Tra infallibili ci si intende, l’importante è che niente e nessuno mettano mai in discussione il postulato di fondo: noi rappresentiamo non una politica, come tale contingente, machiavellica, strumentale, ma il Bene. Che poi il bene sia comune o privato poco importa, l’importante è che lo approvi il popolo.

Il Bene non ha niente a che vedere con la Verità, della quale ci siamo sbarazzati da quando con internet e i social abbiamo deciso che tutti possono informare tutti. Non esistendo più i Fatti ma solo interpretazioni, sono rimasti in campo a fronteggiarsi con le bandiere il Bene e il Male. Tutti quelli che fanno il Bene e combattono il Male. Una volta c’era la politica, c’era destra e sinistra, c’era fascismo e antifascismo. Oggi invece, siccome i fatti non si possono accertare più e questo significa che la realtà non interessa più ma interessano le idee, i valori, le opinioni (cioè tutte astrazioni), l’unica cosa che resta da fare è decidere, per intima convinzione, se vuoi stare con i Buoni oppure con i Cattivi. Oggi, messa in discussione finanche la scienza, esistono solo certezze morali, che nascono non tanto da prove di fatto o da evidenza teoretica quanto da intima convinzione, e possono divenire principio di azione.

Oggi non è più possibile discutere le “policy”, le scelte politiche concrete, i mezzi. La furbizia consiste nel (fingere di) volare alto, discutere astrattamente di finalità. Come se non fosse importante il mezzo che adoperi, bici, moto, auto, aereo, ma solo la destinazione. Eppure è chiaro che se non hai il mezzo adatto e più efficace, non arriverai mai da nessuna parte. Non basta urlare la finalità, “pace”, per chiudere il conflitto ucraino. Occorre trovare gli strumenti utili per costringere l’aggressore ad accettare il negoziato e poi sancire la pace. Il reddito di cittadinanza adesso dicono che sia un sussidio per i poveri (assistenza), mentre all’inizio era un sussidio per la disoccupazione, è allora “immorale” chi vuole discutere “come” attuarlo? Fateci caso, in Italia la politica pro-pone quasi sempre finalità evangeliche universalistiche, tipo aiutare tutti i disperati. In questo modo non puoi proporre per esempio norme che regolano l’accoglienza, e dunque il dilemma è accogliere sempre tutti oppure passare per immorale. Se la finalità è appoggiare qualsiasi minoranza, diritto civile o sociale, se finanche il linguaggio è vincolato ad adoprare certi termini e non altri, tu parli di politica e l’altro ti fa la morale. Vale anche per le persone, marchiate a vita e se non sono Buoni, possono essere nemici, traditori o doppiogiochisti. Prendiamo Letizia Moratti. Quel che ha fatto o non ha fatto la Moratti, quel che vorrà fare domani non importa, c’è uno, insieme con i suoi compari dentro la setta che frequentano (i Buoni), che ha risposto: Vengo anch’io? No, tu no. Ecco perchè, se così stanno le cose, è facile pre-vedere come sarà messa la politica italiana tra pochi anni.

Ci saranno (anzi ormai ci sono) tre coalizioni, i Buoni (pd e 5Stelle), i Cattivi, e gli Altri (nè buoni-nè cattivi). Naturalmente in politica vincerà uno dei tre schieramenti ma è facile capire che ci saranno sempre i Buoni a proclamarsi come vincitori morali della competizione elettorale. (27/11/22)