Michele Santoro (Salerno, 1951) cominciò la sua militanza politica con l’Uci, un gruppo maoista, e cominciò a scrivere su Servire il popolo. Per capire come “ragionavano” quei militanti racconto un episodio vero e comico che capitò a Lamezia. Una sera negli anni settanta, ricordo finanche dove avvenne, a via Ubaldo De Medici, tre giovani maoisti dell’Unione affiggevano dei manifesti su un cartellone, e così scambiammo qualche parola. Chiesi loro quale previsione facessero sul risultato elettorale e mi risposero all’unisono sicuri: certamente raddoppieremo il risultato precedente. Sorpreso da tanta sicurezza, chiesi allora quanti voti avessero preso a Lamezia nelle politiche precedenti e mi risposero:1. I marxisti-leninisti come Santoro erano definiti allora “schematici” e ascoltando il vecchio trombone ieri sera dalla Gruber con Paolo Mieli, direi che è rimasto tale e quale. Sull’Ucraina il discorso di Santoro è il seguente, è molto semplice e chiaro, quasi quanto quello di Giuseppi (ma lo capirete se arrivate sino in fondo):

La guerra ha provocato una inflazione del 13% che sta mettendo in ginocchio le classi popolari e i redditi fissi. L’Europa deve fare un’azione diplomatica per arrivare alla pace ed evitare così un possibile conflitto nucleare. Il primo passo di questa azione è smetterla di fornire armi a Zelensky perchè la guerra è ormai tra la Nato e Putin, e noi non possiamo schierarci nè con l’uno nè con l’altro.
In realtà Santoro per esprimere il suo pensiero che ho così sopra riassunto in maniera semplice e chiara, usa altri termini, per camuffare, nascondere, abbellire il suo pensiero. I termini che adopera (pace, negoziato, Europa, Nato, Putin) sono pezzi di slogan mentre lo scopo dell’azione è sempre quello di una vita intera: servire il popolo affamato che non riesce più a pagare le bollette. Lui certamente si definisce a favore dell’Ucraina, ma ormai, sostiene, gli attori in campo sono americani e russi, Nato e Putin, per cui stop alle armi agli ucraini.
Il buon Paolo Mieli aveva voglia ieri sera di spiegargli che anche se l’Italia non fornisse più aiuti militari, non se ne accorgerebbe nessuno però si sottrarrebbe in modo unilaterale alle decisioni di una alleanza alla quale noi aderiamo. Stinger, Panzerfaust, Mg 42/59, elmetti, giubbotti antiproiettile, dall’inizio del conflitto Roma ha spedito a Kiev (via Polonia) materiale di ogni tipo, per un totale di 150 milioni di euro. Si pensi che secondo i dati dell’Ukraine Support Tracker stilato dal Kiel Institute for the World Economy il maggiore sostegno è arrivato dagli Stati Uniti che hanno fornito a Kiev l’equivalente di 7,6 miliardi di euro di aiuti nelle quattro settimane successive all’inizio dell’invasione, di cui 4 miliardi e 366 milioni in aiuti militari. I dati del report riguardano il primo mese di guerra, dal 24 febbraio al 27 marzo. Quindi noi stiamo contribuendo con una inezia. Ma il punto vero del conflitto, così come l’ha sempre definito Draghi, è il seguente: la guerra cesserà alle condizioni che gli aggrediti hanno diritto di porre, non alle condizioni dell’aggressore.
Il capogruppo della Lega Romei nel discorso in parlamento sulla fiducia è stato molto più chiaro dell’involuto Santoro. Non deve essere l’Ucraina a dire l’ultima parola sul cessate il fuoco ma la comunità internazionale. Conte, la Lega, i fascisti, i pacifisti, intendono sacrificare l’Ucraina perchè la pace va imposta a tutti, quindi gli aggrediti sono messi sullo stesso piano dell’aggressore. E’ un discorso di pura logica, ma per servire il popolo affamato dalle bollette si sovverte la logica e si fa credere che la pace possa essere a portata di mano, vicina, basta fare questo giochetto nominalistico: sostituire nel discorso Ucraina con Nato. Finanche il vecchio precetto evangelico “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te” ci suggerisce che se fossimo noi italiani al posto degli ucraini non ci piacerebbe nè essere equiparati alla Nato nè abbandonati dalla comunità internazionale senza aiuti e armi. L’empatia che cos’è se non non la capacità di mettersi al posto degli altri? Se non c’è empatia nella vita c’è solitudine e aridità.
Insomma, il vecchio maoista sull’Ucraina la pensa come Salvini e Conte. Santoro però non ha il coraggio di dirlo in maniera aperta e comprensibile. Si vergogna di essere equiparato ai leghisti, ma tant’è. Schematici non si diventa, si nasce e l’ideologia (più ideo che logica) altro non è che una falsa rappresentazione del mondo. Mi spiego.
Giovedì sera, ospite di Paolo Del Debbio a Dritto e Rovescio, Giuseppe Conte ha detto molto chiaramente a cosa serve e che senso ha – a suo giudizio – la manifestazione per la pace che si terrà il 5 novembre a Roma. A fermare chi ha scatenato la guerra, cioè Vladimir Putin? No. A fermare perlomeno entrambe le parti in conflitto, come spesso si dice con lingua biforcuta, equiparando aggressore ed aggredito? Neanche. La mobilitazione, secondo Conte, serve a mandare un segnale alla Nato, al governo italiano e all’Unione europea. Serve a fermare la «spinta bellicista» non di chi ha invaso l’Ucraina, ma di chi aiuta gli ucraini a difendersi.
Ha scritto Adriano Sofri sul Foglio (5/11/22) : Manifesto oggi contro l’orrendo regime putiniano, odiatore della libertà e patrono del saccheggio del suo popolo e di quello d’altri. Contro l’idea di società che lo ispira e che lo spinge a comprare le parti peggiori di noi. Per ripugnanza della guerra, che ho imparato a conoscere. Per ripugnanza di una pace che sia il premio alla guerra.
Ma secondo voi Santoro che fa, va in un’officina di Salerno e si sostituisce la capoccia per riuscire a capire a 71 anni che la pace non può essere il premio alla guerra?