“Non decide l’Ucraina, decide la comunità internazionale” (!)

Abbiamo pazientemente atteso le 19,45 di oggi per capire dove andrà a parare il governo Meloni. Il capogruppo leghista Romei ha detto al Senato chiaramente quel che Salvini, Conte & Friends, parte del Pd e pacifisti in ordine sparso, pensano:

Sulla pace non deve decidere l’Ucraina (come hanno detto Draghi e la Meloni) ma la comunità internazionale, per cui la Meloni deve convincere Francia e Germania a ridurre a più miti consigli gli aggrediti (magari interrompendo gli aiuti militari)

Questa posizione internazionale che si contrappone alla linea Meloni, insieme con la posizione del ministro dell’ Economia Giorgetti, sono i due nodi del governo Meloni. L’incognita è la Lega, ed è facile prevedere che il governo deflagherà sulla posizione filorussa della Lega e anche sulla disponibilità del ministro Giorgetti ad avallare le richieste dei suoi compagneros. La Repubblica del cash che è stata evocata alzando il limite ai contanti è il primo segnale di una politica di condoni fiscali e tanti benefici per i lavoratori autonomi, liberati da pos, carte di credito, controlli…Giorgetti si piegherà? Vedremo.
A chi propone di alzare il tetto del contante da 2.000 euro a 10.000, Milena Gabanelli chiede: “Per chi è vantaggioso girare con 10.000 euro in tasca?». Sicuramente per gli spacciatori, per chi paga tangenti, per chi lavora in nero (che può anche accedere a tutti i benefici e aiuti previsti per gli indigenti, incluso il reddito di cittadinanza)”.
Fratelli d’Italia, la Lega e la stessa Forza Italia si presentano come i partiti dei lavoratori autonomi che sarebbero rimasti ai margini, senza rappresentanza, non garantiti, contro i lavoratori dipendenti più protetti dai sindacati e dalla sinistra laburista.
Così la promessa di una “tregua fiscale”, che in alcuni casi potrebbe avere l’obiettivo di aiutare chi si trova oggi in crisi e ha debiti con l’erario, già lascia prevedere un condono generalizzato che potrebbe andare a graziare quei 120 milioni di cartelle per debiti sotto i mille euro accumulate dal 2000 ad oggi. Non è normale che un Paese abbia uno stock di crediti verso i contribuenti che copre vent’anni, è un chiaro segno che il sistema non funziona. Ma non è normale, né giusto, pensare di rinunciare in toto a quei 60 o 70 miliardi di soldi pubblici che i titolari di quelle cartelle devono al fisco. L’anno zero del nuovo governo rimette indietro le lancette della giustizia – per ora – fiscale.

L’appello sull’Ucraina di un gruppo di intellettuali promosso da Micromega comincia con queste – sacrosante – parole: «Tutti parlano e straparlano di pace, tutti vogliono la pace. La questione cruciale è in cosa consista la pace. Quando una dittatura imperialista invade con il suo esercito una democrazia, e i cittadini di quest’ultima resistono eroicamente malgrado la schiacciante inferiorità bellica, la risposta, per ogni democratico, è adamantina: pace vuol dire il ritiro dell’aggressore entro i suoi confini, ogni altra soluzione sarebbe un premio a chi la pace l’ha violata, sterminando civili, violentando donne, massacrando e torturando».