La Calabria dei 4 Hotel Arrogance

Il più antipatico chef 2 stelle in circolazione, Bruno Barbieri (1962, interista, celibe), quello che sfoggia i vestiti più pacchiani della televisione italiana, col suo 4 Hotel sbarca in Calabria, sulla Costa degli Dei. A cogliere la sfida sono Antonella, Maria, Genoveva e Mario. Ad aggiudicarsi la vittoria è Antonella, titolare di Palazzo Mottola, un bed & breakfast situato all’interno del centro storico di Tropea. Antonella nella vita svolge anche la professione di avvocato e, per questo, si divide tra Roma e Tropea, nella quale vive da 5 anni e nella quale ha deciso di aprire Palazzo Mottola. Il suo b&b si compone di sette camere arredate in maniera estremamente coerente ed armoniosa e si affaccia a picco sul mare di Tropea.

4 Hotel è un reality dove 4 concorrenti si sfidano mettendo in evidenza quello che sono e quello che hanno dentro, presunzione, malanimo, acidità, invidia, rabbia repressa. Antonella ha vinto perchè subito è apparsa la meno faziosa, la più moderata del quartetto. Barbieri le ha dato i punti per sopravanzare Mario.

La più scatenata nell’esprimere presunzione e disprezzo per gli altri era Maria, titolare del Santa Chiara a Capo Vaticano. Ve lo dice uno che in quei 4 alberghi non entrerà mai, il mio budget prevede per una notte un massimo di 50 euro, e lì si parte dai 200 in su. Ma anche se mi regalassero una vacanza, trasmissioni come 4 Hotel dimostrano lo squallore dell’hotelleria calabrese, che ha problemi gravissimi dopo il covid e la guerra, ma anche un problema di fondo che spiega l’incompatibilità della Calabria verso il turismo (in questo caso d’elite). Noi siamo falsamente accoglienti, al fondo siamo respingenti. La ragione? Ve la spiego. L’hybris.

Non ci si può far fuorviare dalle pretese (tutto quanto fa spettacolo ) di Barbieri-Briatore che s’incazza se trova bottiglie di plastica e cronometra in quanto tempo si riempie una vasca. Queste sono le pretese da ricchi avari viziati, quelli abituati a far pesare sempre i loro soldi a chi li riceve. No, la cosa interessante è l’animo dei proprietari degli alberghi. Pronti a far le pulci agli altri, a cominciare da quella che fa una domanda in tedesco ad una segretaria che non capisce e conclude che l’albergo vada chiuso. Quando uno si sente bene nel mortificare il prossimo ha un problema serio. Non fare agli altri quello che non vuoi venga fatto a te è un principio evangelico che in Calabria non è ancora sbarcato, ma questo non dimostra che siamo secolarizzati, dimostra quanto siamo ignoranti, buzzurri, degni discendenti degli scimmioni preistorici.

Se un proprietario di un albergo di Capo Vaticano tratta un suo pari, un collega della stessa zona, come Maria trattava Antonella, Genoveva e Mario, come volete che tratti un suo cliente? E Mario che entra nella sua stanza a Porto Pirgos e comincia a lamentarsi del letto dell’arredamento e di tutto, cosa farebbe dinnanzi ad un cliente che dicesse a lui le stesse cose una volta entrato in una stanza del Borghetto Creative Resort? Vabbene che Antonella e Genoveva sono imprenditori non calabresi, ma il guaio è che sono quelli calabresi i peggiori, i più pronti a manifestare senza ritegno la loro hybris. Non c’è bisogno di scomodare Eschilo, l’hybris si manifesta con un atteggiamento di ostinata sopravvalutazione delle proprie forze, quell’orgoglio che gli dei puniscono. Che poi sarebbe il titolo più adatto per 4 Hotel: Trattato di Alterigia. O, se preferite, Hotel Arrogance.