Volete la verità? Per mettere al sicuro il debito servono riforme, crescita e conti in ordine

Gli annunci di catastrofi finanziarie vanno sempre presi con cautela. Se davvero vi è una generalizzata opinione negativa su un titolo dovrebbe essere già ben visibile nei dati di mercato. Solo una novità, ossia qualcosa che il mercato non si aspettava, muove i mercati. Questo significa che è molto difficile prevedere cosa faranno i mercati. Ciò detto, è un fatto che lo spread Italia su Germania è aumentato negli ultimi mesi e ha sfiorato i 250 punti base a fine luglio subito dopo le dimissioni di Mario Draghi. Ed è una fatto che la Bce ha messo in atto il primo degli strumenti di difesa dei debiti sovrani, che consiste in una politica di rinnovi asimmetrici dei titoli in scadenza del Pepp (la politica di sostegno dopo la pandemia). Rinnovi asimmetrici comportano che si comprano più titoli italiani e meno titoli di altri paesi.

Inoltre, la Bce ha annunciato una seconda linea di difesa dei debiti sovrani (il Tpi) che comporta anch’essa maggiori acquisti di titoli di un paese, a scapito di altri, ma che viene attivata solo a certe condizioni che riguardano sostanzialmente l’aderenza alle regole fiscali europee e alle raccomandazioni della Commissione, nonché il rispetto degli impegni assunti col Pnrr.
Il fatto che ci sia un acquirente istituzionale dei titoli italiani cambia un po’ le regole del gioco dei mercati finanziari. I valori possono seguire un percorso nel quale i mercati mettono alla prova la Bce: fin dove è disposta a spingersi la Bce nel difendere il debito dell’Italia? Questa è la domanda che si stanno facendo gli hedge fund citati dal Financial Times. Ed è pertinente per due motivi. Il primo perché a maggiori acquisti di titoli italiani corrispondono minori acquisti di titoli di altri paesi; il che significa che gli interventi della Bce tendono a calmierare i tassi italiani, ma a far aumentare quelli di altri paesi.

In sostanza, lo spread Italia viene socializzato e pagato dal resto dell’Eurozona. Il che non è ovviamente gradito agli altri paesi. Peraltro la Bce non può comprare titoli italiani con creazione ex nihilo di moneta perché contraddirebbe il percorso di graduale normalizzazione della politica monetaria in funzione antinflazionistica. Il secondo motivo per cui la domanda è pertinente è che non è ovvio che il governo che uscirà dalle elezioni del 25 settembre vorrà aderire a tutte le condizioni necessarie per attivare il Tpi, la seconda linea di difesa.
Secondo le dichiarazioni pubblicate dal Financial Times, si attacca il debito italiano perché l’Italia è oggi il paese più vulnerabile d’Europa. L’argomento è che un nuovo shock esterno, l’aumento folle del prezzo del gas, mette l’Italia in maggiori difficoltà di altri paesi per via dell’alto rapporto fra debito pubblico e pil.

Peraltro non è ovvio che il denominatore del rapporto, ossia il pil, sia avviato stabilmente verso una crescita più alta del passato. Nel 2021 e quest’anno abbiamo visto una buona crescita dopo la caduta del 2020, e dobbiamo felicitarci perché una palla sgonfia non rimbalza: vuol dire che l’Italia ha le energie necessarie per rimbalzare. Ma non è chiaro se il potenziale di crescita di medio periodo sia più alto di prima della pandemia, quando, secondo i calcoli della Commissione Ue, si collocava a poco più di zero. Come ha spiegato Draghi nella prefazione al Pnrr, le riforme e gli investimenti previsti dal piano hanno lo scopo di aumentare la produttività e dunque il potenziale di crescita. Finora si sono messe le basi per le riforme e per gli investimenti, ma tutto dipende dal governo che uscirà dalla urne.

Si aggiunga che gli analisti finanziari sanno leggere i programmi elettorali, per quello che contano, e non possono non essere stupiti da alcuni fatti evidenti: nei programmi dei due principali schieramenti (Pd e centrodestra) vi sono grandi progetti di spesa o riduzione delle tasse, ma non sono citate le parole “debito”, “deficit” e “bilancio pubblico”. E nulla viene detto su come, verrà fatta la legge di bilancio. Chi sarà chiamato a governare il paese vorrà tenere fede all’impegno del governo uscente di ridurre gradualmente il rapporto debito/pil in modo da riportarlo al livello pre-pandemia (135 per cento) in un decennio? Qualche risposta responsabile e convincente a questa domanda aiuterebbe ad allontanare i rischi sul debito sovrano.