Vecchi, giovani e premier

Un’amica che la storia la studia per professione mi ricordava che siamo un paese di vecchi e i vecchi per definizione non vogliono cambiare. Certo, il nostro è il paese dei ricordi al quale si rivolge Rai1, che ieri sera intratteneva il suo pubblico estivo con una replica, “Cavalli di battaglia”, l’ultimo spettacolo televisivo di Gigi Proietti prima di lasciarci, una sorta di lascito testamentario. A Rai 1 ragionano come ragionano i sindacati e quasi tutti i politici: cosa vogliono i pensionati? Quota 100 (o il RdC) è stata un’invenzione facile come affidare una trasmissione a Carlo Conti, o il festival di Sanremo ad Amadeus dopo anni di rodaggio con il serale “I soliti Ignoti”. Esauditi i desideri dei vecchi, degli anziani, dei pensionati, dei nonni, questo paese crede di andare avanti trascurando completamente i giovani, a cui la pandemia ha inferto il colpo decisivo.

Quando il ministro della Salute, o della Istruzione, per non parlare del più improbabile e inetto  capo del Governo assegnatoci dal Papeete, hanno chiuso le scuole e le università, ora lo sappiamo bene, hanno commesso un crimine. Non puoi, per credere di sconfiggere o arginare la pandemia, chiudere le scuole, togliere ai giovani non solo l’istruzione di cui ci riempiamo la bocca sempre, ma anche la socializzazione, stare con i coetanei nello stesso spazio. Farli studiare a casa davanti ad un computer è stato, ora dovremmo saperlo bene ma ancora i cretini si ostinano a non capirlo, un crimine: come fai a recuperare due anni persi? Fai tutti i lockdown che vuoi ma senza chiudere le scuole, non puoi far fare ai giovani quello che fanno i vecchi.
Ecco il nostro paese dove i vecchi comandano e non si curano dei giovani, il paese del debito pubblico di 2700 miliardi  dove nessuno si cura del debito che i giovani (e chi sennò? Babbo Natale?) dovranno ripagare. Come se fare debiti fosse possibile senza pagare interessi (70 miliardi all’anno), come se un genitore facesse debiti per comprare tutto quello che vuole e non si curasse che i suoi figli saranno chiamati a ripagare la sua cattiva amministrazione.
Ecco i politici che sanno tutti promettere soldi a tutti – il lavoro non si sa come crearlo o come mantenerlo- per le bollette, per le riforme, per la crisi, e l’Europa ci deve anticipare questi soldi che noi non abbiamo ma deve anche sapere che non li vogliamo restituire perchè altrimenti che ci stiamo a stare in Europa?
I vecchi non vogliono cambiare le loro cattive abitudini, i giovani che si arrangino, e i giovani quindi fanno quello che si fa quando si è giovani. Come insegnava Pinocchio tutti sappiamo che i giovani amano non andare a scuola o studiare, far baldoria e menar le mani. Sono i bollenti spiriti della gioventù, bere, sballarsi, drogarsi, divertirsi, insomma fare cazzate senza pensare troppo al domani. Sono gli adulti che dovrebbero pensarci al futuro, ma in Italia non succede. Prendiamo il menar le mani, è parte integrante della gioventù, e i vari gruppi esercitano questo sport dello sfogo per i motivi più vari. Prendersela con un barbone trovato per strada, bulli con i deboli, con una ragazza che ci deve stare per forza o con i nemici politici è la stessa identica cosa. Una volta, negli anni settanta, abbiamo avuto l’antifascismo militante, poi le Br terroriste, i fascisti bombaroli e stragisti, e i giovani sfogavano così gli istinti primordiali in nome della politica. Adesso la politica non è più al primo posto, ma quegli istinti ci sono sempre e li devono soddisfare contro qualcuno e qualcosa (vandalismo).
La premier finlandese Sanna Marin è stata ripresa mentre ballava con amici ad una festa. Ha commentato lo psicanalista Massimo Recalcati : “Ebbene, questa donna che ha preso decisioni difficili in un tempo di grande crisi (pandemia, guerra in Ucraina), che ha portato il suo Paese verso la Nato, che ha rivendicato l’autonomia del suo popolo di fronte alla prepotenza bellica della Russia, sa anche godere della vita, sa vivere una festa. È forse questo il peccato che deve espiare?
Ma cosa sarebbe la politica stessa senza che vi fosse il sentimento profondo della festa? Non è forse quello che ci vorrebbe veramente? Non l’invidia accecata per ottenere una poltrona, ma la riforma innanzitutto dei cuori”.
I giovani fanno cose brutte e belle, l’istruzione dovrebbe servir loro per saper distinguere le cose, per esempio la differenza tra sballo e divertimento, mentre i vecchi egoisti e poco lungimiranti stanno impegnando il loro mondo futuro, svendendo le loro speranze.
Adesso gli italiani che vanno ancora a votare, dopo aver provato Berlusconi e Renzi, i 5Stelle e la Lega, proveranno una donna. Per la prima volta una donna, ma solo perchè è l’unica rimasta sul mercato da provare. Vedrete che anche lei (almeno questa è la mia previsione) accontenterà i vecchi a scapito dei giovani, penserà alle esigenze degli ultrasessantenni e ai giovani non resterà altro che continuare a fare quello che fanno i giovani, non istruirsi, menar le mani, sballarsi. Ciò che appare del tutto assente dalla campagna elettorale è il concetto di equità intergenerazionale, che può essere definito come l’azione diretta a soddisfare i bisogni della generazione attuale senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri. Equità intergenerazionale che può essere declinata in due modi: richiedendo in modo  vago alla generazione presente di tenere conto degli interessi delle future generazioni; o in senso più rigoroso come vero e proprio diritto delle generazioni future, da accompagnarsi con un apparato di norme che garantiscano l’effettiva attuazione degli obblighi intergenerazionali.