Better call Saul, l’ultima puntata della serie più bella di tutte

Attenzione: spoiler. Martedì 16 agosto 2022 Netflix ha presentato ai fedelissimi l’ultima puntata, la 13^, della 6^ stagione di BCS, la serie televisiva statunitense ideata da Vince Gilligan e Peter Gould. È spin-off e prequel della serie Breaking Bad e infatti nel gran finale abbiamo incontrato di nuovo Bryan Cranston nei panni di Walter White. Ho già scritto sul blog di BCS e quindi non mi ripeto, ma adesso che è finita, mi chiedo per quale ragione essa sia la serie più bella di sempre. Naturalmente esprimo una semplice opinione personale perchè anche le serie tv, come tutte le cose umane, sono soggette ai gusti di ciascuno. Non è che chi predilige un cono al pistacchio sia uno stupido mentre uno che predilige la fragola o la crema o la stracciatella o il cioccolato sia uno scienziato esperto. Sono gusti, anche se stiamo parlando di cinema (perchè le serie tv sono film lunghissimi) e quindi il dibattito si svolge non tra comuni spettatori ma tra appassionati e specialisti di cinema.

Io non mi occupo di professione di cinema, per cui il mio giudizio vale più di uno che va poco al cinema ma molto meno di chi il cinema lo studia o lo frequenta per lavoro. Ho anche, su questo blog, fatto la classifica delle serie tv più belle che ho visto ma i gusti son gusti e non si può litigare tra chi ama il cioccolato e chi la fragola. Però, a conclusione di BCS, che sul piano cinematografico resterà una pietra miliare per la fotografia, la scenografia, la musica, il montaggio, insomma per tutti gli specialismi geniali che fanno del cinema un’opera collettiva, consentitemi di spiegare perchè per me BCS è la serie più bella di tutte quelle finora prodotte.

Immaginate se dai fumetti di Topolino si prendesse un personaggio secondario, per esempio Gastone, e lo si facesse diventare un protagonista mitico come Topolino e Paperino. E’ quello che hanno fatto Gilligan e Gould i quali hanno preso un avvocaticchio che era comparso in Breaking Bad e hanno raccontato la sua parabola, morte e rinascita. Dopo aver sviluppato la storia avvincente del chimico Walter White (Bryan Cranston) e del giovane allievo Jesse Pinkman (Aaron Paul), ci viene dunque narrata la storia di Jimmy McGill, fratello minore di Jack, un grande ed affermato avvocato che per un disturbo non può usare l’energia elettrica. Jimmy vive questo rapporto contraddittorio, ha tutte le qualità per diventare anche lui un brillante avvocato, cerca una sua strada ma non riesce a fare a meno di usare metodi ai limiti della legalità. Bob Odenkirk interpreta Jimmy, e viene affiancato dal suo amore, Kim (Rea Seehorn), oltre che dal fratello Chuck Mc Gill ( Michael McKean), da Mike Ehrmantraut (Jonathan Banks), Gus Fring (Giancarlo Esposito), Howard Hamlin (Patrick Fabian) e altri personaggi indimenticabili.

Jimmy Mc Gill cambierà varie vite, diventerà poi Saul Goodman (e infine Gene Takavic), ma il cambio nome non cambierà la sua natura. Perchè in ciascuno di noi goodmen (uomini buoni) ci sono rimpianti e rimorsi per quello che abbiamo fatto e che potevamo non fare. Tutti vorremo avere una macchina del tempo che ci consentisse di tornare indietro e cancellare i nostri sbagli, imboccare la porta giusta o non entrare in quella sbagliata. In un romanzo ho usato il termine “rimuginanti”. Insomma, BCS, attraverso le peripezie di Jimmy/Saul si interroga se a noi uomini di buona volontà è consentito cambiare, visto i bivi e gli incroci e le scelte (magari con una pistola puntata alla tempia) che siamo costretti a compiere nel corso di una vita spesso casuale e soggetta al disordine cosmico. Come nelle grandi storie (un uomo che deve tornare a casa dalla moglie e dal figlio; la conquista di una città e il tema della mortalità) anche in BCS si rimane in attesa per vedere come va a finire. Infatti la grandezza di Gould e Gilligan è la suspence, si prendono tutto il tempo che vogliono per creare la tensione come un elastico allargato pian piano sino alla rottura. Come Hitchcock e i grandi del cinema, sembra che non succeda niente, che ci siano tempi morti, e invece si accumulano gli elementi che all’improvviso faranno scoppiare la sorpresa.
La parabola di Jimmy McGill finisce quando Jimmy riesce a fare la cosa giusta e la più faticosa di tutte, si chiama redenzione, come ha fatto Kim, la donna che nella sua vita è stata fondamentale e che però è stata capace di fermarsi. La cosa giusta è mettere ordine ad una esistenza vissuta con troppe maschere anche se tutti gli altri ricorderanno quella dell’unico avvocato da chiamare quando si è nei guai.