Se Conte è progressista, io sono maoista

C’è da stupirsi che qualcuno si stupisca per come è caduto il governo Draghi. Cinquestelle, Lega e berlusconiani non hanno fatto nulla di imprevedibile, nulla che fosse in discontinuità con la loro natura o con le scelte del loro passato. Nessun passaggio delicato della storia repubblicana recente li aveva mai visti su posizioni responsabili. Eppure sono ormai 60 anni che mi indicano di volta in volta il Nemico da battere (la Destra): ricordo Scelba, Tambroni, Fanfani, Andreotti, Craxi, Berlusconi, Salvini. Tutti  questi dichiaravano, tranne Craxi, di essere di centro. Lo schema Pci prevedeva un blocco di forze (poi chiamato Unione) contro il Nemico Fascista che incombeva. Per cui, se lo schema è sempre questo, non sorprendono le contraddizioni in seno al popolo. Prendete il ministro Speranza (fa parte di Art. 1, sono  in 2, Bersani e Speranza). “Serve un centrosinistra nuovo che metta al centro il lavoro e la giustizia sociale, con una proposta che difenda sanità e scuola pubblica”. Subito, in 3 righe, si rivolge alle 2 categorie da cui vuole essere votato. Quanto al M5S, per Speranza “ha commesso un errore grave in Senato, ma per me – aggiunge – l’avversario rimane la destra. Appunto: chi è la destra? Ho già spiegato questa teoria dei “compagni che sbagliano” ( i grillini). Sarebbero compagni perchè una parte del popolo li vota, ma perchè allora la Dc, votata tantissimo dal popolo anch’essa, era l’avversario di classe? Misteri della lotta di classe.

La destra, dunque, secondo Speranza dovrebbe essere incarnata da Meloni e Salvini, solo che rimane impregiudicata la questione Draghi. E’ più a destra di Renzi o Calenda o più a sinistra? Speranza la pensa come Bersani che da sempre ama Conte e odia Draghi?

Punti di vista. Per me la destra in Italia è oggi il bipopulismo, un fenomeno che accomuna fascisti ed estrema sinistra comunista riciclata in ecologista. Ma io sono un lib-lab, mentre gli antifascisti oggi amano la pochette di Giuseppi amico di Trump e Putin, e stravedono per quelli che vogliono scegliere i rappresentanti non con le elezioni popolari ma con una votazione su una piattaforma privata (però il capo politico del tempo ha l’ultima parola). Intendiamoci bene dunque: se Giuseppi è di sinistra io mi considero un pericoloso maoista, se Dibba è il Che Guevara de noantri, io sono il figlio di Hi Chi Min.

Chissà il ministro Speranza come considererà l’Unione popolare con i 5 Stelle, nel nome dell’anti-draghismo, che De Magistris (un nome una garanzia) dopo il fallito sbarco in Calabria ha messo in piedi.

(matteo pucciarelli) Detestati da Carlo Calenda, oggetto di irrisione da parte di Matteo Renzi, adesso ripudiati anche da Enrico Letta e dal Pd. Al termine di questa legislatura i 5 Stelle, dopo aver assaggiato tutti i tipi di governo, si ritrovano isolati; fuori dal Parlamento però, adesso, un pezzo della galassia della sinistra radicale sogna la costruzione di una coalizione di alternativa ai due poli, guidata proprio dal M5S.

La direzione nazionale di Rifondazione comunista giusto ieri ha approvato un documento chiaro in questo senso. Il partito “mette a disposizione tutte le sue energie militanti per rendere possibile la costruzione di una coalizione di alternativa contro la guerra per un governo popolare con un programma sociale e ecologico, per la democrazia e l’attuazione della Costituzione”. Sul piano elettorale il Prc è ormai da anni ridotto allo ‘zero virgola’, le liste elettorali via via create in questi anni non hanno funzionato, sul territorio però gli rimane un minimo di organizzazione e militanza, un pezzetto di eredità del vecchio Pci. L’appello è rivolto “alle formazioni che si dicono di sinistra e ambientaliste e che si sono dichiarate all’opposizione del governo Draghi”, ovvero Sinistra Italiana e Verdi, che però stanno lavorando ad una lista comune alleata al Pd. “Lo stesso tema riguarda il Movimento 5 Stelle che si trova a un bivio dopo una legislatura che ha deluso le speranze di cambiamento e rottura che aveva rappresentato per milioni di persone”, si legge nel documento.

Oggi il Prc, assieme a Potere al Popolo, sta varando Unione popolare. Il richiamo – sin dal nome – è all’esperienza francese guidata da Jean-Luc Mélenchon, qui però il federatore è Luigi De Magistris, due volte sindaco di Napoli; un 5 Stelle ante litteram visto che nel 2009 venne eletto eurodeputato con la spinta e l’appoggio del blog di Beppe Grillo, prima che il M5S nascesse. De Magistris, parlando con Repubblica, ha confermato a sua volta l’interesse a intavolare un ragionamento con Giuseppe Conte e i suoi. L’obiettivo – per ora di concreto non c’è nulla, ma i tempi sono stretti – è appunto la coalizione: Unione popolare con i 5 Stelle, nel nome dell’anti-draghismo, “per un governo popolare per la pace, per la giustizia sociale e ambientale”