Aldo Grasso/ La crisi del governo e il rammarico di tanta leggerezza in tv

(Padiglione Italia, 17/7/22) In quel prezioso libro che è «La coscienza delle parole», Elias Canetti descrive come spesso le parole rimbalzino a vuoto le une sulle altre: «Non vi è illusione più grande della convinzione che il linguaggio sia un mezzo di comunicazione fra gli uomini». Nel giustificare la mancata fiducia al governo, la capogruppo del M5S al Senato Maria Domenica Castellone ha richiamato tre concetti: «Irresponsabili non siamo noi, irresponsabile è chi non dà risposte al Paese. La stabilità si costruisce su basi solide, sulle azioni che il Governo mette in campo. La dignità è quella che stiamo difendendo oggi di un Gruppo parlamentare e di una forza politica che si comporta da anni con lealtà ma subisce attacchi vergognosi».

È vero che le parole astratte si prestano facilmente all’arbitrio semantico, ma ci vuole un bel coraggio per questo travisamento. Se c’è un partito che, in un momento drammatico come quello che stiamo attraversando, provoca instabilità, si comporta da irresponsabile, questi è proprio il partito che fa capo al «signor dottor delle cause perse», la cui unica mira è vendicarsi del «Conticidio» che lo avrebbe defenestrato da Palazzo Chigi nel gennaio 2021.
Resterebbe la dignità: peccato che la dignità umana abbia la caratteristica di essere sempre assente quando la si invoca con sfrontatezza.

(A fil di rete)

Ci sono giornate, come quella di giovedì, che ti aggrappi al televisore sperando che non crolli anche lui. Nel tardo pomeriggio seguo la diretta di Enrico Mentana su La7 sperando che qualcuno mi spieghi come possa cadere un governo per un termovalorizzatore. Lo so, le cause sono più profonde, ma sono già state analizzate mille volte. Gli ospiti di Mentana ripetono inevitabilmente pensieri espressi più e più volte e io vorrei che qualcuno ribadisse quanto siano irreparabili i danni causati da un comico che non sapeva più come far ridere. Avevamo l’unica persona, Mario Draghi, provvista di credibilità mondiale e l’abbiamo fatta scappare per l’insipienza dei suoi interlocutori e degli azzeccagarbugli. Dalla diretta di Mentana esco con questo concetto: quanto più incomprensibili risultano le ragioni di una crisi, peggiori sono le conseguenze sulla reputazione dell’Italia.

Esco da Mentana ed entro da Maggioni su Rai1: l’ansia muove il telecomando alla ricerca di qualche risposta. Ci sono Marco Damilano, Mario Sechi, Claudio Cerasa, Luigi Contu e altri. Mi sembra di respirare un clima di compostezza, nella speranza che non spuntino i Travaglio, i De Masi, i Telese, tutti quelli che hanno tenuto bordone agli scappati di casa e ai putiniani nostrani. La direttrice Monica Maggioni mostra un frammento del tg russo in cui si spiega che il governo italiano è caduto perché la gente era in rivolta per l’aumento dei prezzi (colpa delle sanzioni). La situazione è drammatica, non si sa dove andremo a finire, e io mi chiedo se quei conduttori e quelle conduttrici che durante l’anno hanno dato così tanto spazio a quelli che, nel pieno di una pandemia, di una guerra e di un’architettura complessa come il Recovery Plan, hanno fatto cadere il governo, non provino ora un po’ di rammarico per tanta leggerezza (o per una qualche virgola di share in più), non si sentano travagliati da una tardiva resipiscenza.