Cantina sociale e zuccherificio/ Le tappe di una questione tra la commissione d’accesso, Mascaro e la demolizione

(Lametino, 26/1/22) Il 16 gennaio 2020 vengono ceduti quattro immobili comunali nell’ambito di una vendita all’asta per un valore complessivo di 1.333.173,02 euro. Tra essi l’ex cantina sociale, che però era rientrata nell’ambito del progetto “Sara”, la cui convenzione nello stesso 2020 fu firmata da Comune e Aterp, finanziato dal Governo con circa 35.404 milioni di euro per la riqualificazione e rigenerazione del quartiere Savutano insieme alle palazzine dell’Aterp. Nel piano di intervento risalente al 2012, oltre alla riqualificazione delle palazzine di proprietà dell’Aterp realizzate negli anni ’80 e in stato di abbandono, si faceva anche riferimento all’ex cantina sociale come “patrimonio immobiliare del Comune di Lamezia Terme dismessa da anni che insiste su un lotto di superficie pari a circa 7.882 metri quadrati, di cui 2.356 occupati dall’edificio. A fine gennaio 2022 le ruspe hanno demolito l’ex cantina.

(Quotidiano del Sud, 14/4/22) La messa in vendita all’asta dell’ex cantina sociale “Prunia” rientrante nel piano delle alienazioni della prima Giunta Mascaro nel 2015 (poi rimessa anche nei piani del 2016 e 2017) è stata messa a fuoco dalla commissione d’accesso antimafia nominata a giugno 2017 dall’allora prefetto Latella, la cui relazione (che conteneva anche la vicenda dell’ex cantina) fu propedeutica allo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose decretato a novembre del 2017.

Nonostante i “sospetti” della commissione d’accesso, la vendita all’asta è andata avanti fino all’aggiudicazione di gennaio 2020. L’iter per la vendita all’asta dell’ex cantina sociale scatta nella delibera di Giunta n. 300 del 21.07.2015 con all’oggetto la proposta di deliberazione per il Consiglio comunale.

Il primo piano delle alienazioni – anno 2015 – prevedeva al n. 24 la vendita dell’ex Cantina Sociale in quanto “immobile non utilizzato ed in stato di abbandono” per l’importo complessivo di euro 650.000. La perizia di stima eseguita in data 25.02.2016 dal geom. G. Mastroianni, determina un valore del compendio immobiliare di euro 1.223.312,46, che «appare abbastanza sottostimato – scriveva la commissione d’accesso – la percentuale di abbattimento applicata pari al 35% di prezzo base determinato che contrasta con il contenuto della prima relazione di sopralluogo del 26.9.2013 che lo dichiarava in stato di “abbandono”, non appare aderente allo stato di conservazione e di fatto dell’immobile. Per poter determinare l’incremento del valore di ricostruzione, a seguito di demolizione, è necessario conoscere – con certezza e prioritariamente – la destinazione urbanistica del terreno interessato dalla ricostruzione da parte dell’Amministrazione Comunale, considerata il notevole interesse ed importanza che l’area assume per il collegamento funzionale con la rete ferroviaria ed il vicino aeroporto internazionale di Lamezia Terme».

«Infatti, il tecnico stima solo il valore del suolo non tenendo minimamente conto del valore dei 3697 mq di superficie netta dell’immobile esistente ed applica al prezzo di mercato del suolo un abbattimento per un “coefficiente di vetustà” che non ha alcun senso per un suolo (lo avrebbe per la stima dell’immobile: il valore del suolo dipende solo dall’ubicazione e dalle possibilità edificatorie stabilite dallo strumento urbanistico, non certo dalla vetustà dell’immobile che insiste sullo stesso). Pertanto, senza conoscere i prezzi di mercato del luogo, e prendendo per buoni i valori di mercato stabiliti dal geometra, ma adottando una metodologia di stima corretta, un valore più plausibile potrebbe essere di euro 3.600.000,00». Alla fine, però, l’ex cantina è stata venduta per 1.230.010,00 euro.

Lamezia Terme, 16 novembre 2017 – Il sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro ha invito al ministro dell’Interno, Marco Minniti una memoria di 37 pagine. Sulla Cantina Sociale scrive:

Tra gli immobili inseriti nel piano di alienazioni e dismissioni vi era e vi è
anche l’ex Cantina Sociale di Sambiase della quale è stato richiesto specificatamente il carteggio.
La vicenda è molto semplice e lineare e può essere schematicamente
riassunta.
Il 26/09/2013 viene effettuato dagli uffici sopralluogo ricognitivo in ordine
alle condizioni dell’immobile che viene rinvenuto in condizioni
letteralmente pietose con necessità anche di opere ed interventi “per la
tutela e salvaguardia della pubblica incolumità mettendo in sicurezza
l’intero immobile” (v. verbale sopralluogo).
Successivamente, con deliberazione di G.C. n. 300 del 21/07/2015,
viene approvato il Piano delle Alienazioni e Valorizzazioni Immobiliari
per l’anno 2015 ai sensi dell’art. 58 della Legge 06/08/2008 n. 133. Tra
gli immobili, oggetto di previa ricognizione da parte del Settore
Patrimonio, vi è al n. 24 la Cantina Sociale di Località Prunia di
Sambiase indicato quale “immobile non utilizzato in stato di abbandono”
con valore presunto di euro 650.000,00.
Il Piano viene approvato con delibera di Consiglio Comunale n. 111 del
24/09/2015. Prima di procedere alla vendita del bene, viene eseguita dal Settore Patrimonio, e segnatamente dal Geom. Giuseppe Mastroianni,
relazione di stima e valutazione dell’ immobile in data 25/02/2016
con prezzo proposto di euro 1.223.312,46, pari circa al doppio del
valore presunto in precedenza indicato.
Nonostante 2 aste di vendita, il bene non viene ad essere acquistato.
Viene, poi, inserito nei beni da vendere mediante procedura telematica
ma anche in questo caso l’esito è stato infruttuoso ed il bene è rimasto
invenduto come lo è tuttora.
Come si può rilevare, per l’amministrazione diretta dal sottoscritto
vendere non vuol dire certo svendere né tantomeno effettuare favori o
regalie ma ricevere il giusto prezzo di mercato e ciò è testimoniato in
maniera indiscutibile dal prezzo di vendita di euro 1.223.312,46, pari
quasi al doppio del valore presunto indicato nell’atto approvato dal
Consiglio Comunale.

(Giorgio Curcio, Corriere della Calabria,2/6/22) La vicenda prosegue il 17 dicembre del 2021, data del rilascio del permesso a costruire (il n. 70) e che di fatto è consequenziale all’approvazione del progetto dell’1 aprile del 2020. Il progettista è l’ingegnere Pietro Gallo, consigliere comunale e capogruppo di Fratelli d’Italia. Il progetto è presentato dall’amministratore unico della “Società A.C. 1931 srl”, Armando Curto e  riguardava prima l’intervento di demolizione e ricostruzione della cantina, poi il parziale cambio di destinazione d’uso, seguendo la norma in vigore e che consentiva di non modificarla oltre il 50% dell’edificio, da opificio industriale a commerciale.  Con l’entrata in vigore della nuova legge regionale del 29 giugno 2020 è stata abrogata l’unica disposizione che consentiva, ai proprietari di edifici residenziali e non, di chiedere, insieme alla demolizione e ricostruzione, anche il cambio della destinazione d’uso. La dirigente del Comune di Lamezia Terme Alessandra Belvedere e il Rup Antonio Ruberto il 12 marzo 2021 con una nota comunale informavano la società delle nuove norme entrate in vigore chiarendo che il progetto iniziale non poteva più essere accolto, lasciando aperte due opzioni: il cambio della destinazione d’uso dell’immobile esistente oppure la demolizione e la ricostruzione dell’edificio senza però il cambio della destinazione d’uso. Intanto esiste una corrispondenza tra il Comune e la Regione Calabria (la dirigente del Dipartimento Infrastrutture) la cui risposta risale al 17 giugno 2021. Ad ogni modo i dirigenti del Comune di Lamezia esprimono la volontà di rilasciare il 29 ottobre 2021 il permesso richiesto per le demolizione della Cantina Sociale, basandosi soltanto su una “disciplina transitoria” quella cioè della legge regionale del 20 febbraio del 2012.

Quindi  “la demolizione viene autorizzata sulla base di un progetto dell’aprile del 2020, usufruendo di una norma abrogata a dicembre dello stesso anno e di un articolo di una legge regionale transitoria risalente addirittura al 2012”.

Per Italia Nostra (27/4/22) “preoccupa la leggerezza con la quale l’Amministrazione comunale sembra aver perseguito l’alienazione e successiva demolizione (ad opera del privato) dell’ex Cantina Sociale di Sambiase, considerata un simbolo della nostra storia cittadina e della storia contadina locale, segnata dall’occupazione delle terre sottratte al latifondo…

Pare, infatti, che pochi giorni prima della visita dell’area per la verifica da parte della Soprintendenza, ovvero lo scorso 6 febbraio 2022, già le ruspe erano all’opera per buttare giù ogni cosa. Così come pare anche che agli occhi degli ispettori sia apparso “stridente” l’atteggiamento dell’amministrazione comunale in causa, lacerata tra l’alienazione da un lato e la partecipazione al bando del Ministero dei Beni culturali dall’altro. Tra l’altro, come è noto, gli impianti industriali dismessi possono essere oggetto di vincolo solo se ne viene dimostrato il loro specifico ed attuale valore storico ed etnoantropologico. Nel caso della Cantina, forse, non ci si è battuti a sufficienza per richiedere dalla Sovrintendenza una adeguata tutela della storia locale e della lavorazione della terra e delle lavorazioni del vino.

Il complesso dell’ex Cantina di Sambiase, siamo convinti, scrive ancora Italia Nostra, rientrava nella casistica dei beni da sottoporre a tutela, ai sensi del Decreto legislativo n. 42/2004, secondo l’articolo 10, comma 1, che recita “Sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro, ivi compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico.” Così come siamo convinti che non vi è stato il perseguimento dell’interesse alla conservazione della memoria collettiva, vanificando la verifica dell’interesse culturale, come recita l’articolo 12 dello stesso decreto.

L’avv. Italo Reale, del Pd (22/4/22, il Lametino), entra nel merito dell’iter amministrativo che ha portato all’alienazione dell’immobile: “Il 17.12.2021 è stato firmato un permesso di demolizione e ricostruzione che comprende una notevole estensione con destinazione urbanistica commerciale. Questo in base alla cosiddetta “Legge Casa” della Regione Calabria, legge la cui dannosità ed incongruenza ha portato la Corte costituzionale, già una prima volta, ad annullarne la proroga. La stessa Corte, intervenendo nel merito, ha anche dichiarato incostituzionali alcune parti dell’ultimo aggiornamento della norma (che viene modificata con una frequenza impressionante) riscrivendo quindi un nuovo testo che è rappresentato dall’ultima versione epurata delle parti abrogate…Ora, la sentenza della Corte è del 23.11.2021 (pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 24.11.2021) il testo della legge vigente al momento del rilascio del permesso (17.12.2021) non prevedeva la possibilità di inserire tra le destinazioni d’uso, il commerciale. Tale interpretazione è confermata da una circolare della Regione e pretenderebbe un’immediata presa di coscienza del Comune per evitare che maturino responsabilità di natura civilistica per l’Ente (richieste di risarcimento da parte di Terzi che non siano gli assegnatari della vendita). Vorrei essere ancora più chiaro, se la confusione che nasce dalla pessima qualità della legislazione regionale e l’incertezza che ha provocato l’intervento della Corte Costituzionale giustificano l’errore nel rilascio dell’autorizzazione edilizia, la mancanza di volontà di correggerlo integra una responsabilità personale a tutti i livelli, per tecnici ed amministratori, soprattutto se hanno la capacità per comprendere ed agire di conseguenza. Mi aspetto, quindi, un esame obiettivo ed approfondito”.

(tiziana bagnato,laCnews, 14/6/2019) Sull’imponente ex zuccherificio di Sant’Eufemia, a Lamezia, è calato il sipario per cinquanta anni. Mezzo secolo in cui è diventato un gigante fantasma, ricoperto di eternit, che negli anni ha ospitato senzatetto e tossicodipendenti e in cui avvenne anche un omicidio. Pochi giorni fa l’inizio della bonifica dall’amianto e altri materiali pericolosi tramite una ditta specializzata con la sovrintendenza dell’Asp di Catanzaro. I lavori dovrebbero essere completati entro settembre. Un sospiro di sollievo per gli abitanti della zona che di tutto quell’amianto che polverizzato veniva portato in giro hanno sempre avuto timore, attribuendogli anche la presunta responsabilità dei tumori diffusi nella zona.

Dalla trasformazione in un albergo, alla creazione di un hub, fino a un parcheggio e a un museo. Tutte ipotesi che hanno fatto fatica a vedere l’inizio di una realizzazione o di un accordo. E nel frattempo sono trascorsi ben cinquanta anni.