Da Michele il guerrapiattista ai comunisti per Donato: è l’eterno ritorno del ridicolo

Dovendo riassumere in una frase l’inizio di tutto – l’inizio della fine della Prima Repubblica, l’inizio dell’infatuazione per i referendum elettorali come surrogato della rivoluzione, l’inizio di un modo delirante di costruire crociate sulle parole, ripetendole ossessivamente fino a dimenticarci persino del motivo per cui avevamo deciso d’indignarcene – io, come chiunque abbia qualche memoria degli anni novanta, direi senz’altro la famosissima dichiarazione pronunciata nel 1991 da Bettino Craxi a proposito del referendum sulla preferenza unica: «Italiani, andate al mare».

A riprova di come nella politica italiana tutto si ripeta infinite volte, tutte in forma di farsa – e questa è la tragedia – ieri la Lega ha presentato addirittura un’interrogazione parlamentare perché su Rai tre Luciana Littizzetto, in un monologo satirico, a proposito dei referendum sulla giustizia promossi dalla Lega insieme con i radicali, pensate un po’, ha detto di volersene andare al mare.

La giustizia, i referendum, la Lega, la sinistra, Raitre e pure il mare: ci sarebbe una collana intera di cerchi che si chiudono di cui parlare, ma non ce n’è il tempo, perché la ruota implacabile delle rinascite immaginata da certe filosofie orientali ha raggiunto ormai il parossismo proprio qui e ora.

Ed ecco dunque Michele Santoro, nella sua ultima reincarnazione da pacifista, o per meglio dire da guerrapiattista (geniale definizione che non ricordo più a chi ho rubato, ma chi ritenesse di avere titolo scriva pure alla redazione, sono sicuro che Rocca sarà felice di riconoscervi il dovuto), l’uomo che negli anni novanta su Raitre inventò il populismo televisivo di sinistra (diciamo così), che ora si schiera clamorosamente in difesa di Matteo Salvini e della sua surreale missione moscovita. «Adesso che ha cercato di fare qualcosa per andare incontro alla pace viene massacrato da tutti – dichiara sconsolato il padre di Samarcanda – mancano solo i bombardamenti della Nato su Salvini».

Ad averne la voglia e il tempo, anche su questa nuova fenomenale accoppiata si potrebbero scrivere volumi di sociologia politica e di sociologia della comunicazione, ma la grande ruota gira implacabile, e tocca tenere il passo.

Mentre il Santoro guerrapiattista abbraccia il Salvini pacifista, infatti, c’è già un altro pezzo di sinistra radicale pronto a buttarsi addirittura su Francesca Donato. Per chi si fosse distratto, una specie di Vito Petrocelli del Carroccio, con la differenza che è stata lei, l’europarlamentare no vax, no euro e sì Putin, a lasciare la Lega (del resto, dovessero espellere tutti i parlamentari con tali caratteristiche, ne rimarrebbero ben pochi nella Lega, e Salvini non sarebbe tra questi).

A sostegno della sua candidatura a sindaca di Palermo si è schierato Marco Rizzo, che dopo avere sostenuto il primo e anche il secondo governo Prodi, con il Partito dei comunisti italiani (scissione di Rifondazione comunista consumatasi proprio sulla questione dell’appoggio responsabile al governo di centrosinistra), si è da tempo reincarnato in leader comunista ortodosso, nel senso sovietico del termine. Ma la dichiarazione di sostegno più bella, per Donato, è venuta da un’altra luminosa icona della sinistra, l’ex pm antimafia Antonio Ingroia, uno che per rifondare la sinistra ha fondato e affondato già due o tre partiti (La mossa del cavallo, Rivoluzione civile, Azione civile…). Il padre dell’inchiesta sulla Trattativa Stato-Mafia ha infatti dichiarato di voler formare con l’ex leghista niente di meno che un «fronte costituzionale, popolare e democratico» per costruire «un’opposizione trasversale al sistema oggi rappresentato dal Governo Draghi».

Resta da capire dove sia rappresentato questo sistema, visto che in tv e sui giornali si vedono praticamente solo questo genere di rivoluzionari. Forse sarebbe stato meglio se gli italiani fossero andati al mare nel ’91 (e soprattutto nel ’93), lasciandoci una legge elettorale e un sistema politico certamente pieni di difetti, ma ben lontani da questa continua, interminabile, sfibrante trattativa Stato-Matti