Come si evolve il calcio moderno a cominciare dagli allenatori

Siamo abituati a vedere l’allenatore di calcio insieme con il suo staff, del quale fanno parte il vice, il preparatore atletico e il preparatore dei portieri. Questi 3 collaboratori da un pò di anni sono stati incrementati anche con il match analist (anche se spesso lo fa il vice), il quale fornisce al tecnico una serie di informazioni, sotto forma di video e dati statistici, sia sulla squadra avversaria che sulla propria e spesso durante le partite siede in tribuna per osservare dall’alto.

La tattica di gioco viene impostata dal mister con la collaborazione del match analist. Per esempio Mourihno alla Roma ha il cosentino Davide Gallo, laureato in informatica all’Unical. Per parlare solo di un dato ormai importante, e ora a disposizione anche degli spettatori, ci sono gli Expected Goals (xG) che cercano di rappresentare il potenziale offensivo prodotto da una squadra in una determinata partita o le occasioni da gol potenzialmente avute da un singolo giocatore. Il numero di xG (come vengono abbreviati) traduce i gol che ci si sarebbe aspettato che quella squadra o quel giocatore segnasse. Non c’è solo un modello di Expected Goals e il risultato ovviamente può variare a seconda dell’algoritmo che li calcola. Pur con alcuni limiti (quali ad es. il fatto che se un’azione pericolosa non si conclude con un tiro verso la porta il modello non la calcola, oppure il fatto che non si calcola quanti avversari fronteggiano il tiratore) ormai gli xG sono diventati importanti e le squadre tentano di migliorare il dato (più occasioni pericolose crei, maggiore è la probabilità di far goal).

Più difficile è misurare con dati e statistiche le prestazioni difensive di una squadra. Un tentativo è il PPDA che calcola nei primi 60 metri il numero di passaggi della squadra in possesso in rapporto agli interventi difensivi effettuati (tackle, intercetti). Più basso è il valore del rapporto maggiore risulterà essere l’intensità del pressing.

Attraverso le match analysis il calcio è cambiato tanto anche a livello europeo. Soprattutto nelle fasi a eliminazione diretta, la Champions League di oggi non è la Champions League di solo qualche anno fa. A imprimere un enorme cambiamento al gioco hanno contribuito soprattutto due squadre: il Manchester City di Pep Guardiola e il Liverpool di Jürgen Klopp. Entrambi hanno staff che ricomprendono anche ingegneri e fisici.
Sia Guardiola che Klopp, quando sono arrivati in Inghilterra, si sono trovati in difficoltà nell’applicare per filo e per segno il gioco che avrebbero voluto imporre da subito. Di certo hanno avuto bisogno di un certo numero di sessioni di mercato per portare in casa i giocatori che ritenevano più adatti. Ma al di là della costruzione della rosa, i due allenatori hanno dovuto fare i conti con le specificità del campionato inglese. In ogni partita di Premier League c’è sempre un momento in cui l’intensità che i giocatori mettono in campo diventa troppa e genera di per sé momenti caotici in cui la palla più che sul terreno resta sospesa in aria. Continui attacchi di una squadra e dell’altra e il campo sembra inclinarsi da una parte all’altra.
Guardiola e Klopp hanno dovuto modificare i propri sistemi appunto per dotarsi delle armi adatte alle fasi della partita in cui il controllo non ce l’ha davvero nessuno. Sono quelle fasi più convulse in cui i giocatori seguono la palla, le squadre si disuniscono ed è più facile subire una ripartenza. 
Di fronte a queste caratteristiche peculiari, Guardiola ha sviluppato l’idea dei falsi terzini per coprirsi di più centralmente, in caso di una perdita del possesso. La soluzione di Klopp – un 4-3-3 stretto in cui l’ampiezza è deputata interamente ai terzini su tutta l’estensione del campo – risponde allo stesso problema, pur essendo diversa da quella di Guardiola.

Questo è solo un esempio per corroborare l’idea che l’ibridazione del gioco spagnolo e tedesco con l’agonismo tipicamente britannico, avvenuta negli ultimi anni in Premier League, ha finito per rinforzare Manchester City e Liverpool forse oltre ogni previsione. Come un organismo che contrae una malattia e ne sviluppa gli anticorpi, diventando più forte di prima, queste due squadre ora stanno cambiando il calcio europeo, inglesizzandolo. Come risultato di questo processo, anche in Europa si è passati dalla necessità di equilibrio all’accettazione del caos.
Nel tempo in cui il calcio si sta inglesizzando lo staff dell’allenatore, come già è successo nel basket, si sta ampliando con l’ingresso di altre figure di specialisti. Jurgen Klopp, allenatore del Liverpool, ha un collaboratore (T. Gronnemark) che studia le rimesse laterali con le mani, così come aumentano gli specialisti dei calci d’angolo o dei calci di punizione. E’ facile prevedere che avremo gli specialisti del crossing game (se una squadra usa molto questo modo di attaccare) o dei big data (data analytics) in grado di misurare la prestazione di un giocatore a seconda del cluster in cui è inserito.

Il cluster è la funzione che ogni giocatore svolge, Antonio Gagliardi che è il massimo specialista italiano (lavora con Mancini in nazionale) ne ha individuati 13 sulla base di un suo aforisma che è il seguente: nel calcio moderno il ruolo non è più una posizione ma una funzione. Per esempio, nel contesto tecnico-tattico, è inutile parlare di esterni, centravanti, mezzali, in quanto il calcio si è evoluto tanto che i calciatori non sono più individuabili per la porzione di campo dove giocano. Il giocatore De Bruyne del Manchester City svolge una funzione, ma è difficile dire dove gioca, perchè lo trovi dappertutto. Finora ogni giocatore viene classificato ad occhio, in futuro, a seconda della sua funzione, si potranno calcolare in maniera più oggettiva le prestazioni (come succede nel basket dove le funzioni con le quali classificano gli atleti abbinate ai dati e statistiche hanno migliorato lo scouting). Tolti di mezzo i ruoli e parlando ora di cluster (funzioni), è chiaro che i ball stopper (difensori in marcatura) li schiera di più una squadra con minore qualità. In avanti a tutti occorre un target man (l’uomo boa offensiva), a centrocampo un buildup director (direttore della costruzione), in attacco un “change creator” (creatore di occasioni) e così via.
Ma tali funzioni non sono sempre presenti, il Liverpool non usa il change creator, Guardiola il buildup creator, l’Atalanta non aveva il “one-to-one explorer” (specialista dell’uno contro uno) e si è comprato Boga. Questo per dire come il calcio sia in continua evoluzione e sia molto più complesso degli sport come il basket dove si segna molto. Il Real di Ancelotti ha vinto l’ultima Champions sul Liverpool con un tiro in porta mentre il Liverpool ha tirato molto di più e il portiere Curtois è stato il migliore in campo. Da partite come queste gli antichi ne approfittano per dire che nel calcio i numeri non contano, che tutto è legato al caso, che tattiche, strategie, allenatori, contano poco rispetto alla qualità dei giocatori e al loro carattere.

Ma è chiaro che, pur essendo il caso e la fortuna componenti delle nostre vite, la fortuna va aiutata. E’ più facile fare un goal se tiri in porta 20 volte oppure una sola? Il cretino risponde: nel calcio non si sa. Io, invece, sono convinto quando vedo tirare in porta Bentancour (prima alla Juve ora al Totthenam) che le possibilità di fare un goal per lui sono bassissime. Lo dimostrano le statistiche. Certo, un giorno, prova e riprova (magari se si allena bene) un goal riuscirà a farlo, ma se fossi il suo allenatore, quando tira da lontano gli farei una multa, perchè è uno spreco, un azzardo. Come scelgono le squadre i rigoristi, ad occhio, o attraverso le statistiche? Ecco, il calcio, con staff sempre più pieni di specialisti, e con i big data che consentiranno di misurare ciascuna prestazione di ogni calciatore, compresi i suoi dati fisici, fra qualche anno sarà più evoluto. Qualcosa si muove sempre sotto traccia fino a quando non emerge. Un allenatore come Pioli che a 56 anni ha saputo studiare ed evolversi quest’anno ha vinto lo scudetto col Milan. Un allenatore come Allegri che non si è evoluto, dall’alto dei suoi 5 scudetti vinti con la Juve, è arrivato quarto. Sfortuna?

Un’ultima cosa. Staff più specializzati costano di più, ma è meglio pagare gli staff o un calciatore che, dati alla mano, rende molto meno di quel che ti costa? Evito di fare nomi ma alla Juve ce ne sono abbastanza. Poi ci sono i preparatori atletici. Il peggiore è Folletti, da 17 anni con Allegri. Basti pensare che la Juve non fornisce più dati sugli infortuni muscolari, visto che  sono troppi e che se prendi Allegri ti devi sorbire Folletti. I migliori sono Pintus (al Real con Ancelotti) e Bertelli (era con Pirlo).