Caro Luigi Strangis, sii verissimo

Caro Luigi, ti ho visto ieri a Verissimo e ti scrivo per esprimerti ciò che mi è passato in testa durante la tua intervista. Essendoci tra me e te la stessa differenza d’età che passa tra chi telefonava con i gettoni dalle cabine e chi non sa cosa fosse la Sip, le mie idee sono antiche e pertanto appartengono al pubblico dei nonni. La prima cosa che mi ha colpito ieri è che mentre Alex, l’ombroso tuo competitor, è arrivato vestito da giovane rockstar, a te insistono nel fornirti completi presi dal guardaroba di Elvis Presley. Le unghie smaltate e il ciuffo oltre alla immancabile chitarra rimandano ad una icona che manca dal 1977 e che solo quelli come me ricordano bene perchè lui incarnava l’America il rock e la libertà. Quando io andai all’università era il 1969 e il 45 giri con Suspicion minds girava nel mio giradischi.

Che senso ha tra-vestirsi da Elvis oggi, con pantaloni svasati rosso fuoco, non lo capisco anche se gli occhiali con la montatura bianca so che possano essere l’oggetto identificativo come è stato il basco di Dalla o gli occhiali a goccia di Venditti. Ma lasciando stare il look, è ciò che hai detto che mi ha colpito. Innanzitutto per la postura che già rispetto ai mesi passati dentro la casetta di Amici è parsa celentanesca (di tuo hai già il vezzo di toccarti il mento con le dita) e molto più sicura. Ma, a parte la postura più sfrontata, come hai parlato di Carola Puddu ( a Carola voglio bene e lei vuole bene a me, ma abbiamo preso due strade diverse… sarà quel che sarà…) mi è parso davvero, molto più dell’abbigliamento, studiato a tavolino dai discografici. Qualsiasi spettatore medio ha capito che non sei innamorato di Carola se ha visto Amici. Dire quindi come hai detto ieri che le vuoi bene ma adesso sei troppo preso dagli impegni e dal lavoro è una spiegazione di comodo fatta per non deludere quelli che vi vorrebbero insieme come Albe e Serena. La verità è che se uno è innamorato il lavoro e le distanze passano in secondo piano, così come ha detto ieri Sissi a proposito del suo legame col ballerino Dario.

Per cui, caro Luigi, quello che voglio darti in questa mia lettera a conclusione è il consiglio di non farti subito fagocitare per intero dai discografici. Una cosa è concordare ciò che devi cantare, altra cosa è imporre un look ingenuo e anche scontato (ogni rocker vorrebbe assomigliare a Elvis). Altra cosa è cominciare da subito a gestire la vita privata con frasi studiate a tavolino. Di Carola potresti dire sono innamorato oppure non lo sono, invece di lasciare il pubblico in dubbio per trascinare l’effetto gossip. Insomma, caro Luigi, ieri a Verissimo mi è venuto il dubbio di aver visto un Luigi non proprio vero. E siccome vorrei che tu avessi un successo duraturo e una carriera importante, applica quel che ha detto ieri il tuo collega Albe: io sono così, scanzonato, e devo apparire così. Tu devi apparire quel che sei davvero, non ci deve essere niente di studiato nel tuo apparire. In fondo i grandi non hanno imitato nessuno, si sono limitati sempre ad essere se stessi (in Italia guarda Vasco, che ama Elvis e non ha mai cercato di vestirsi come lui).