Furio Colombo, Gad Lerner, iTravaglio e la palude

FURIO COLOMBO “Come faccio a scrivergli accanto? Chi dei due è il falsario?”, scrive in una  lettera Furio Colombo, sottolineando di essersi trovato all’improvviso a scrivere sul ‘Fatto’, che ha contribuito a far nascere con Padellaro e Travaglio, accanto ad un collega (Orsini) “che non conoscevo e che non vorrei conoscere, caro a tutti coloro che pensano che l’America sia il vero pericolo dei popoli e delle democrazie, e che l’invio di armi ai resistenti invasi e assediati dal rischio imminente di distruzione totale sia un sacrilegio”.
GAD LERNER “Condivido gli stati d’animo di Furio Colombo e nella sostanza, al di là dei dettagli, condivido il suo punto di vista. Ne scriverò su ‘Il Fatto’ di domani con la consueta libertà che il giornale mi ha sempre garantito”. Gad Lerner anticipa all’Adnkronos il proprio punto di vista sulla lettera aperta di Furio Colombo al ‘Fatto’, nella quale prende le distanze da Alessandro Orsini sulla guerra Ucraina-Russia.

GIULIANO FERRARA Sui due dissidenti del “Fatto” ha scritto Giuliano Ferrara:
“Sacrificano il carattere alle doti intellettuali e cercano un posto tra gli apoti, quelli che non la bevono. Non è così strano che Colombo e Lerner scoprano solo adesso certe caratteristiche del giornale su cui scrivono da tempo”.
ALDO GRASSO Aldo Grasso ha scritto : “Da un po’ di tempo, ho deciso di non occuparmi delle trasmissioni che trasformano un problema serio come la guerra in circo mediatico, che alimentano la creduloneria. Finirei col fare il loro gioco. Gli «sfessati», per usare la felice definizione di Fedele Confalonieri, resteranno tali, continueranno a propalare le loro edificanti frottole con cui mascherano la realtà, incuranti di chi manifesta loro disdegno. E con loro i negazionisti, i propagandisti a libro paga, i professionisti della resa, i putiniani nostrani, i Travaglio (intesi come categoria)”.

Ecco, ci siamo, sono una categoria, chiamatela come volete, gli sfessati, itravaglio, i bipopulisti ora putiniani e/o trumpiani, e rappresentano una parte dell’opinione pubblica italiana. Da questa società è nato il grillismo. Il grillismo va battuto, invece ci vanno a braccetto senza averne capito natura, origine, effetti.

GIUSEPPI IN VERSIONE MELENCHON Ora alla disperata ricerca di spazio politico, l’avvocato Giuseppi (che non riesce neanche a esprimere dei candidati alle amministrative) punta a costruire una specie di Italie insoumise imitando il progetto di Jean-Luc Mélenchon, con la bella differenza che quest’ultimo è un politico con una solida storia alle spalle e l’avvocato no. Il leader della estrema sinistra francese sta infatti riuscendo a mettere insieme i vari isolotti della ex gauche mentre l’idea di Giuseppi non è destinata a fare molta strada, almeno per quel che riguarda le alleanze politiche. La sua idea di fondo, oltre al “pacifismo” dell’ultim’ora sarà poi quella di sfruttare qualunque segno di malcontento sociale – non ne mancano i presupposti – per rilanciare ad alzo zero tutto l’armamentario pro-sussidi, a partire da quel reddito di cittadinanza che, come ha scritto l’economista Veronica De Romanis, di fatto ha trasformato in via strutturale un sussidio in un reddito, visto che se «due occupabili su tre restano tali, la situazione non migliora».

BERSANI E SPERANZA Nonostante negli ultimi anni Pier Luigi Bersani abbia più volte steso tappeti rossi, è il caso di dire, al M5s di Giuseppi («Conte non è Roosevelt ma alla gente piace», settembre 2020), e per quanto in varie circostanze l’animus dei bersaniani sia sia rivelato molto più sovrapponibile a quello dei grillini che a quello dei dem (da ultimo sulla critica all’aumento delle spese militari e più in generale sulla linea marcatamente atlantista di Enrico Letta), malgrado tutto ciò la tattica del ministro Speranza è duplice: primo, non partecipare a questa specie di sabba satanico che Giuseppi sta conducendo intorno al governo Draghi; e, secondo, portare Articolo Uno quantomeno a un accordo elettorale a prova di bomba con il Pd perché questa appare la sola strada possibile per la rielezione di alcuni parlamentari del piccolo partito, altrimenti spacciato.

MARIANNE MOORE (1987-1972) Solo questa grande poetessa statunitense può spiegare con i suoi versi l’aspirazione dei progressisti di volersi alleare con la palude del populismo grillino. Basta leggere

POSSO, POTREI, DEVO

Se mi direte perché la palude
appare insuperabile,
allora vi dirò perché io credo
di poterla passare se ci provo.