Perchè a Vienna il termovalorizzatore e non a Roma?

(Repubblica) Caro Merlo, coraggioso, il sindaco di Roma ha deciso di dotare l’urbe di un termovalorizzatore, nonostante i cori del No a prescindere. I termovalorizzatori esistono ad Amsterdam, Amburgo, Copenaghen, Madrid, Parigi, Rotterdam e Stoccolma. Quello di Vienna-Spittelau, città molto rispettosa dell’ambiente, storicamente governata dai socialdemocratici e per dieci anni anche dai Verdi, è in centro e, alla fine degli anni Ottanta, fu ristrutturato dal celebre architetto F. Undertwasser che, pur essendo un ambientalista convinto, decise di collaborare con il Comune quando gli fu spiegato che dai rifiuti solidi urbani (RSU) si poteva produrre energia elettrica e termica. È scandaloso che la “monnezza” vada ad alimentare termovalorizzatori stranieri a oltre 1.000 chilometri, con un costo della Tari, per i romani, molto più onerosa di quella che pagano a Milano e a Brescia, da tempo dotate di termovalorizzatori all’avanguardia.
Walter Merzagora – Milano
Roma ha il disperato bisogno di credere nel mito romantico del momento fatale, quello raccontato da Stefan Zweig, quando l’individuo incontra l’occasione stellare, il destino, la storia. È il caso di Gualtieri e il termovalorizzatore? Lo vedremo già la settimana prossima quando l’Ama – ci ha raccontato Lorenzo d’Albergo – potrebbe comprare l’area di Santa Palomba se riuscisse a tenere a bada la speculazione. E, grazie ai poteri speciali che il governo ha dato al sindaco, potrebbe diventare virtuoso il dramma della monnezza che fa di Roma una delle città più sporche e puzzolenti del mondo. Il modello è sempre Genova dove la tragedia produsse un nuovo senso di appartenenza attorno a Marco Bucci, il sindaco di destra che piacque alla sinistra. È vero che sullo sfondo c’erano Renzo Piano e la Superbia di Genova, ma, un po’ miraggio e un po’ miracolo, attorno a quel sindaco si compattò tutta la città e si scoprirono classe dirigente la Chiesa, la Procura, la Regione, e persino le corporazioni. Come la Genova di allora, oggi Roma è una città dolente. La catastrofe, che dovrebbe dare forza allo spirito, non ha preso la forma violenta e improvvisa del crollo del ponte Morandi, ma quella del degrado lento e inesorabile che in 15 anni, da Alemanno a Virginia Raggi, ha steso sulla capitale d’Italia un manto di sugna. Forza Gualtieri.