Incenerire è di destra, la monnezza per strada di sinistra

Ci voleva qualcuno che finalmente le cantasse al Pd, a Roberto Gualtieri, a Enrico Letta, e a tutta questa finta sinistra che vuole costruire, oibò, un termovalorizzatore a Roma e produrre energia elettrica sottraendo a ratti e gabbiani (danno ambientale) tutto quel ben di Dio che tracima dai cassonetti. Roba da matti. Anzi da fasci. E infatti: “Incenerire è di destra”. Ecco. Diciamolo. E’ liberatorio. Ci voleva il coraggio della Cgil per assumere una posizione così importante. Ci voleva il compagno Natale Di Cola, il segretario della Cgil Lazio. Anche se ci permettiamo di ricordargli che non soltanto “incenerire è di destra”, come ha scritto lui giovedì su Facebook, ma che anche il culatello purtroppo è di destra (fermo restando che la mortadella per fortuna resta di sinistra).

Di Cola è cresciuto ascoltando Gaber, accidenti. Si vede. E dunque, compagni, non ci faremo provocare dai reazionari pronti a dire che se “incenerire è di destra” allora la monnezza per strada è di sinistra. No. Bisogna restare saldi. Bisogna resistere, altro che Ucraina. Non risponderemo a quelli col risolino facile, pronti a ripetere che se “incenerire è di destra” allora sono di sinistra i 200 salatissimi milioni di euro all’anno di tasse pagati dai romani per spedire al nord la monnezza tracimante. Né, infine, risponderemo alle basse insinuazioni della propaganda controrivoluzionaria. Non è affatto vero che la Cgil non vuole il termovalorizzatore a Roma perché sarà dato in gestione ad Acea (azienda coi bilanci in attivo) e non all’Ama (azienda fallita in mano al sindacato). Ecco. Resistere. Con l’aiuto dei grillini, che tanto bene hanno fatto alla capitale e all’Italia tutta.

La questione è molto seria. Virginia Raggi, benemerita, con i suoi compagni grillini, insomma con i sopravvissuti alla decimazione elettorale compiuta dai romani che li hanno ridotti da 28 che erano nel 2016 a 4 rieletti nel 2021 (ecco cos’è la vera Resistenza), ieri ha occupato l’Aula del consiglio comunale. Protesta ardimentosa, importante, non meno di quella della Cgil. Contro l’orrido termovalorizzatore di Gualtieri. C’è poco da ridere. Quello della Raggi, ieri, è stato forse l’ultimo, estremo, intrepido atto di generosità nei confronti della città splendidamente amministrata negli ultimi cinque anni. La Roma di Virginia… ah, che ricordi. L’idea di usare il rosmarino per coprire la puzza di pattumiera? Sontuosa.

E che dire della proposta d’impegnare mucche e pecorelle per tosare l’erba dei parchi comunali non dissimili a una giungla? Degna di Ernesto Nathan. “Porteremo la differenziata al 70 per cento in quattro anni”, diceva. E che la raccolta differenziata in realtà, in cinque anni di grillismo realizzato, sia poi precipitata al 43 per cento, beh, questo è un dettaglio. Aveva detto che la portava al 70? L’hanno sabotata, Virginia. Lo sanno tutti. Solo i fasci insistono su questa storia, quelli che giustamente oggi denuncia il compagno Di Cola. E infatti lei lo diceva: “Il vento sta cambiando”. Era il 2018. E per averne prova, bastava annusare l’aria dopo l’incendio delle tremila tonnellate di rifiuti andate in fumo con l’ultimo Tmb funzionante in via Salaria. Che profumi. La monnezza si incenerisce così, se sei davvero di sinistra. Bei tempi. E poi, accidenti, Raggi il problema l’aveva risolto. Sul serio. Aveva abolito la parola “spazzatura” dai documenti ufficiali del comune, invitando la popolazione a smetterla con le parole “monnezza” o “rifiuti”.

Altro che termovalorizzatore, ma scherziamo? Milano, Parma, Brescia, Bolzano, Stoccolma, Amburgo, Copenaghen, Oslo… tutti luoghi arretrati, graveolenti, termovalorizzati (e ovviamente di destra). Noi vogliamo l’Ama, e che sia allegramente sussidiata, felicemente fallita, allegramente scassata e soprattutto (a garanzia di continuità) rossa Cgil. “Compagni avanti / il gran partito noi siam del cassonetto caracollante”.