I privilegi degli staff della regione Calabria e la giungla degli stipendi dei presidi italiani

Una sentenza del 2017 del Tribunale di Catanzaro, confermata in appello nel dicembre 2020, sta producendo i suoi effetti solo adesso, dopo che se ne è interessata pure la Corte dei conti, a cui spetta il compito di verificare possibili danni erariali. Il Tribunale ha giudicato illegittime le indennità di struttura percepite dagli staff della Regione, in quanto non previste dalla contrattazione collettiva, e chiesto pure il recupero delle somme già corrisposte. Un problema enorme che riguarda le centinaia e centinaia di dipendenti che operano nelle strutture e il cui lavoro non è sottoposto a precisi orari di ufficio. Il guaio è che, di recente, gli uffici della Cittadella avrebbero pure ricevuto un parere dei revisori dei conti della Regione con il quale si consiglia lo stop alle indennità.

I soldi extra – che possono oscillare dai 500 ai 2mila euro al mese – sono sempre stati erogati come trattamenti accessori in virtù del surplus di prestazioni dei dipendenti inseriti nelle “speciali”. Ma, tranquilli, nonostante Tribunali e  Corte dei Conti i dipendenti hanno un’arma atomica in mano per non perdere nulla: il blocco delle principali attività amministrative della Regione. 

Solo che quel che succede in una Regione, dove le strutture speciali al servizio degli Assessori per infischiarsene di sentenze dei Tribunali hanno l’arma di ricatto, il blocco dell’attività amministrativa, non può avvenire nelle scuole italiane dove gli stipendi dei dirigenti sono differenti a seconda della regione dove risiedono.

Oggi c’è una forte disparità tra le diverse regioni italiane per quanto riguarda la media pro capite della retribuzione variabile ed accessoria dei presidi. La regione più “ricca”, il Friuli Venezia Giulia, percepisce 4.252,92 euro annui in più della media nazionale, la regione più “povera”, la Campania, percepisce 2.373,58 euro in meno; tra le due regioni c’è una differenza di 6.626,50 euro annui, cioè 509,73 euro al mese. Quindi un dirigente campano rispetto al suo collega del Friuli viene pagato 509 euro in meno al mese. Vi sembra una cosa legittima per due che fanno lo stesso lavoro? Come tutti sanno da decenni, i Dirigenti Scolastici non hanno nessuna “colpa” per questa disparità, la colpa è…dei sindacati e dell’Aran!

Ma non basta, se poi andiamo a vedere le posizioni individuali e analizziamo la situazione delle diverse regioni in base alle “fasce di complessità” in cui sono organizzate le scuole regione per regione, osserveremo che, per fare un solo esempio, due dirigenti di Liguria e Friuli prendono due stipendi molto diversi. Esaminando la sola retribuzione di posizione/parte variabile, perché è questa la voce che entra nello stipendio mensile,  un Dirigente di prima fascia della Liguria percepisce 8.912,53 euro annui in più rispetto al collega del Friuli Venezia Giulia; questo vuol dire che nello stipendio mensile del primo entrano 685,58 euro in più rispetto al collega dell’altra regione. Sono entrambi dirigenti, con scuole in prima fascia (perché la posizione variabile e il risultato dipendono dalla fascia in cui è collocata la scuola), ma tra loro corre una differenza di stipendio rilevante. Quasi 700 euro al mese.

Tale notevole disparità non interessa nessuno, nè ai sindacati, nè al governo, nè agli stessi diretti interessati altrimenti avrebbero da molti anni investito la magistratura e denunciato sui media una disparità economica ingiustificabile. Le “gabbie salariali” dei dirigenti scolastici insomma non interessano proprio a nessuno. Ecco lo Stato di diritto dove sulla carta i cittadini sono eguali ma ci sono quelli che possono difendere dei privilegi e altri che devono subìre ingiustizie macroscopiche  pur risultando iscritti a sindacati potenti e autorevoli.