Il gioco di prestigio del Fatto su Grillo

Una carezza in un pugno. Per il Fatto quotidiano gestire l’affaire Beppe Grillo, indagato per traffico di influenzee per aver preso 240 mila euro dall’armatore Vincenzo Onorato per pubblicare qualche marchetta sul suo blog e mettere a disposizione il suo potere politico (in quest’ultimo caso si tratta dell’accusa, da dimostrare, della procura).

Però si sa come si ragiona dalle parti di Travaglio, è inutile aspettare il giudizio penale della magistratura perché il fatto c’è: Grillo quei soldi li ha presi, per sponsorizzare gli interessi di un imprenditore. E questo non sta bene. E pertanto Travaglio affida la critica dell’amico Beppe a un mastino della giudiziaria come Marco Lillo. E l’attacco parte forte: “Indifendibile”, anche se subito dopo s’ammoscia: “Non penalmente ma politicamente”. Poi si riattizza, paragonando il fondatore del M5s all’odiato Matteo: “Come ha fatto a mettersi nelle condizioni di esser assimilato, con i dovuti distinguo, a Matteo Renzi?”. I dovuti distinguo sono il fatto che Renzi il contratto con Onorato non l’ha firmato, mentre Grillo sì.

In ogni caso, dopo dure critiche (“quei soldi sporcano la sua battaglia”), Marco Lillo spiega le vere ragioni dell’“errore” di Grillo facendo un gioco di prestigio. Perché ha intascato quei soldi? “Una spiegazione possibile la danno i numeri: la Beppegrillo srl vanta ricavi per 240 mila euro nel 2019 e 230 mila euro nel 2018. Senza i soldi di Onorato probabilmente avrebbe faticato”. Il “probabilmente” è un eufemismo, visto che i 120 mila euro annui dell’armatore rappresentano  la metà dei ricavi. Non a caso l’anno dopo, senza quel contratto, la società di Grillo è in rosso. Ma ecco che entra in scena il prestigiatore:  “Grillo potrebbe aver scelto di accettare l’offerta di Onorato più per ragioni di prestigio che di soldi”, scrive il Fatto: per lui “sarebbe stata dura ammettere che il sito faticava a mantenersi”. E così a causa dell’“orgoglio”, spiega il mago Lillo, siccome gli servivano i soldi Grillo si è fatto dare dei soldi, ma non per soldi: per “prestigio”. Sim sala bim.