Scuola/ Perchè tutti dovrebbero vedere IN & OF ITSELF

Su Disney plus un film di 90 minuti documenta lo spettacolo che l’one man show californiano Derek DelGaudio ha replicato centinaia di volte. Uno spettacolo di magia, illusionismo e mentalismo con uno storytelling chiaro ed affascinante per dare la dimostrazione, visiva prima che intellettuale, che ciascuno di noi è soltanto una parte di quello che gli altri vedono ma anche è quello che gli altri non vedono e non sanno.

Il performer DelGaudio racconta la sua vita (o è solo una storia) mettendo al centro quello che io da preside avevo messo al centro della organizzazione didattica.

Ero partito, e lo fa anche lui, dalla parabola dei sei ciechi e dell’elefante. Ciascuno dei 6 ciechi tocca una parte dell’animale e dice quello che immagina che sia, uno pensa che le gambe siano dei tronchi di albero, un altro prende le orecchie per ventagli, un altro ancora pensa che la proboscide sia un serpente a sonagli… Insomma, nessuno toccando una parte riesce a capire di cosa si tratti, se le informazioni o le parti non si sommano non si arriva a capire la realtà. Nella scuola essendoci le materie succede la stessa cosa. Nessun docente riesce a capire Pasquale perchè ciascuno gli affibbia una etichetta. Per il prof di italiano è “intelligente”, per quello di matematica “lento”, e per gli altri sarà simpatico, indisponente, ironico e così via. Ma insomma, chi è Pasquale e perchè mai 11 docenti, ciascuno dal rispettivo punto di osservazione, non riescono a concordare un ritratto comune? Soltanto se ci si convince della “parzialità” del proprio binocolo-materia, si può completare l’osservazione “comune” mettendo assieme i pezzetti del puzzle. Convincere i proff non è facile nè agevole perchè è un’operazione culturale prodigiosa. Si scontra, per affermare la collegialità, con il naturale individualismo. Ma non è finita qua, perchè tutto questo è ciò che si vede a scuola, poi resta il non visto, quello che Pasquale è fuori dalla scuola. E allora del non visto arrivano a scuola dicerie, testimonianze, confessioni, indiscrezioni. In tanti anni come professore e poi dirigente non ho mai avuto a disposizione uno spettacolo come questo di Derek che dimostra la mia tesi: ognuno di noi, ogni studente-Pasquale, è un mondo che non si può rinchiudere in una sola etichetta. Prima che cominci lo spettacolo in teatro, gli spettatori si ritrovano davanti un muro dove sono appese tante cartoline. I AM (io sono), c’è scritto su ciascuna di esse, e così ognuno ne sceglie una. C’è chi sceglie un nome di fantasia (sono un elfo, un fantasma, un mago…) oppure un aggettivo o sostantivo vero (un medico, uno ostinato, un organizzatore…). Lo spettacolo comincia dopo che ciascuno ha scelto come “identificarsi”, e Derek DelGaudio dimostrerà che ciascuno di noi si vede in un certo modo, gli altri ci vedono in un altro, e che la somma di questi modi di “descriverci” non identificano ciò che siamo davvero. Perchè ciò che è complesso, un uomo, sarebbe troppo bello e facile che fosse identificato con una semplice etichetta. Eppure, ogni giorno, a scuola e nella vita normale, solo questo sappiamo fare. E molti sono convinti che basta uno sguardo. Ogni uomo non è un libro aperto ma uno scrigno, pieno di segreti. Il mondo che percepiamo come qualcosa che sta “là fuori” di fatto non è che una ricostruzione della realtà che avviene dentro la nostra testa. Capire questo non è facile, io ero convinto di dover rendere consapevoli gli insegnanti. Ma se uno non ha capito neppure dove mettono zucchero e sale nei supermercati, è dura.