Vi spiego cos’è il “cringe”. Orsomarzo, Giuseppi e Succession

(1/1/2022) Nel 2010 o giù di lì tutti i presidi calabresi fummo riuniti in una sala in provincia di Cosenza e, a sorpresa, ci toccò ascoltare un politico che si chiama Fausto Orsomarso, ancora sulla breccia perchè finanche Occhiuto lo ha voluto nella sua squadra (così ho capito tutto. Di Occhiuto). Non sapevo chi fosse ma la sua performance oratoria, tesa ad accreditarsi come manager davanti ad un uditorio che lui presumeva fosse “alto”, di gente di cultura, resta, ai miei occhi, la più grande dimostrazione di “cringe”  a cui posso far riferimento personale. Cos’è il cringe e perchè è un concetto essenziale per capire la società, a cominciare da personaggi come Orsomarso o Occhiuto, un altro cringe che non sa di esserlo? Ci sono personaggi ridicoli, astuti, disprezzabili, e poi ci sono i “cringe“.

In “Striscia la notizia” o “Paperissima” il mio ex collega preside Antonio Ricci lo (di)mostra da decenni il cringe. Sono quei filmati di persone che tentano un numero difficilissimo, un’impresa impossibile. Per esempio vogliono con una bicicletta saltare su varie auto affiancate e invece finiscono malamente a terra per cui il malcapitato è finito in ospedale se non è deceduto sul posto. Cringe significa “imbarazzante” ma l’aggettivo non dice tutto, tant’è vero che ci sono siti dedicati pieni di situazioni che formano un repertorio dell’umanità imbarazzante. Col cringe lo spettatore non prova solo imbarazzo, ma si vergogna per il malcapitato, piange e ride per lui, è una situazione in cui la tenerezza si mischia con la rabbia, lo sdegno con il compatimento. Non farò nomi di lametini, politici e non, che sono degni rappresentanti del cringe, mi limiterò a qualche riferimento nazionale e internazionale.

” Davanti a noi sta un uomo inquietante, che ha accettato di presiedere 2 governi senza batter ciglio, annegando la politica in un pantano di potere senza idee” (Biagio De Giovanni)

Il rappresentante più autorevole del cringe italiano è Giuseppi Conte, un uomo che soltanto “Superbone” Travaglio & i suoi simili hanno tentato di spacciare per statista (capite l’impresa impossibile?). Diventato premier per caso, per lo scherzo combinatogli da Beppe Grillo, l’avvocato ha finito di credere che con la tinta e il ciuffo, Casalino la pochette e le dirette a reti unificate sulla pandemia, fosse in grado di fare politica. L’imbarazzo deriva in me dal fatto che laQualunque in Italia se ospitato in tv con costanza può diventar popolare da esser sommerso dalla folla se esce per strada. C’è da anni in “Uomini e donne” di Maria De Filippi un barbuto napoletano di nome Armando che spopola ed è popolare più di Giuseppi, solo che lui non intende governare un popolo in pandemia, ma solo uscire con donne piacenti con la scusa di trovare l’amore della sua vita.

Renzi (o Travaglio) non sono cringe perchè sono due “Superbi” come un personaggio (Superbone) dei fumetti degli anni sessanta. Il furbettismo è la strategia che li accomuna finendo per renderli simili. La superbia è il loro peccato, si credono superiori a tutti noi, e come succede sempre ai superbi finisce che i sottomessi si coalizzino tra loro e li sdangano di brutto. Renzi in politica a Giuseppi non lo vede proprio perchè Superbone prende in giro il cringe, il quale pensa ora di poter governare i 5Stelle (o quel che resta) così come pensava di poter confrontarsi con la  Merkel o Macron, oppure di poter tenere a bada Salvini nel governo giallo-verde (infatti non toccò palla).

In questo momento nessuna serie tv fonde realtà e finzione meglio di Succession, il prodotto di punta di Hbo la cui terza stagione si è appena conclusa. Scritta da Jesse Armstrong, la serie racconta le vicende di una famiglia – i Roy – a capo di uno dei più grandi gruppi mediatici del mondo, dietro cui chiunque può vederci agevolmente i Murdoch. Come nel caso dei Murdoch l’impero è globale, c’è un figlio di primo letto praticamente estraneo al business (nella serie è Connor, un anarco-capitalista tutto scemo) e tre figli di secondo letto chiamati a contendersi il business del padre (cit. daniele rielli). Tolto “l’idiota” Connor, i tre figli papabili per la successione hanno tutti problemi apparentemente insormontabili: il maggiore, Kendall,  è appunto il simbolo del  cringe, ovvero lo stato d’animo che evoca colui che non coglie la sua inadeguatezza o si produce in comportamenti che non hanno alcun senso in un determinato contesto, come mosso da un segreto desiderio di auto-umiliazione. Il secondo figlio è Roman, probabilmente è il più intelligente dei tre dal punto di vista del business, è però anche quello che un tempo si sarebbe definito “un degenerato”: onanista compulsivo, è molto attratto dalle donne più anziane con cui lavora e per nulla da quelle più giovani che frequenta. Non va meglio con Shiv, la figlia femmina,  la quale pensa di essere molto più intelligente di quello che realmente è, ha un marito-trofeo che tradisce e tratta come uno schiavo castrato. Rispetto ai fratelli manca anche di capacità di analisi perché è accecata da un moralismo woke che le impedisce di vedere la realtà delle cose.

Ecco, mentre Shiv è Travaglio e Roman assomiglia a Renzi, il fratello Kendall (il grande attore che lo interpreta si chiama Jeremy Strong) se lo guardate vi fa capire cos’è il cringe. Vi ho spiegato Giuseppi Conte ma potrei continuare con tanti altri politici, attori, imprenditori, cioè tutta la gente non consapevole della propria inadeguatezza. Pertanto fanno figuracce che ti fanno vergognare al posto loro. Insomma, la prima regola che ciascuno di noi dovrebbe darsi è il “conosci i tuoi limiti”, perchè siamo circondati sempre di più da gente illimitata capace e vogliosa di far di tutto. Gente che pensa di poter fare il premier o il sindaco, l’attore o il calciatore, il manager o la seduttrice senza prima essersi guardato allo specchio. Guardarsi allo specchio è saper ridere di sè, ri-conoscere bene la propria inadeguatezza perchè, semplicemente, non tutti possiamo fare tutto in questo mondo dove sembra che la cosa più importante sia apparire.

Quelli del “mò vi faccio vedere io” sono imbarazzanti. Come  parlare davanti a centinaia di presidi calabresi che dopo averti ascoltato in silenzio (perchè sono educati) per ben 15 minuti, cominciano a tossire nervosamente fino a quando, al 20° minuto, non sei costretto a salutare tutti con la coda tra le gambe perchè le convulsioni in sala e i raschiamenti di gola coprono ogni tua parola. Veramente cringe. Lo stesso Orsomarso pochi giorni fa si presenta a Lorica e gira un video per esaltare il miracolo della riapertura degli impianti di risalita per gli appassionati di sci, e il giorno dopo chiudono tutto perchè non hanno battuto le piste. Non sono figuracce, come quelle che facciamo tutti cadendo su una buccia di banana, spero di avervi approfondito il concetto di CRINGE, che appartiene a vanitosi/ presuntuosi, gente incapace che proprio non ha i piedi per terra.