Accapigliarsi sul film di Sorrentino, scrive Adriano Sofri, “significa essere ancora capaci di appassionarsi e congratularsi di un artista che, come dev’essere, fa gridare gli uni al capolavoro e gli altri all’impostura. Poi, porca miseria, viene un altro pensiero: che questo gran daffare somigli al chiasso attorno al vaccino. Io sto dalla parte (sono un tipo partigiano) di Sorrentino e del vaccino, con un solo dubbio che riguarda l’ironia e il rischio della sua carenza. All’inizio del film, quando san Gennaro invita zia Patrizia a chinarsi per baciare il capo del munaciello e ne approfitta per afferrare il magnifico culo di lei, ho pensato: ah, è questa la mano di Dio. Chissà se era così“.
Io che amo da sempre Sorrentino penso che in questo momento politico ci sarebbe bisogno della mano di Dio, ma non di quella mano che nelle cene eleganti si allungava sulle olgettine. Si dice che i 5Stelle in questi giorni si passino la suoneria di “Meno male che Silvio c’è”.
Siccome a Paolo Sorrentino piace documentarsi (ecco perchè è vicino al primo Fellini e non all’ultimo) in questi giorni potrebbe attingere dalla cronaca (peccato non ci sia più un D’Avanzo che lo avvicinò al mondo di Andreotti) per preparare il nuovo Todo Modo (di Elio Petri, 1976) sulle manovre per il prossimo Presidente della Repubblica. Non ama forse il grottesco il nostro Paolo? Io non ricordo un’altra elezione così incerta e decisiva, così manovrata e oscura. Solo un grande film potrà un giorno restituirci quel che sta succedendo in queste ore nelle segrete stanze.
Comincio dalla fine, il dopo conferenza di Draghi. Ecco, vedete? si sono affrettati a scrivere quasi tutti, Draghi ha fatto capire che ci tiene a diventare Presidente. Incredibile. Uno che nell’Italia 2021 dice: “sono un nonno al servizio delle istituzioni” è un Ambizioso, ” ha mancato di tatto” scrivono i bersaniani (in tutta Italia 3 persone, Bersani, Speranza e Scotto) che per il Quirinale puntano “all’unità dei giallo trattino rossi” (Auguri e figli maschi). Molti si aspettavano che facesse come Cincinnato perchè i partiti, anche quelli di “io mammata e tu” vogliono contare, cantare e monetizzare (col Pnrr è tutto lì). Solo l’editoriale sul Financial di Draghi e Macron sulla revisione del Patto di stabilità basterebbe per far capire a questi nanetti quale ruolo l’Italia ha conquistato in Europa.
A pensarci bene, ha scritto Francesco Cundari, c’è una perfetta corrispondenza tra il rituale che precede l’elezione e il suo svolgimento. Un unico sistema di pesi e contrappesi regola entrambi i momenti, mettendo anche il più forte dei leader alla mercé dell’ultimo dei peones, scorticando preventivamente l’orgoglio di chiunque osi coltivare quella smisurata ambizione, attraverso il «supplizio cinese», come lo definì Giovanni Leone, delle votazioni mandate ripetutamente a vuoto da avversari interni ed esterni, visibili e invisibili.
Non so come andrà a finire, tempo fa ho detto a Tommaso Ciriaco di temere che la maggioranza si liberi di Draghi mandandolo sul Colle, anche se a me tale soluzione non piace affatto: dovrebbe restare premier in questa e nell’altra legislatura per spendere bene ed interamente il Pnrr. Ma in qualunque modo finisca questo rituale che metterà Draghi sullo stesso piano di laQualunque, di qualsiasi parlamentare, di 101 o 150 o 57 franchi tiratori che inviano messaggi trasversali (1°= non si deve votare subito; 2°= se volete il mio voto cosa ho in cambio?), questo supplizio cinese non potranno descrivercelo in tutti i dettagli Tommy Ciriaco, la Vitale, o Fabrizio Roncone e Verderami.
Solo Sorrentino potrà farci vedere un giorno il supplizio così come ne Il Divo ha saputo dipingere l’era andreottiana di cui leggevamo le cronache senza però immaginare volti, corpi, smorfie, tic, suoni.
Finanche uno come me così attento per tutta una vita a salire sulle spalle dei giganti adesso che c’è Draghi (e dovrei starmene tranquillo) temo che questi pigmei, da Letta alla Meloni, siano capaci di portare il Caimano in vetta, l’unico che a ciascuno dei peones li può pagare profumatamente come ha fatto con le olgettine.
Quanto a Letta temo che intenda applicare la teoria del doppio colpo in canna, ovvero replicare il copione del 2007 (fine del governo Prodi 2). Vuole andare a votare, così, se vince, vince; se perde avrà l’opposizione più numerosa e tutti gli eletti democrat saranno suoi fedelissimi. Questi pigmei, pur di svincolarsi dal carisma di Draghi, sono capaci di tutto, ecco il mio timore. I capaci di tutto -ricordatelo- coincidono sempre con gli incapaci di tutto. Art. 34 Cost. (materiale) Gli incapaci e immeritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi e degli onori. “Dopo il berlusconismo e il populismo, l’Italia è entrata in una fase di stallo politico in cui destra e sinistra appaiono concetti nebulosi e le coalizioni sono finte come i trucchi del cinema. L’elettore medio sceglie di astenersi. Ora però i partiti potrebbero ridefinire la loro linea facendo capire chi sta davvero con il riformismo del premier e chi no. E poi, su questo, chiedere il voto ai cittadini”, ha scritto Mario Lavia. Mattia Feltri ci invita a pensare a cosa succederebbe se Draghi lo si ritenesse inutile sia per il Colle che per Chigi. Preparate l’elmetto