Semantica, come parla un democrat calabrese

Prendiamo un politico calabrese, Nicola Irto, già presidente del consiglio regionale, attuale capogruppo del Pd nella medesima assise, e vediamo cosa dice a Danilo Monteleone e Ugo Floro nella trasmissione” 20.20″(L’altro Corriere Tv). Lo psicologo William James una volta disse: “La persona che conosce una frase di dodici parole sa molte più cose di dodici persone che conoscono solo una delle parole che compongono quella frase”.  Irto è quello che dice la frase di 12 parole e ciascuno di noi conosce una sola parola. La disciplina che si occupa di studiare il significato delle parole e la loro combinazione per comporre il significato di un enunciato è la semantica, quindi a noi tocca fare la semantica per capire ciò che intende comunicarci Irto. Gli enunciati che ha espresso sono i seguenti:

A) Sul Pnrr, il riscatto della Calabria non è più una questione solo nazionale.

B) L’autonomia differenziata? E’ «una furbizia per dire che siamo più bravi a correre rispetto al mezzogiorno».

C)«Noi al contrario  abbiamo bisogno di una narrazione diversa rispetto a quella attuale. Capisco Occhiuto che vuole provare a cambiare da solo, ma un’operazione così complessa e ampia necessita della collaborazione di tutti».

D) «C’è bisogno di ridisegnare la sanità calabrese attuale. La decima azienda, perché questo è, nel merito pone prospettive interessanti ma serve un sistema ridisegnato».

E)«Servirebbe il bastone e la carota, colpire dove ci sono stati gli sprechi e fornire gli aiuti ai medici e ai paramedici che hanno combattuto con poche risorse».

F)«Serve soprattutto una grande discussione pubblica chiamando i sindacati, le amministrazioni comunali, per riformare la sanità».

G) «La decima azienda sanitaria, un’azienda “di mezzo” per centralizzare acquisti e concorsi è una buona cosa, ma non c’è un ridisegno e una ricollocazione della medicina territoriale».

H) «Farsi nominare commissario non è un risultato, semmai uno strumento per farci arrivare a dei risultati».

I) «Sul Pnrr dobbiamo lavorare tutti insieme affinché non ci siano infiltrazioni della ‘ndrangheta. Occorre avere progettisti e controllori, burocrati capaci e nuovi che si mettano a lavoro per la Regione, grandi città e Comuni avendo capacità di trasparenza e di controllo.

L) «Se Occhiuto sulle grandi questioni cercherà il dialogo, ci saremo. Noi però siamo alternativi, alternativi a questa maggioranza, alternativi a questo centrodestra a trazione leghista».

M) Il pd deve far tornare una comunità eletta alla guida del partito, riprendere il dialogo e le discussioni interrotte con la società calabrese. È un periodo di ricostruzione».

N) «Sacal è il fallimento del centrodestra. La scelta del management attuale è un fallimento del centrodestra. Le ripercussioni sono evidenti, a cominciare dall’operazione di vendita che conosciamo, senza neanche un piano industriale forte e di ripresa».

Un linguaggio non è il pensiero ma un modo di esprimere il pensiero. Quelli di Irto sono tutti enunciati (in neretto ho messo le parole chiave) dai quali nessuno può arguire se siano veri o falsi. Il linguaggio politico è infatti un linguaggio settoriale che si avvale sempre  di elaborate strategie e tattiche, finalizzate a conseguire quello che i latini definivano il fidem facere et animos impellere, cioè convincere razionalmente e persuadere emotivamente. Vi sembra che da questi enunciati d’ordine emessi verso i cittadini-destinatari possano derivare convinzione  e persuasione? Possano attivare e/o riconfermare quei legami fiduciari con l’uditorio, con cui ogni politico deve fare i conti ogni giorno?

C’è anche la domanda finale che è questa: è possibile che il nostro modo di parlare influisca anche sul nostro modo di percepire e rapportarci con il mondo che ci circonda? Certo che sì, si definisce “ipotesi della relatività linguistica” (Whorf e Sapire). Detto in termini più semplici, è proprio questo linguaggio con i suoi codici che denota il modo in cui il pd calabrese si rapporta ai problemi dei calabresi.