Pm: individuato il possibile colpevole troviamo i fatti

Nel 1992 tutto ebbe inizio con Mani Pulite dalla quale sono derivati sia il giustizialismo che il populismo, incarnati e intrecciati nel 2018 nel binomio 5Stelle/il Fatto. La sinistra avendo sperato che per via giudiziaria si potesse liberare di Berlusconi senza colpo ferire è divenuta il partito dei magistrati, come se non bastasse che solo nel nostro sistema costituzionale ogni magistrato è soggetto soltanto alla legge (una indipendenza che non ha eguali al mondo).

In America un magistrato scemo non può decidere quello che gli viene in mente, deve prima avere la bontà di trovarsi un “precedente” in giurisprudenza. In Italia no, ogni scemo se è un magistrato decide a modo suo, infischiandosene della giurisprudenza (sennò che scemo sarebbe?) tanto poi c’è l’appello e la Cassazione.

Eppure è stato proprio Tonino Di Pietro a spiegare lo schema dei pm “pericolosi” con un’evidenza che ogni giorno di più (29 anni non vi sembrano sufficienti?) diventa straordinaria. Di Pietro ha detto che ci sono pm che correttamente partono dalla notizia di reato e cercano i colpevoli, cioè partono dai fatti avvenuti (la democrazia liberale garantisce le libertà individuali). E poi ci sono i pm (da De Magistris ai giorni nostri) che rovesciano lo schema e partono dalle persone. Individuato il “presunto colpevole” (Davigo: non vi sono innocenti ma colpevoli non ancora scoperti) lo indagano attraverso intercettazioni, pedinamenti e indagini per vedere se possono trovare a suo carico indizi o prove di condotte illecite.

E’ una sorta di pesca a strascico che di solito (ma non sempre, c’è una eccezione di cui parlerò) ormai si serve di una sola rete: le intercettazioni. Ora le intercettazioni sono quanto di più opinabile possa esserci, ciascuno di noi al telefono se trascrivessero le nostre parole in libertà potrebbe essere accusato di volere la morte di qualcuno. Innanzitutto bisogna vedere chi trascrive perchè il gioco del telefono senza fili lo abbiamo fatto tutti.

Il caso di Enzo Tortora poi dimostra che bastarono soltanto le dichiarazioni di Pandico e Barra. Tortora non fu pedinato, nè controllato. Non ci furono intercettazioni telefoniche e neppure ispezioni bancarie. Eppure fu etichettato come cinico mercante di morte e tutti i pm che lo condannarono hanno fatto carriera. Perchè? Perchè se parti dal colpevole e poi cerchi eventuali malefatte per incastrarlo, bastano poche frasette sussurrate dai pm ai media per costruire il mostro o lo scandalo. La conseguenza è che il pm diviene celebre (è la sua mission), le minchiate che fa diventano oro colato e quello che succede dopo non conta, il danno è fatto, il colpevole senza processo si è trovato, l’opinione pubblica è stata manipolata. Quando il dentifricio esce dal tubetto, non puoi rimetterlo dentro, ecco la logica giustizialista.

Il meccanismo che è pienamente operante da decenni e che Palamara ha recentemente spiegato ai tontoloni vale anche per la Juve o per i partiti, non solo per singoli individui. Lo schema funziona alla grande perchè incontra subito il favore degli “avversari” o “nemici” che dir si voglia. La magistratura in versione giustiziere della notte piace e i magistrati lo sanno. Ognuno di noi si augura “che esista un giudice a Berlino”, cioè un giudice che faccia del male ai nostri nemici, a quelli che odiamo. Con qualsiasi mezzo.