Scuola/ Le “partecipazioni”

Ormai i “quotidiani di informazione” sul web si sono trasformati in social. I social documentano quello che faccio minuto per minuto, per esempio mangio e metto la foto del piatto. Al contrario l’informazione, il giornale, dovrebbe fornire notizie. A me alcune notizie locali  provocano l’orticaria, sono quelle che i romani commenterebbero con la tipica espressione che comincia con Sti…

La classe A è andata al cinema; la classe B è andata a pulire un giardino; la classe C ha visitato il museo.

E, ditemi, quale significato dovremmo trarre, noi ignoti e pazienti lettori, da queste informazioni che ci vengono gentilmente ma assiduamente fornite? E non parlo solo dei convegni, delle premiazioni, delle cerimonie che si svolgono dentro le scuole. No, c’è, se possibile, un genere di notizie ancora più inutile, pleonastico, e che i siti pubblicano per riempire spazio.

Sono le cd Partecipazioni: la scuola X ha partecipato al concorso Tal dei Tali. Embè? Quale valore pubblico ha questo tipo di informazione? Tutto quello che facciamo costituisce la nostra immagine? Mah, forse è più importante quello che evitiamo di fare, soprattutto se sono cose brutte. 

In altre parole, potrei capire (ma sempre propaganda live è) di esser informato che l’alunno Tizio è stato premiato, ma che m’interessa se ha partecipato ad un seminario?  In altre parole ti prendi la briga di informarmi che tre studenti si sono spostati da Lamezia (o da qualsiasi posto)  per andare in un’altra città.

Ma se tutti dessero queste notizie non avremmo spazio e tempo per niente altro: L’impiegato dell’assicurazioni X è stato mandato ad un corso di aggiornamento a Milano; il dentista X comunica che un suo assistente è stato al Meeting dei centri implantologici;   il contadino Y della Cooperativa vinicola è andato alla fiera agricola di Verona; l’impresa edile X comunica che due operai hanno partecipato ad un corso di primo soccorso… Non la finiremmo mai se ciascuna ditta, impresa, associazione ci volesse informare di quello che fa ogni santo giorno. Lo vuoi fare? E fallo, ma senza che ce lo comunichi.

Questa manìa che i social già soddisfano appieno (la mia vita illustrata minuto per minuto) è invece incentivata (per accumulare materiale da pubblicare) dai siti web a cui le scuole “comunicano” incessantemente tutto quello che fanno, convinte, chissà perchè, che il lettore dovrebbe leggere e poi commentare soddisfatto: caspita, ohibò, accipicchia, ammazza. Mai vanagloria fu così sprecata, ammesso che sappiano cosa sia la vanagloria (da non confondere con la gloria). Non lodarti, diceva un aforisma, che chi si loda s’imbroda. Laus in ore proprio vilescit.

Trattandosi di scuole c’è un tema sul quale dovrebbero riflettere insieme con gli studenti: la ricerca del pubblico. E’ una ricerca che se la fanno anche gli adulti, o gli educatori, non fa altro che coincidere con quella che fanno i ragazzi. Avete presente gli atti di bullismo, le mega risse e gli stupri che hanno per protagonisti i giovani? La prima cosa che fanno è usare il cellulare perchè le azioni siano viste. Ciò che fai non esiste se non è visto, è questa spirale che va spazzata via.  

 ” L’essenziale è invisibile agli occhi”, ripeté il piccolo principe, per ricordarselo. ” E’ il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”.

(Karl Kraus) Non sempre è il caso di fare nomi. Non che qualcuno abbia fatto qualcosa deve essere detto, ma che è stato possibile fare quella cosa