Davvero la valutazione degli insegnanti sarebbe inutile?

Tutte le domande (e le risposte) sulla inutilità della valutazione degli insegnanti le ho trovate riassunte in un solo articolo: Professione insegnante (Salvo Amato 1 nov 21).

Le esaminiamo una per una (in neretto le mie considerazioni) :

Prima di vedere se il lavoro di insegnante sia valutabile sarebbe opportuno chiedersi: perchè valutare? A cosa dovrebbe servire? Premesso che la carriera dell’insegnante sia legata esclusivamente ad un fatto di anzianità, una valutazione che non sia legata ad una progressione di carriera (che per gli insegnanti non esiste) non ha senso.

Infatti, la valutazione dovrebbe essere legata ad una carriera dei docenti.

Abbiamo appena abolito il bonus merito nel 2020, una misura che stanziava 120 milioni di euro l’anno … Alla fine in molte scuole il bonus merito ha finito per pagare i docenti per quelle funzioni per le quali non c’erano fondi di istituto. Quindi tutt’altro che merito…

Il bonus premiale ha innescato guerre tra poveri al punto tale che le graduatorie di attribuzione del bonus premiale spesso sono state addirittura coperte da inconsistenti norme sulla privacy. Praticamente vengono premiati i docenti migliori ma la scuola preferisce non far sapere chi sono. Un paradosso. Di solito se sono premiato ci tengo a farlo sapere.

Il bonus (con annessi criteri stabiliti dalle singole scuole) si è trasformato ben presto da uno strumento che nelle intenzioni doveva premiare la qualità ad uno che in pratica ha premiato la quantità. Il bonus non c’entra con la valutazione perché è un premio, e ogni premio presuppone dei criteri. Ma i criteri possono essere molteplici. Un esempio calcistico spiega il tutto. Se due squadre si sfidano c’è un modo semplice per stabilire chi vince, il risultato finale sulla base dei goal segnati. Oppure si potrebbe premiare il possesso palla, l’indice di pericolosità, le azioni goal, il numero dei tiri in porta ecc…i criteri possono essere molteplici.

E veniamo all’Invalsi. E’ a seguito dei risultati di una valutazione inutile come le Invalsi che spesso arrivano le bastonate ai docenti. Se gli studenti vanno male è colpa dei docenti, se invece vanno bene è merito degli studenti.

Invalsi, dunque, come mezzo indiretto per valutare l’operato dell’insegnante. E non importa se sono uguali su tutto il territorio nazionale e non tengono conto delle differenti situazioni in cui si opera a scuola.

L’uniformità dei test Invalsi è in completa antitesi con la programmazione didattica personalizzata. Da un lato si chiede all’insegnante di organizzare un programma didattico cucito su misura di ogni studente, dall’altro si valuta questi ultimi tutti con lo stesso strumento e con gli stessi parametri. Se aggiungiamo le complicazioni legate alle classi pollaio, il quadro si completa.

I test oggettivi sono usati in tutto il mondo e servono ad uno scopo ben preciso, basti pensare a quelli usati per prendere la patente o l’Ecdl. Ci sono nozioni essenziali e contenuti minimi che tutti gli studenti di una certa età debbono apprendere non importa in quale regione abitino. I docenti contestano i test oggettivi perché sul piano dei contenuti viene tolta loro la possibilità di insegnare quello che loro ritengono essenziale. Questa definizione è invece opportuna che sia stabilita dal governo centrale.

La valutazione dell’insegnante, quindi, nella mente di qualcuno, era un modo per motivare l’insegnante a fare meglio. Ma mi sorge una domanda spontanea: non è che forse un insegnante è demotivato per via dello stipendio da fame che percepisce? Non è che forse un insegnante che entra in aula pieno di preoccupazioni su come pagare una bolletta, come pagare le tasse, come adeguarsi al costo della vita sempre crescente, perde quella serenità per lavorare al meglio? E che dire di quegli insegnanti, decine di migliaia, che lavorano lontano da casa? Sono nelle migliori condizioni operative? L’insegnante non è una macchina ma una persona che messa nelle migliori condizioni raggiunge i migliori obiettivi.

Ecco la questione salariale. Ma dare lo stesso stipendio a persone che offrono prestazioni diverse è ingiusto e illogico soprattutto se il monte stipendiale complessivo è ridotto.  Valutare significa introdurre una carriera per i docenti con aumenti differenziati. Significa mandare un segnale decisivo ed importante: il sistema fa fare una carriera più veloce ai più bravi con maggiori soddisfazioni economiche. Ecco perché ci sarebbero gli incentivi anche economici per darsi da fare e non seguire la corrente come oggi facendo il meno possibile dato che nessuno riconosce l’impegno e le capacità individuali.

Cosa si dovrebbe valutare per stabilire se l’insegnante Salvo è più bravo dell’insegnante Giovanni? Quale sarebbe la metrica? Come si stabiliscono i criteri rispettando l’art. 33 della costituzione che sancisce la libertà di insegnamento?

Ma solo in Italia esiste la libertà di insegnamento? In Olanda, Spagna, Inghilterra, Francia, Grecia, in tutti i paesi dove la valutazione esiste, non sanno cosa sia e solo noi abbiamo scoperto l’acqua calda?

Leggendo alcuni criteri ne saltano all’occhio parecchi che fanno sorridere. Perché più si cerca di essere obiettivi, più ci si rende conto che ci si allontanerà dallo stabilire chi è bravo e chi meno.

Ogni docente saprebbe indicare nella propria scuola il collega bravo, capace ma questa indicazione non è possibile intrappolarla in una griglia di valutazione. Nel momento in cui stabilisci una griglia di valutazione, perdi di vista alcuni valori importanti non altrimenti valutabili dal punto di vista docimologico.

E allora a cosa servirebbero titoli come conoscenza di una lingua straniera, specializzazioni varie, master, corsi di perfezionamento, insomma una montagna di carte che non dimostrano che il docente Salvo sia più bravo di Giovanni. E neanche criteri come l’assiduità nella presenza a scuola anche in situazione di malattia o la preparazione di grandi progetti di ogni genere potranno stabilire oggettivamente qualcosa in merito alla bravura.

Vogliamo affidare la valutazione agli alunni e ai genitori? Potrebbe essere un criterio accettabile. Molti docenti non ne avrebbero paura. Ma avete mai visto un medico valutato da un paziente? O un poliziotto valutato da un cittadino? Il tipo di valutazione che l’utenza può dare è sempre parziale, valuta ciò che arriva alla persona. Basterà essere più clementi e larghi di manica nelle valutazioni per raccogliere complimenti.

Ecco il discorso sui Criteri per stabilire la bravura di un insegnante. Siccome i criteri in astratto potrebbero essere molteplici si conclude che “troppi criteri – nessun criterio”. Nella realtà la valutazione non serve, in nessun paese del mondo dove esiste, per stabilire chi sia il più bravo degli insegnanti. Altra cosa è la medaglia Fields, un premio conferito dal Congresso Internazionale dei Matematici ogni 4 anni per chi ha ottenuto “eccezionali risultati in matematica. Oppure il premio al miglior insegnante del mondo, che nell’anno scorso è stato il 32enne indiano Ranjitsinh Disale: maestro dal 2009 della Zilla Parishad Primary School, nei villaggi di Paritewadi, Solapur in Maharashtra (India). Disale ha ricevuto il premio di un milione di dollari per aver ha trasformato le possibilità di vita delle ragazze. Ma una cosa sono i premi, altra la valutazione che deve differenziare gli insegnanti in scatti di carriera per evitare che tutti, nessuno escluso, portino avanti una carriera centrata soltanto sull’anzianità, con la finzione che siano tutti bravi allo stesso modo, tutti diligenti, tutti efficaci allo stesso modo.

Cosa c’entra poi un poliziotto valutato da un cittadino? Il poliziotto è valutato dal suo capo, è inserito in una precisa struttura gerarchica e disciplina. Che c’entra il medico, che non cura i malati come vuole lui ma seguendo precise procedure e protocolli, ed è soggetto al giuramento di Ippocrate? L’utenza che viene a contatto con poliziotti e medici è garantita proprio da quello che non si vuole stabilire con legge per gli insegnanti: quello che gli inglesi chiamano “standard professionale”, che definisce compiti, conoscenze e competenze degli insegnanti ad ogni tappa della loro carriera. Non bastano le genericità comprese nella “funzione docente” del CCNL, occorre, come avviene in tutti i paesi, che siano stabiliti esattamente l’orario di lavoro e la performance degli insegnanti, cioè tutto quello che un insegnante deve saper fare in classe e fuori.

Appurato che una valutazione oggettiva non sia possibile ma soprattutto che essa non potrà mai avere alcuna finalità visto che non consente di fare carriera, possiamo arrivare alla conclusione che non c’è bisogno di valutare l’insegnante. Lo si valuti prima di entrare in ruolo, durante l’anno di prova, si stabilisca se sia o meno in grado di svolgere il delicato lavoro di occuparsi dell’istruzione degli studenti che gli vengono affidati.

L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento…Art. 33 Costituzione Italiana

Se l’insegnamento è libero, nessuno può dirci se insegniamo meglio o peggio di un altro.

C’ un modo solo per non valutare gli insegnanti. Valutare le scuole. E’ quello che fanno in Finlandia  e nei paesi nordici, dove fanno una selezione rigorosa degli insegnanti da occupare. Colà non si sognerebbero mai di far entrare chiunque e poi stabilizzarli con sanatorie successive. In Olanda poi l’autonomia scolastica è forte per cui sono le scuole stesse a reclutare gli insegnanti.