Addio Paolo Caglioti

Lamezia era appena nata ma gli anni settanta non furono affatto anni belli. Il 12 dicembre 1969 cominciò la strategia della tensione e l’epoca stragista. Nel 1974 da noi ci fu il punto di svolta, l’omicidio di Adelchi Argada, al culmine di una stagione dove l’antifascismo sembrava potesse essere solo militante. Anche a Lamezia capimmo cosa significa vedere scorrere il sangue. Poi nel 1976, sino al 1993, cominciò nel partito socialista l’epoca di Craxi per cui i comunisti e gli extraparlamentari fecero di Ghino di Tacco il loro nemico. Ma non si poteva fare di tutta l’erba un fascio perchè socialisti erano persone perbene come Paolo Caglioti, appena scomparso, il quale non poteva essere uno che stava dall’altra parte. Lo conobbi in una delle migliaia di assemblee che allora si facevano, conoscevo pure gli altri suoi familiari, e quindi grazie a lui a Lamezia capimmo che se non potevamo sopportare Craxi ( che solo nel 1993 tolse il disturbo) aveva però un partito dove dalla sua nascita militavano operai, gente umile, lavoratori, galantuomini come Paolo. Con gli anni, in ogni occasione in cui ci ritrovavamo sapevamo di pensarla allo stesso modo, per cui la stima è stata reciproca e il tempo ha aumentato l’affetto.

Oggi che guardiamo a quella stagione senza, almeno da parte mia, alcun rimpianto e nostalgia, devo dire che Paolo, come persona, mi ha dato una grande lezione politica. Non solo lui, naturalmente, ma a Lamezia è stato uno di quei socialisti che ci hanno fatto capire quanti guasti fa l’ideologia e l’essere manichei. Oggi che molti di noi hanno finalmente capito cosa significhi e come sia difficile essere un riformista, senza avere nessuna velleità anticapitalista, il ricordo di Paolo è vivo perchè ragionando insieme ci siamo voluti bene in tempi difficili e faziosi, di cui ho cercato di delineare le contraddizioni.