Come Macron per chi non si vaccina

Lo Stato può obbligarci a fare il vaccino?
Il presidente fracese Macron ha trovato la soluzione: obbligati i sanitari e tutti gli altri per accedere in bar, ristoranti, aerei, treni, ecc. devono esibire il pass. Semplice no? Infatti continua la corsa sfrenata dei francesi al vaccino. Secondo quanto scrive LCI, sono circa 2 milioni le prenotazioni fatte dall’altro ieri sera

Cosa prevede la Costituzione
Partendo dall’alto, la nostra Costituzione consente al legislatore di prevedere un obbligo vaccinale, se ciò è ragionevole allo stato attuale delle condizioni epidemiologiche e delle acquisizioni, sempre in evoluzione, della ricerca medica. L’art. 32, infatti, tutela la salute non solo come diritto fondamentale del singolo ma altresì come interesse della collettività e permette di imporre un trattamento sanitario se diretto «non solo a migliorare o a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche a preservare lo stato di salute degli altri» (così la Corte costituzionale, nella importante sentenza n. 5 del 2018).

Premesso che la categoria minoritaria dei No-vax non li convince nessun scienziato, forse solo la Madonna se comparisse loro un bel giorno, al di là di questa categoria tanti altri non vogliono farsi il vaccino per moltissime e diverse ragioni.

Alcuni per disinformazione, altri per eccesso di informazioni, o per presunzione, anticonformismo o anche perchè sono “seguaci”. Facciamo il caso di uno/a che nella vita è abituato a seguire sempre le indicazioni del padre o del fratello o di un santone. I seguaci stanno a sentire solo i loro punti di riferimento, ma, ripeto, sono altro rispetto ai no-vax. Detto ciò, vediamo quali potrebbero essere le categorie obbligate, fermo restando che in Italia ogni giudice è soggetto alla legge e quindi troveresti di sicuro un giudice in qualche posto che sentenzierà secondo la sua testa che NO, liberi di non vaccinarsi.

Le categorie “obbligate”
A queste condizioni, riteniamo possa essere disposto, beninteso dal Parlamento e con legge, una sorta di obbligo rispetto a un trattamento sanitario in grado di contribuire a debellare la pandemia. Ma come potrebbe declinarsi un simile obbligo? Certo, non immaginiamo scenari di altri tempi e altri luoghi, con le forze dell’ordine che, casa per casa, somministrino coattivamente il vaccino.

Ci pare invece concepibile un sistema di imposizioni per alcune categorie e di oneri e incentivi per tutti gli altri, che inducano i cittadini a vaccinarsi. Dunque, tenuto conto di quali sono le attività più pericolose per la diffusione del virus, soprattutto alle categorie più fragili, nonché di quali sono quelle indispensabili per la vita quotidiana, possiamo tentare di formulare qualche ipotesi che non ci sembra priva di razionalità e che dunque potrebbe essere adottata da un legislatore che, come ricordava Michele Ainis qualche giorno fa su Repubblica, decida di decidere.

La profilassi potrebbe essere requisito indispensabile per l’esercizio della professione medica o infermieristica e per chiunque lavori nelle residenze per anziani, per l’inevitabile contatto dei sanitari con persone affette da altre patologie o in là con gli anni.

Così come non vediamo difficoltà a prevedere un obbligo di vaccinazione per il corpo docente e non docente delle scuole, per i rappresentanti delle forze dell’ordine e per tutti i soggetti che per lavoro hanno un contatto frequente e diretto con un numero elevato di persone, soprattutto se fanno parte della pubblica amministrazione. Chi non esercita queste professioni non sarebbe così soggetto ad alcuna imposizione.

Tuttavia, alcune attività pericolose per la trasmissione del virus sarebbero riservate solo a chi è vaccinato. Ci riferiamo, ad esempio, a tutte quelle in cui è altamente probabile la compresenza di molte persone in un unico luogo. Dagli stadi, ai cinema, ai teatri, per passare ai campi sportivi, ai bar, ai locali, ai ristoranti, fino ai mezzi di trasporto. Tutti questi luoghi di divertimento potrebbe riprendere gradualmente vita, se a frequentarli fossero solo persone con Green pass (rilasciato per 2 vaccini fatti e non, come oggi, per il tampone fatto il giorno prima) come si fa con gli spostamenti con aerei.

I diritti fondamentali
Dunque, non vediamo ostacoli a una esclusione di chi, per scelta e non per necessità, decide di non vaccinarsi, almeno sino a quando il virus continui a essere una minaccia per la salute pubblica. Anche rispetto all’esercizio di diritti fondamentali come l’istruzione e la religione, qualora la scienza affermasse a chiare lettere che scuole e chiese sono luoghi di possibile estensione del contagio, permanendo la situazione di emergenza odierna, non suonerebbe impossibile alle nostre orecchie consentire l’ingresso in aula o nei luoghi di culto solo a chi si sottopone al vaccino. E ciò proprio per consentire a chi è più fragile e non può essere vaccinato di esercitare proprio quei diritti fondamentali.

Lo ammettiamo: ci sembra già di ascoltare le obiezioni di chi lamenta che così un onere rischia di trascolorare in un obbligo.
A costoro, tuttavia, si può rispondere che la logica degli oneri descritti sopra non è quella di essere punitivi nei confronti di chi non adempie, in ossequio a una ideologia o a una religione, bensì quella di garantire tutela nei confronti di chi è più debole, per età, salute o perché non può essere vaccinato. Una declinazione di quella solidarietà sociale che è tra le non poche, e preziose, vene aurifere di cui è innervata la nostra Costituzione. (citazioni da “Perché la profilassi potrebbe essere resa obbligatoria, o quasi”
di Carlo Melzi d’Eril e Giulio Enea Vigevani -dic 2020, IlSole24 ore-)