Federer, Buffon, Rossi la stagionalità dell’esperienza umana

In “Vite- L’arte del possibile” su Sky ho seguito una intervista di De Bellis ad Alessandro Baricco. Ad un certo punto gli sono state chieste due cose, se sia nostalgico del calcio di una volta e come consideri la longevità di certi campioni. Baricco (25/1/1958, Torino), che seguo da molto tempo, risponde che il calcio di oggi (fa l’esempio di Psg- Bayern) è Bottura, mentre il calcio di una volta è pane e salame. Il panino è buonissimo, ma chi non gode per un pasto da Bottura (il grande chef stellato) non è nostalgico, è fermo. La stessa risposta ha dato parlando dei grandi campioni che continuano a giocare pur avendo superato i 40 anni. Da Totti a Buffon, da Valentino Rossi a Federer, abbiamo questi highlander che hanno spostato il momento del ritiro dall’attività agonistica.

Dal momento che da molti anni non sopporto la retorica insulsa dei media che esaltano questi campioni, sino a far diventare il giorno dell’addio un dramma collettivo simile ad un lutto da elaborare, le parole di Baricco per me sono state manna dal cielo. Egli ha detto che occorre saper cogliere la stagionalità dell’esperienza umana, saper chiudere una fase ed aprirne un’altra, per cui questi fuoriclasse hanno un problema di adattamento ad una vita nuova.

Insomma, anche se amo Federer, Rossi e Buffon, se fossi loro amico gli consiglierei di passare oltre, di non trascinare la carriera. Non è più per loro questione di soldi, è solo il non sapersi vedere in un altro ruolo. I tifosi e la stampa invece di spingerli al ritiro chiedono loro di continuare (ecco perchè Spalletti è il cattivo e il buono Totti come in una recente serie tv), ma lo fanno assecondando la pancia e la solita immarcescibile retorica sull’eroe. Il fatto è che questi campioni vivono per l’applauso dei tifosi e non riescono a farne a meno per cui tentano disperatamente di rinviare il momento in cui non sentiranno più i cori osannanti. Tutti noi abbiamo bisogno per vivere di ricevere conferme dagli altri (come sei bravo!) ma per alcuni tali conferme diventano l’unica condizione per vivere. Invece c’è il tempo in cui corri e quello in cui cammini col bastone