“Giuseppi” Conte, il peggio del peggio di 3 repubbliche

Di uomini politici odiosi/antipatici ne abbiamo avuti e ne avremo, ognuno ha i suoi gusti personali. Adesso vi spiego per quali motivi e alla mia età Giuseppe Conte lo considero il peggiore che io abbia conosciuto sulla scena politica italiana. Addirittura peggiore di Fanfani e Andreotti, Berlusconi e Craxi, Bossi, Salvini e Meloni.

Il motivo principale è che tutti quelli appena citati sono apparsi per quello che erano mentre Conte è falso e porta sempre una maschera.

A maggio 2018 scrive il Fatto: “Nato in provincia di Foggia 54 anni fa, insegna diritto privato all’Università di Firenze e alla Luiss. Ha trascorso periodi di studio a Yale e la Sorbona (ma si scopre subito che lui sul cv voleva far credere di aver insegnato all’estero, non studiato), è stato borsista al Cnr. Ha ricoperto ruoli all’interno dell’Agenzia spaziale italiane e nel 2013 è stato eletto nel Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa. Di Maio lo ha indicato come ministro della Pa del suo governo ideale….La prima volta che il Movimento 5 stelle ha scelto Giuseppe Conte è stato nel 2013. “Mi hanno telefonato e mi hanno chiesto la disponibilità a farmi nominare come membro dell’organo di autogoverno della Giustizia amministrativa. Io per onestà intellettuale dissi che non li avevo votati e che non ero un simpatizzante”. Il racconto lo ha fatto lui stesso il giorno in cui, a fine febbraio 2018, è stato presentato da Luigi Di Maio come ministro della Pubblica amministrazione di un eventuale governo 5 stelle.

“Dobbiamo combattere l’ipertrofia normativa”, disse sempre quel giorno, “contrastare l’ignoranza coatta che avvantaggia i disonesti e puntare sulla meritocrazia”. (Uno che ripresenta la Raggi e parla di merito come lo vogliamo considerare, un buffone o un falso?)

Il Conte 1 (1º giugno 2018 al 5 settembre 2019) è un avvocato che ha la cattedra di diritto privato a Firenze. Lo conosce Bonafede e lo assolda Casaleggio. Durante tutto il suo primo governo, Salvini appare il dominus e lui un segnaposto. Tranne l’espressione “sarò l’avvocato degli italiani” non si ricorda alcun suo intervento e in pratica condivide e sottoscrive stando sotto coperta tutto quello che la Lega propone.
Dal 5 settembre 2019 al 13 febbraio 2021 invece col Conte 2, si toglie una maschera e se ne mette un’altra, approfittando di un Pd che gli lascia tutto lo spazio politico possibile. Ben presto diviene amico di Bettini e Bersani, forse di D’Alema e Travaglio parla di lui come uno statista. Il resto è noto e lo ritroviamo oggi con un’altra maschera, l’avvocato degli italiani si è trasformato nell’avvocato dei 5 Stelle contro Casaleggio.
Le maschere (e sono 3) le indossa sulla faccia del tipico barone universitario che si tinge i capelli, quelli che interrogano agli esami solo le belle ragazze lasciando agli assistenti tutti gli altri studenti. Che sia un piacione lo dimostra il suo abbigliamento con pochette, il suo portamento, ogni suo intervento durante la crisi pandemica per la quale è diventato gioco forza il personaggio televisivo più visto e ascoltato. Ma il suo linguaggio è sempre lo stesso, quello di uno con la lingua biforcuta, che dice e non dice. Adesso che è tornato come capo dei 5Stelle con Casalino ormai defilato e in cerca di un ingaggio (prima lo pagava lo Stato) il Corsera gli ha affittato ben due pagine per una intervista.

E’ la sua cartina di tornasole. L’ex capo del governo comincia con una serie di fantasiosi nonsense tipo che l’appoggio a Draghi è stata una scelta difficile «ma non potevamo volgere le spalle alla sofferenza degli italiani, quella scelta andava compiuta e io ho subito posto le condizioni perché partisse il nuovo governo e si completassero campagna vaccinale e Pnrr».Subito dopo, non contento, dice al Corriere: «Di Battista è un ragazzo leale e appassionato, adesso è in partenza per l’America latina ma quando tornerà ci confronteremo e valuteremo le ragioni per camminare ancora insieme».
Davide Casaleggio, candidamente – in un’intervista fatta per domande e risposte scritte, in cui di conseguenza dobbiamo considerare che ogni parola è stata ben pesata e ponderata – ha dichiarato: «Il modello del Movimento 5 stelle ha consentito di ottenere il 33% di fiducia del Paese e ha dato la possibilità a migliaia di cittadini sconosciuti, come lo stesso Giuseppe Conte, di rivestire ruoli prestigiosi e di potere impensabili». E’ il ritratto del populismo italiano che ha trovato in Giuseppi la sua maschera carnevalesca, di più, la sua effigie.

Non c’è una sola questione spinosa su cui Conte, nella sua intervista al Corriere così come in tutte le interviste che ha rilasciato in questi anni in tv, non risponda con una tautologia o con una perifrasi sostanzialmente priva di significato.

Per capirci, si legga come affronta il vero casus belli dei grillini , il limite dei due mandati («La questione non è nel nuovo statuto, sarà risolta in seguito con il nuovo codice etico e la discussione sarà fatta in modo trasparente coinvolgendo anche gli iscritti»). Oppure il futuro dell’alleanza con il partito democratico («Io non do affatto un giudizio negativo del dialogo che stiamo coltivando col Pd e le altre forze di sinistra… La direzione di marcia è chiara e la nostra identità sarà così forte che ci consentirà di dialogare anche con l’elettorato moderato»).

L’unica cosa che si capisce, oltre a un certo desiderio di tenersi le mani libere col Partito democratico, è il desiderio di tenersele liberissime col governo Draghi, e forse anche qualcosa di più minaccioso. La risposta è un po’ lunga, ma il carattere piuttosto involuto dell’argomentazione contiana renderebbe qualunque sintesi parziale e fuorviante. Dunque, alla semplice domanda di Monica Guerzoni: «Continuerete a sostenere il governo, o prevarrà la spinta di chi vuole uscire?», Conte risponde in questo modo:

«Alcune decisioni hanno scontentato i cittadini e suscitato perplessità, penso al sostegno alle imprese, ad alcuni indirizzi in materia di tutela dell’occupazione e di transizione ecologica. Disorientamento hanno provocato anche il condono fiscale e adesso l’emarginazione dell’Autorità anticorruzione. È normale che il disagio dei cittadini si ripercuota anche sulla forza che conserva la maggioranza relativa in Parlamento. Ma noi che abbiamo lavorato per la tenuta del Paese durante le fasi più acute della pandemia vogliamo essere protagonisti anche della ripartenza. Lo saremo in modo leale e costruttivo senza rinunciare ai nostri valori e alle nostre battaglie».
Detto in parole povere e comprensibili da tutti, il progetto politico di Giuseppi è quello (come ha scritto Christian Rocca su Linkiesta) di Pietro Savastano in Gomorra:  «ce ripigliamm’ tutt’ chell che è ‘o nuost»: i voti dei Cinquestelle sono finiti alla Meloni, avrebbe detto Conte, dunque sganciamoci da Draghi, dai dem e con le mani libere e con Dibba ritorniamo da dove siamo partiti: dal Vaffa, dunque?

ALLEGATO: CIO’ CHE VALE PER RENZI VALE PURE PER CONTE?

Se perdo al referendum non mi vedrete più”. Tutte le promesse non mantenute di Renzi e Pd.
Siccome le parole sono importanti è tempo di pubblicare la raccolta definitiva di tutte le volte in cui l’ex premier, Maria Elena Boschi e i colleghi democratici hanno promesso di abbandonare definitivamente governo e vita politica in caso di vittoria del No al referendum (L’Espresso)

Giuseppe Conte a Lecce (dopo la caduta del Conte1) “Non ho una prospettiva di lavorare per una nuova esperienza di governo. La mia esperienza di governo termina con questa“.(agenzia Vista 24/3/2019)