Che cos’è la contingenza e perchè noi preferiamo credere che ci sia un piano

Facciamo l’esempio di un uomo che muore mentre sta passeggiando per la caduta accidentale di un calcinaccio. Una morte accidentale, si suol dire, anche se poi possono trovarsi alcune coincidenze incredibili. Sarebbe ancora vivo se non fosse andato su quella strada a prendere il giornale; se non si fosse fermato ad allacciarsi la scarpa…Così concluderemo che la morte accidentale è stata voluta dal destino. Questa è la contingenza: singoli eventi, sventurati come questo o fortunati come l’incontro casuale con una persona speciale che poi sposiamo o la vincita alla lotteria, hanno il potere di cambiare il corso della storia.

La nostra mente tende a rifiutarla, a pensare che nulla sia frutto del caso, ma in realtà quell’uomo, comunque si analizzi la sua passeggiata, è stato sfortunato. La nostra vita è piena di “sliding doors”, porte scorrevoli che possono aprirsi o chiudersi in maniera imprevedibile cambiando le esistenze delle persone.

Per esempio, il fatto che la Juve abbia vinto 9 campionati di fila attraverso quali contingenze può essere spiegato? La spiegazione molti tifosi ce l’hanno pronta: la Juve è aiutata dagli arbitri. Ma la Juve era risalita in A dalla serie B e quindi ha avuto dal basso un’ evoluzione positiva, cioè un cammino che si fa nell’andare verso il successo (non è già scritto dall’inizio). Gli scudetti di fila infatti sono stati il frutto di svolte contingenti (Agnelli tornato alla presidenza, Conte assunto come allenatore dopo Del Neri, e così via).

La contingenza pertanto non è puro caso: è piuttosto un intreccio fra regole e imprevedibilità. (Telmo Pievani). Significa che guardando al passato le cose potevano andare diversamente, che altri scenari (anche se non tutti) erano possibili, che niente fosse predestinato. Se ripetessimo il film della nostra vita cento volte, potremmo scoprire cento finali diversi. Quanti episodi contingenti hanno condizionato, nel bene e nel male, le nostre esistenze?

Solo che a noi l’incertezza non piace, non riusciamo proprio ad accettarla. Preferiamo scorgere o ipotizzare uno scenario pre-destinato. Da Dio, dal destino, dalla buonasorte, dal luogo di nascita. Anche col coronavirus è andata così. Nessuno poteva prevedere che facesse il salto di specie proprio nel 2019 e ci colpisse proprio in quel modo, è una contingenza. Non era destino, non è una fatalità, né un castigo della natura (che non è una persona, la natura siamo noi). La pandemia infatti era stata ampiamente prevista dagli scienziati, perché le condizioni al contorno (il nostro essere un ospite perfetto e la distruzione degli ecosistemi in cui vivono gli animali portatori dei virus) rendevano quella contingenza più probabile. Stavamo correndo un rischio e non abbiamo fatto abbastanza per evitarlo. Ora non sappiamo quando un altro virus o batterio ci attaccherà, ma la contingenza (che poi è la consapevolezza della nostra vulnerabilità) dovrebbe indurci alla prevenzione. Noi tendiamo a rimuovere l’incertezza, però, preferiamo narrazioni in cui si dispiega un grande disegno, una cospirazione cosmica (il coronavirus è un complotto della Cina; gli scudetti la Juve li vince con le manovre di palazzo)

La contingenza invece ci rende liberi e responsabili, perché ci restituisce un mondo in cui le nostre scelte possono fare davvero la differenza. Se nel passato si aprivano tante possibilità, solo alcune delle quali si sono realizzate, allora anche il futuro è aperto e tocca a noi saperlo costruire. A guidarci è la contingenza. Anche se spesso preferiamo il caso. O un Conte qualsiasi, caduto per “interessi internazionali” secondo Bettini