Sprechi/ 510 milioni alla scuola per la socialità perduta

Il Piano appena ufficializzato dal ministero dell’Istruzione, che prevede l’apertura degli istituti durante i mesi estivi, non sembra scatenare l’entusiasmo di nessuno degli attori potenzialmente coinvolti: studenti, docenti e genitori. A farlo capire chiaramente sono proprio i ragazzi: tra i 6mila alunni di scuole medie e superiori raggiunti da un sondaggio di Skuola.net, circa 3 su 4 non credono sia una buona idea prolungare ulteriormente un anno già di per sé molto complicato.
Il ministro Bianchi presenta il piano: subito dopo la fine delle lezioni le scuole potranno avviare dei corsi di recupero volontari dedicati a lingue, musica, sport, digitale, arte e laboratori per le competenze. Tutte attività, volontarie, complementari ed eventualmente integrate con quelle organizzate dagli enti locali”. Dice la sottosegretaria all’istruzione Barbara Floridia, senatrice M5s:”Il Piano prescrive programmi concreti con l’obiettivo non solo di recuperare la socialità perduta a causa della pandemia, che già è importantissimo, ma soprattutto con la finalità di rafforzare gli apprendimenti”.

Eugenio Tipaldi, preside dell’istituto comprensivo D’Aosta-Scura, nei quartieri Spagnoli di Napoli, annuncia in una lettera a Tecnica della Scuola, che rimanderà indietro i soldi: “Caro ministro, pensi piuttosto a spendere i soldi per far partire in sicurezza a settembre le scuole, dotandole di ventilatori d’aria in ogni aula, aumentando l’organico dell’autonomia che si basa ancora sui vecchi parametri di tagli, riducendo il numero di alunni per classe, dando i soldi per la piccola manutenzione direttamente alle scuole e non ai comuni o alle ex province che non ce la fanno a inseguire le emergenze. Spero che in questo gran rifiuto mi seguano i miei colleghi che lavorano nelle scuole di frontiera”.

I fondi Pon, fanno notare molti dirigenti, hanno una gestione burocratica pesante e difficile da seguire per chi ha il personale amministrativo nelle scuole già ridotto all’osso. “Il rischio è che le scuole arrivino ad affidare tutto a società terze che non sanno nulla del territorio“( Il ministro Bianchi ha in mente il terzo settore che già coinvolse nei suoi anni di assessore in Emilia. Ma non tutta l’Italia è l’Emilia). Il preside D’Ambrosio è già comunque pronto: “Noi riusciamo a garantire anche corsi di recupero gratuiti grazie a un accordo coi gestori dei centri estivi: a loro diamo i locali con aria condizionata, le Lim e i tablet. I loro educatori per due ore al giorno, due volte alla settimana, si occupano del sostegno allo studio per 60 bambini. Tutte iniziative che non s’improvvisano”.

Quello che ripeto da decenni è sempre lo stesso concetto. In Italia se prima metti i soldi e poi chiedi di fare le cose, finisce come il reddito di cittadinanza ed i navigator. L’esempio che io porto sempre è la campagna antincendio che si faceva in Calabria tanti anni fa. Si stanziavano i soldi per i vigili del fuoco volontari e gli incendi aumentavano. Infatti erano gli stessi vigili che li appiccavano  per ottenere i soldi. Il presidente del Parco dell’Aspromonte ebbe l’idea: vi pago se gli incendi li prevenite, non se li spegnete. E azzerò gli incendi.

Ora, la scuola italiana è specializzata a fare i cd “progetti” che sono cose inutili (sono salario accessorio per il personale, tranne meravigliosi esempi di pratiche di scuole prestigiose) per spendere con controllo cartaceo e senza alcuna verifica sugli apprendimenti dei discenti. E’ come se un produttore cinematografico finanziasse un regista e questo poi a conclusione gli facesse leggere la sceneggiatura e non vedere il film realizzato.

Solo un marziano può credere che a luglio e agosto nella scuola italiana si possano organizzare attività. Non le vuole nessuno, ecco la verità che chiunque abbia praticato un pochino le scuole conosce. Tranne i politici, i quali, non a caso, si rifiutano da sempre di cambiare completamente il calendario scolastico ormai non al passo con i tempi. L’inizio e la fine, nonchè le vacanze, della scuola italiana vanno rivoluzionati. Per farlo occorre battere i sindacati. E qui, trattandosi di scuola, casca l’asino.