Il più grande mistero italiano: 4 italiani su 10 non si sa chi sono e come fanno a campare

Un paese civile quali caratteristiche ha? Deve avere una (quasi) piena occupazione, chi ha un reddito deve pagare le tasse e la tassazione deve essere progressiva. Infine, per i più svantaggiati c’è il welfare.

L’Italia ha invece un esercito di persone che non lavorano, di cui non si sa nulla di come vivono e neppure si sa come si chiamano. Quando sono vecchi spuntano fuori e lo Stato gli dà una pensione.

In Italia abbiamo una popolazione in età di lavoro (età 20-64 anni) pari a 35.861.000 persone. Sommando anche i giovani che hanno abbandonato la scuola arriviamo a 37 milioni. Poichè l’età di pensionamento è di 67 anni, quasi un milione di pensionati lavora ancora.

Quindi abbiamo 38 milioni di potenziali occupabili.
A fine 2018 gli occupati totali erano 23.215.000.

Possiamo dire che abbiamo un grande “esercito industriale di riserva” di oltre 15 milioni di persone tra i quali una folta schiera di giovani disoccupati o che non studiano e non lavorano.

Ciò significa che 12.646 milioni di persone, al netto di quelli che sono invalidi o inabili o soffrono di particolari problematiche, non lavorano, non si sa di cosa vivono e quindi sono a carico di qualcuno (l’ISTAT ne considera addirittura 13.055 milioni a fine novembre 2019).

A questi 12.646 milioni dovremmo sommare almeno la metà dei 1.751 milioni di soggetti tra i 17 e i 20 anni che hanno smesso di studiare e che dovrebbero lavorare, nonchè almeno un 40% dei 2.134.200 soggetti in età tra i 65 e 67 anni che secondo le nuove regole pensionistiche dovrebbero essere ancora al lavoro.

Se poi consideriamo che tra i lavoratori attivi sono ricompresi oltre 800 mila pensionati, ci rendiamo conto che o viviamo in un paese di ricchi o qualche problema c’è.

Con questi numeri si spiega la differenza tra il tasso di occupazione totale italiano e quello medio europeo, più alto di ben 10,1 punti percentuali.
Il confronto con i paesi del Nord Europa ci vede soccombere con 17/19 punti percentuali in meno.

Ripetiamo il dato: su 60,5 milioni di abitanti in Italia lavora il 38%, cioè solo 23,21 milioni (dati fine 2018); se prendiamo invece la popolazione in età da lavoro (quasi 36 milioni), quelli che effettivamente hanno una occupazione sono meno del 60 per cento, cioè non lavorano 4 italiani su 10.

Ma di cosa vivono questi nostri connazionali “invisibili”? Non si sa, però quando saranno anziani, non avendo pagato contributi sociali e neanche imposte, gli dovremo dare pure un sussidio per vivere come già succede oggi per quasi la metà dei pensionati.

L’ESERCITO DI RISERVA
Questo 24 per cento della popolazione perchè non hanno mai fatto una dichiarazione dei redditi? Vediamo.

Oltre 2 milioni sono i Neet (persone che non studiano e non lavorano); altri 2 milioni sono censiti come disoccupati (senza lavoro ma dicono di cercarlo); e gli altri 11 milioni cosa fanno, perchè non lavorano? Secondo la Cgia di Mestre nel nostro paese ci sarebbero almeno 3,3 milioni di lavoratori irregolari che generano 77,3 miliardi di fatturato in nero all’anno sottraendo al fisco 42,6 miliardi (il 40% dell’evasione di imposta annua stimata dal ministero dell’Economia). In Calabria gli irregolari sarebbero 146.00 con un’incidenza sul Pil regionale pari al 9,9 per cento.I Centri per l’impiego con 8000 dipendenti collocano meno del 3% delle persone in cerca di lavoro e costano oltre 600 milioni l’anno.I disoccupati ufficiali sono circa 3 milioni, però ci sono poco più di 1 milione di posti disponibili non occupati perchè mancano le skills necessarie oppure perchè nessuno li ritiene all’altezza delle aspettative personali.

IMMIGRAZIONE
Il tasso di occupazione degli immigrati è più basso di quello degli italiani e all’aumento della disoccupazione nell’ultimo decennio di 1,3 milioni di persone hanno concorso per circa 600 mila unità le persone di origine straniera, tra l’altro protagonisti del fenomeno della precarizzazione del mercato del lavoro.
Qualcosa per gli immigrati si potrebbe fare, naturalmente dopo aver blindato i confini con l’obbligo del visto per tutti gli extracomunitari, come fanno molti Paesi (contro le organizzazioni criminali che trafficano in esseri umani e anche per evitare di attrarre nuove ondate di migranti con la chimera di nuove regolarizzazioni). Si potrebbero regolarizzare almeno 500 mila lavoratori che sono irregolari e sono in Italia da oltre 5 anni, con un pagamento rateizzato in 10 anni, tra lavoratori e datori, di 2000 euro l’anno.
La maggior parte dei regolarizzati sono immigrati irregolari che ormai da tempo lavorano, sono badanti e operai agricoli; soggetti che vorrebbero pagare le tasse e ai quali i loro datori di lavoro italiani tengono molto. Aumenterebbero le entrate regolari e diminuirebbe il lavoro sommerso.
Si ricorda per finire che il 55 per cento degli italiani in base alle dichiarazioni dei redditi degli ultimi 6 anni non paga imposte o ne paga poche e insufficienti per sostenere almeno la propria spesa sanitaria.