L’edicola Pauli di viale Stazione chiude la nostra stagione

L’edicola Pauli di viale Stazione ha chiuso e finisce un’epoca. Con la scomparsa del mitico “Ninnuzzo” l’attività è stata portata avanti dalla figlia Rosetta con il marito ma ora è venuto il momento di andare in pensione. Per tutti quelli che in tanti anni hanno frequentato le due edicole, prima quella di corso Numistrano davanti al liceo classico e poi quella davanti la scuola elementare, si chiude una stagione della vita e del cuore. Oggi viviamo in un’altra società, quella del “me l’ha detto mio cugino”, del ” l’ho letto su facebook”.

Il binomio giornali- Pauli è antico perchè, come scrissi ricordando Ninnuzzo, ogni edicola non è soltanto una semplice attività commerciale. Assomiglia ad una libreria, un museo, una pinacoteca e vendere giornali, in qualsiasi posto, ha significato e significa fare attività culturale. Anzi, proprio il restringersi della cultura ha dato spazio ad altre merci. Il lettore di giornali è per definizione uno che s’informa, anzi per informarsi è disposto a pagare. Oggi invece, dopo aver espresso pareri per “sentito dire” e sulla base del sommario dei tg, si può finire a dire ” io la penso così, vabbene?” in parlamento.

Adesso l’epoca dell’informazione è finita davvero perchè siamo arrivati alla stagione che io chiamo “di Paperone” (quel tirchio miliardario disneyano che la mattina andava in cerca di qualche giornale abbandonato su una panchina) perchè oggi la notizia si scrocca sul web. Perciò si leggono soltanto i titoli, molto spesso ingannevoli e fuorvianti, nel senso che sono fatti per attirare l’attenzione e spesso non corrispondono al contenuto. Il lettore di quotidiani e riviste, quello che paga per leggere e non si limita a sbirciare i titoli, è dunque il cittadino che prende sul serio l’informazione e ne fa un connotato fondamentale della sua civiltà, come tutte quelle che facciamo di continuo per prenderci cura del nostro corpo e della nostra mente.

All’edicola si va come dal fioraio, si sceglie con cura il fiore che vuoi portare con te. Questi concetti che appaiono scontati o forse superflui Ninnuzzo li ha avuti sempre ben presenti, infatti lui ti offriva il quotidiano come il farmacista ti dà la medicina giusta, ben sapendo che quel prodotto deve avere su di te un effetto benefico.

Come un qualsiasi buon libraio, ti consigliava, discuteva gli articoli, insomma dava e riceveva in un dialogo che è continuato negli anni sino a diventare parte integrante della nostra vita quotidiana. Per dieci anni, quando tra i giornali inserimmo anche “Radio Lamezia”, un mensile che editavamo io, Crapis, Sonni e Michele Gigliotti, per ricordare quattro inseparabili, Paoli da distributore divenne un consulente. Lui infatti sapeva dirti quante copie si vendevano di tutti i giornali, sull’intero territorio di Lamezia. Una volta, per dire quanto ci incoraggiasse, mi disse: Ma lo sapete che voi vendete molto di più di Panorama e l’Espresso messi assieme? Era felice di venderci ed era felice di poter discutere gli articoli. Anzi, sono sicuro che ci legge ancora.

Un’ ultima cosa vorrei dire quasi facendo una confessione a voce alta. Pauli era repubblicano lamalfiano e debbo dire che è stato proprio lui a farmi capire che i voti delle elezioni non si contano ma si pesano. A venti anni, come ho sentito dire in un film, si è tutti comunisti ma poi passa, come l’acne, e adesso che mi considero un riformista, liberale di sinistra, credo di capire molto meglio come si è sentito per tanti anni Ninnuzzo, in mezzo a tanti vocianti estremisti, di destra e di sinistra, a partiti-nazione, a ideologie contrastanti che una cosa in comune l’avevano, l’odio per il mercato la concorrenza e gli Usa.

Il nostro punto di incontro, quell’edicola che Ninnuzzo e la sua famiglia hanno con dignità e sentimento tenuta aperta per una vita intera resterà per sempre il simbolo dell’informazione lametina, una frontiera di civiltà per quelli che con tenacia prima di profferir parola, vogliono capire.