Cingolani sulla PA: troppi giuristi e un approccio leguleio

Dal momento che nel 2014 scrissi un libro (la fabbrica dei voti finti) per spiegare con esempi il meccanismo della pubblica amministrazione, a partire dalla scuola, sono contento di leggere oggi le considerazioni del neo ministro Roberto Cingolani che confermano quanto avevo documentato.

“Troppi giuristi e un approccio leguleio al ministero della Transizione ecologica e nella Pubblica amministrazione in generale. Il neo ministro Roberto Cingolani lancia un attacco durissimo contro la struttura del suo dicastero durante un webinar dell’Ispra e Snpa da titolo ‘Presto e bene. La transizione ecologica dai progetti ai cantieri’.

“Quando io sono entrato nel ministero della Transizione ecologica, – dice Cingolani – ho scoperto che la definizione di tecnico è giurista. E’ questo il problema. Se io vado in ospedale e mi presentano 450 giuristi e ho l’appendicite, mi permettete di dire che non è questa la definizione di tecnico?”. Secondo il ministro, allora, “il vero problema è che abbiamo fatto crescere in maniera ipertrofica la natura leguleia del nostro approccio. Noi pensiamo a fare appalti perfetti, carte perfette, poi nessuna va a vedere se la cosa funziona. Noi viviamo in un paese che tende a fare molto controllo ex ante e poco controllo ex post. Non c’è mai un track record del risultato”.

Cingolani pone il vecchio problema del modo di agire della Pubblica amministrazione: deve esercitare un mero controllo sulle procedure o agire per raggiungere obiettivi verificabili? Un tema su cui si cimenta anche il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta. Il ministro della Transizione ecologica comunque non ha dubbi sul modello e sceglie il secondo. E per arrivarci ha in mente di usare il denaro che dovrebbe arrivare dall’Unione europea. “Quello che voglio fare – spiega – è un buon progetto di Recovery Plan e mettere in piedi una struttura nuova del Ministero, che deve essere tecnica e internazionale”.

Perché, continua, “se non è internazionale, non potrà competere sui tavoli sui quali andremo a competere in futuro. Se non è tecnica, non saprà dare le informazioni ai ministri che verranno dopo per prendere le giuste decisioni. Poi c’è una parte tecnica di natura giuridica e legale, ma non può essere quella la tecnica dall’A alla Z. Stiamo giocando su una scacchiera dove ci sono sole torri o solo alfieri. Non basta. Ci servono tutti i pezzi“. Un problema che è anche all’attenzione del presidente del Consiglio Mario Draghi.

“Il tempo ha un costo – aggiunge Cingolani -. Se io dico non fare nulla che non rischi nulla, chi è preposto a decidere non farà nulla. Se io dico che se fai male sarai punito, ma anche se non fai e perdi tempo sarai punito, la persona che deve dirigere questa operazione dovrà trovare il sacro equilibrio tra fare bene e fare nei giusti tempi. Questo non lo puoi fare se l’aspetto tecnico è solo quello normativo-legale. Il problema è che quando ci andiamo a scontrare con la struttura, il cui unico interesse è promulgare sé stessa e continuare ad esistere, io lì mi fermo”.

Come dire: se non supero questo ostacolo il mio impegno viene meno. E del resto Cingolani dice: “Avrò una permanenza abbastanza limitata in questo ruolo. L’ho detto sin da primo giorno: io non voglio fare questo lavoro. Presto il mio servizio sperando di essere utile al paese e poi tornerò a fare le mie cose. Quindi mi auguro di fare un buon progetto, mettere in piedi una struttura del ministero nuova e ragionevole che dovrà essere – ripete – tecnica e internazionale”.

Il ministro è abbastanza ottimista per come procede la scrittura del piano da presentare all’Unione europea e invece nutre una certa preoccupazione per la capacità del paese di realizzare le opere previste. “Lo stato di avanzamento del Piano è abbastanza positivo, abbiamo iniziato tre settimane e mezzo fa e abbiamo davanti sei settimane e mezzo, siamo a poco più di un terzo del totale”, spiega Cingolani. Soddisfatto anche del metodo che si sta seguendo. Perché ora c’è “massima soddisfazione perche è un impegno condiviso da tutti con grande entusiasmo. Dunque c’è moderato ottimismo perché sta uscendo un lavoro di una certa solidità, ed è importante presentarsi in Europa con un prodotto di buona qualità”.

Ma aggiunge, c’è “grande preoccupazione sulla capacita di scaricare a terra queste iniziative”, perché “inventare è facile realizzare lo è meno“. Il problema “è quella che ho chiamato la transizione burocratica”, dice il ministro, perché “se guardiamo il track recente riusciamo a fare ogni anno il 10% di quello che annunciamo” e “se capitasse con il Pnrr sarebbe catastrofico, non riusciremmo a presentarci con le fatture da rimborsare in Ue, per così dire”.

Cingolani a questo punto torna sulla sua dichiarazione di guerra alla vecchia burocrazia e dice: “Dobbiamo inventare qualcosa di completamente nuovo, non razionalizzare ma inventare una struttura nuova. Il nostro meccanismo è cosi complesso che rimetterlo in sesto e semplificarlo potrebbe essere troppo difficile”. Quindi, “le istituzioni capiscano che è una cosa molto seria, nessuno si può tirare fuori”, raccomanda il ministro, “tutti capiscano l’importanza” della situazione e del problema, “perché questa non credo sia sbagliato dire che è l’ultima possibilità che abbiamo”.