Vaccini/ con Arcuri lo “scopriremo solo vivendo” nel 2023-24


(5/1/21) Con 450 mila vaccinazioni alla settimana ci vogliono quasi due anni per vaccinare il 70% della popolazione italiana!

Ad oggi (2 gennaio) i vaccinati sono circa 52 mila. Arriveremo all’immunità di gruppo quando 42 milioni di persone, ovvero il 70% della popolazione, avranno ricevuto due dosi di vaccino.

In totale quindi servono 84 milioni di dosi: 27 milioni arriveranno da Pfizer (saranno in realtà 31, dato che ogni flacone contiene 6 dosi anziché le 5 già note) e 12 milioni da Moderna (il via libera in Europa è previsto per il 6 gennaio). Per le restanti dosi si confida negli altri vaccini prenotati dagli Stati europei: quelli di AstraZeneca appunto, Johnson & Johnson (che sta terminando la fase 3), CureVac (atteso per l’autunno) e Sanofi, che a causa di un problema nei dosaggi ha subito un forte ritardo e sarà pronto solo nel 2022. La speranza è che, entro pochi mesi, Johnson & Johnson possa consegnare all’Italia almeno 30 milioni di dosi (dei 54 milioni opzionati), per arrivare, alla fine, vicini alla quota totale. Per i restanti 11 milioni si confida in AstraZeneca e CureVac, che lavora su un vaccino a base di Rna messaggero (stessa tecnica di Pfizer e Moderna) e che dovrebbe diffondere i primi dati di sicurezza ed efficacia verso aprile.

Per avvicinarci all’immunità di gregge a fine 2021, ammesso che ci siano gli 84 milioni di dosi disponibili, andrebbero effettuate, a partire da oggi e fino al 31 dicembre almeno 225 mila somministrazioni ogni giorno (festivi inclusi), cioè 150 in ognuno dei 1.500 centri vaccinali che si stanno attivando in tutto il territorio nazionale. Una sfida enorme, ma non impossibile.

Per ora è sicura, entro marzo, la consegna di 10 milioni di dosi (8,8 da Pfizer e 1,2 da Moderna), sufficienti per immunizzare la maggior parte degli operatori sanitari (circa 1,2 milioni) e la categoria più a rischio, ovvero gli ultra 70enni con multimorbilità pregressa (4-5 milioni). (Laura Cuppini, Corsera)

Arranca la campagna di vaccinazione in Francia dove in una settimana sono state somministrate solo qualche centinaia di dosi (332 persone a venerdì, secondo CovidTracker, l’app di tracciamento) contro le 6.000 in Austria o le 36mila in Polonia. E adesso piovono le critiche sul governo: da l’Académie de médecine, che ha deplorato l’inizio «molto lento» della campagna di vaccinazione, al genetista e medico Alex Kahn, diversi esponenti della comunità sanitaria puntano l’indice sulla strategia vaccinale adottata. «La Germania oggi è probabilmente a più di 100 mila persone vaccinate ed è nelle nostre stesse condizioni. Noi non abbiamo ancora raggiunto il migliaio», ha sottolineato Frederic Bizard, economista esperto di sanità. A differenza dei suoi vicini europei, come la Germania, che vaccina 20 mila persone al giorno, la Francia vaccina «50 persone al giorno», ha lamentato anche Mehdi Mejdoubi, capo del polo presso il Centre Hospitalier de Valenciennes. La Germania ha aperto il 27 dicembre i suoi punti per i vaccini, da subito operativi. In Francia bisognerà aspettare fino a febbraio, anche se Emmanuel Macron nel suo discorso di fine anno ha spiegato di voler accelerare.