Galli della Loggia/ Sinistra (Giustizia) vs Destra (Stato)?

Ernesto Galli della Loggia sul Corriere (dic-2020) dimostra l’abbandono da parte della Destra e della Sinistra delle loro rispettive identità storiche.

Mentre da sempre la Sinistra è solita mettere in campo la «Giustizia», la Destra opta per lo «Stato». “La Giustizia, in quanto misura necessaria per dar vita ad una società più equanime nella distribuzione delle risorse e quindi con minore conflittualità; dall’altra parte lo Stato come guardiano delle leggi e dell’ordine ma insieme garante del necessario interesse generale”.

Da tempo, sostiene della Loggia, per la Sinistra — nel caso della quale tra l’altro questo aspetto generale coincideva con quello di protezione della parte debole della società — la «Giustizia» non è più l’ago della sua bussola politica. Da anni essa ha smesso di essere la protettrice del lavoro dipendente, e proprio di quello più sfruttato. Non ha dato protezione ai precari, ha eliminato dall’Istruzione il merito e quindi la scuola non è più un ascensore sociale, ha abbandonato il Sud e ha abbracciato l’establishment, dalla giustizia alla grande banca.

Anche la Destra ha abbandonato però il valore generale rappresentato dallo Stato. Ha abbracciato un ribellismo agitatorio ormai antico che cerca di far leva in specie sugli interessi economici di categorie particolari (ad esempio i famosi 5 milioni di partite Iva) e in vista di questo fine non esita a giustificare sia pure in modo allusivo perfino l’evasione fiscale. A questa modalità d’azione disgregatrice del comando statale la Destra accompagna altresì il disinteresse concreto per rimediare alla spaventosa inefficienza dell’amministrazione pubblica, per l’educazione nazionale, per i mille fenomeni di frantumazione dell’unità del Paese, per i localismi che lo corrodono.

Insomma, per lo storico, destra e sinistra hanno ripudiato tacitamente i propri valori stravolgendoli : ecco l’avventurismo.

A me tale ragionamento convince in parte perchè Giustizia e Stato sono soltanto simboli per quello che in  un saggio del 1966 il prof. Giorgio Galli (1928-2020) ha definito “Il bipartitismo imperfetto”. C’erano in campo due grandi soggetti politici, uno conservatore e l’altro progressista. Ma la Democrazia cristiana aveva una mentalità cattolica refrattaria alla modernizzazione; il Partito comunista, con il suo legame con l’Urss, la logica antisistema e la inesistente democrazia interna, era legato a una concezione ideologica inapplicabile in Occidente, infatti disprezzava la socialdemocrazia.

Il nostro maggior sociologo, Alessandro Pizzorno, qualche anno fa riprese da Bagehot la metafora del teatro, sul cui palcoscenico si svolge la funzione gladiatoria dei partiti e prevale la politica simbolica, mentre dietro le quinte agiscono gli interessi concreti e i soggetti che ne sostengono le domande, brokers, lobbies e organizzazioni di categorie, in un circuito coperto, dominato dagli interessi a breve termine. Insomma, il nostro scontro politico procede per simboli di facciata e concertazione sostanziale.
Il potere inoltre si conquista attraverso il consenso elettorale, che in Italia si ottiene comprando voti e si mantiene attraverso le mance. Per ottenere i voti occorre, a Destra e Sinistra, non far più riferimento nè allo Stato (comandi  e Istituzioni da rispettare sempre) e nè alla Giustizia (attribuire a ciascuno ciò che gli è dovuto secondo la ragione e la legge).

Per ottenere tanti voti infatti occorre ottenere il consenso delle categorie più numerose. Per spiegarmi con un esempio di intuitiva comprensione che ha a che fare (e me ne scuso) con il mio vecchio lavoro, è chiaro che sulla scuola italiana un qualsiasi partito deve puntare ad ottenere il consenso di Ata e insegnanti che da soli sono molto più numerosi dei presidi. E’ un mero calcolo numerico quello che orienta la politica italiana, i voti si ottengono attraverso clientelismo e corruzione, e la politica italiana è un blob che non risparmia nessuno, compresi forze armate e magistratura. Quindi, la distinzione tra Sinistra e Destra in Italia è venuta meno quando le due parti hanno ceduto le rispettive identità storiche ( Usa/Urss nella guerra fredda) per diventare macchine acchiappavoti, e quando, finita la Prima Repubblica, il rispetto per le Istituzioni è venuto meno in un indistinto Vaffa che è il vero segno distintivo della II e III Repubblica.

Una sola volta si è provato, attraverso il maggioritario, a mitigare i guasti delle macchine elettorali  e del proporzionalismo (ideologia che consente a tutti di diventare Ghino di Tacco), ma evitando sempre accuratamente e con protervia di inserire, per es, la cd “sfiducia costruttiva”, che avrebbe impedito il trasformismo e il “muoia Sansone” che i vari Turigliatto, Mastella & Bertinotti  hanno potuto tranquillamente praticare.

Come se non bastasse, il nostro sistema costituzionale italiano del 1948, per evidenti ragioni storiche, è stato congegnato per un Governo debole e un parlamento forte, allo scopo di far prevalere la concertazione sulla decisione. Qualsiasi governo efficace dovrebbe avere 4/5 anni di tempo per poter agire, in Italia la durata media è 14 mesi. Per cui lo Stato italiano con governi di passaggio e visioni limitate non è in grado di affrontare e risolvere problemi complessi.

Veniamo alla Giustizia, altra questione che accomuna Destra e Sinistra. Per non farla troppo lunga, il fenomeno abnorme dell’evasione fiscale (che richiamo spesso sul blog) rende oggi Destra e Sinistra italiana per nulla competitors ma complici. Basti pensare che il 57,72% degli italiani versa, al netto del bonus Renzi, l’8,98% dell’Irpef cioè 15,4 miliardi, pari a soli 442 euro in media per ognuno dei 34,84 milioni di cittadini.

In pratica oltre la metà del Paese vive a carico di qualcuno e certamente non è oppressa dalle tasse. I poveri pensionati di cui parlano sempre i sindacati sono, per il 51%, persone che ricevono una pensione grazie alla fiscalità generale senza aver versato che nessuno o pochissimi contributi. Abbiamo trasformato il welfare in semplice assistenzialismo.

Il nostro è un paese ingiusto che destra e sinistra vogliono resti così perchè oggi, per esempio, il lavoro nero, o l’evasione fiscale e contributiva sarebbe facilmente arginabili, con la digitalizzazione, le banche dati, un nuovo catasto, lo scontrino elettronico. Se lo volessimo potremmo diventare in poco tempo un paese normale.

Lo Stato (protettore dei furbi e degli evasori) interessa a destra e sinistra se a suo carico vengono messe aziende decotte, debiti che sovvenzionano questo o quello, raccontando la storia che siano il mercato e la concorrenza i mali del mondo. Quanto alla inefficienza della pubblica amministrazione  è ormai la Sinistra che la difende strenuamente come fosse un suo tenero pargoletto (e un bacino elettorale al posto di operai e contadini). Non è un caso dunque che i liberal-socialisti di “Giustizia e Libertà” alla Guido Calogero in Italia siano stati sempre (come ancora oggi) un minuscolo ininfluente gruppetto, proprio perchè intendono costruire uno Stato giusto.