Covid/ Se il sindaco telefonasse ai medici di famiglia

Oggi domenica 6 dicembre in Calabria ci sarebbero 306 persone in più risultate positive al Covid. Da mesi questo stillicidio di numeri dati ogni giorno alle 17,30 non significano nulla di nulla. Infatti gli esperti confrontano i numeri totali delle settimane, il contact tracing è saltato, il governo della sòla Conte e del re Arcùri procede come se fossimo a Marzo, con la stessa improvvisazione e sicumera. Della Calabria è meglio non parlare, tv e giornali cavalcano a fine 2020 il disastro immane della sanità, ma preferiscono occuparsi di edilizia, dei miliardi buttati per ospedali chiusi o non finiti (così fanno contenti i sindaci). Dell’ospedale grandioso di Lamezia via via svuotato dai catanzaresi sino a farlo diventare inutile quanto quelli abbandonati o non finiti non se ne occupa nessuno. E chi dovrebbe occuparsene? Il fondo lo stiamo toccando con Giletti che s’informa da Polimeni (dimmi con chi vai e ti dirò chi sei) e quindi è chiaro che il sistema informativo calabrese apprende che non abbiamo un piano Covid regionale solo dopo che è venuto in Calabria il giornalista Walter Molino. Sulla mafia sanitaria che abbiamo scoperto con l’omicidio Fortugno nel lontano 2005, sui Crea e tutti i privati che stanno tra politica regionale e sanità privata, ne parla unicamente Jacchitè. Una parola soltanto su Lamezia. Il sindaco potrebbe fare una cosa per avere dei dati attendibili sul Covid: telefonare ai medici di famiglia e chiedere a ciascuno di loro com’è la situazione. La risposta di ciascuno di essi sarebbe: è fuori controllo. Ma i numeri veri non si debbono sapere, anzi non si vogliono sapere, hanno deciso che è meglio così.