Per capire il nostro tempo guardatevi The Crown 4

The Crown (su Netflix) racconta la storia della regina Elisabetta II dal 1947 agli inizi del XXI secolo. In particolare, la prima stagione copre gli anni che vanno dal matrimonio tra Elisabetta e Filippo di Edimburgo fino al 1956, crisi di Suez; la seconda stagione arriva sino al 1964; La terza stagione arriva al 1977.

La quarta stagione ora diponibile ricopre un arco temporale che va dal 1977, anno del primo incontro tra Carlo e Lady Diana Spencer, al 1990, anno delle dimissioni di Margaret Thatcher, prima donna a ricoprire la carica di primo ministro del Regno Unito per ben 11 anni. Una serie, opera magnifica del drammaturgo Peter Morgan, che potete cominciare a vedere dalla IV stagione o da quella che vi pare. Perchè? Perchè abbiamo storie e personaggi che conosciamo e sui quali pensiamo di sapere (quasi) tutto. Invece, ecco la grandezza dell’invenzione artistica, vi accorgerete di non sapere nulla di nulla.

The Crown è l’esatto contrario degli sceneggiati italiani, quei santini che di tanto in tanto si fanno ai personaggi pubblici, chessò a Mia Martini o Rino Gaetano, Nilde Iotti o Enrico Piaggio. Dunque, The Crown è imperdibile perchè scava dentro alcuni personaggi pubblici e storici mettendone a nudo l’anima, così facendo ti fornisce uno sguardo dall’alto (non del singolo alberello verde, capirete il particolare vedendola) e ti consente di riflettere bene sulla storia contemporanea che per comodità definisco quella del populismo e sovranismo. Che c’entra una serie sulla monarchia inglese con Trump o i 5Stelle e Salvini? C’entra perchè anche gli inglesi sono un popolo, come noi, organizzati intorno al parlamento e alla monarchia. Votano e scelgono il premier il quale il giorno dopo le elezioni entra al n. 10 di Downing Street e si sceglie i ministri. Ogni settimana informa la regina sulla situazione ma ella non si mischia con la politica, solo che ama i sudditi e viene riamata, sennò l’avrebbero cacciata. Come si vede, è tutto meno complicato che da noi, solo che loro e noi non sappiamo cosa sia più l’élite. Vediamo la definizione della Treccani: «L’insieme delle persone considerate le più colte e autorevoli in un determinato gruppo sociale, e dotate quindi di maggiore prestigio». L’élite è formata dai migliori. Nella IV stagione ci sono due opposti costretti ad incontrarsi (Regina-Tatcher e Carlo-Diana) che sono appunto élite e contro-élite. Sotto un altro aspetto, vediamo come l’aristocrazia sia stata soppiantata dalla borghesia e come i borghesi lascino il posto all’uomo della strada.

Si capisce che se uno pensa che non esistono più i migliori, in democrazia 1 vale 1 (sempre, anche al di là del voto), che ogni re è un simbolo del passato, che tutti possono essere classe dirigente, che i parlamentari possono essere sorteggiati, che la direzione di un’Asl possa essere fatta da chiunque o da un comitato, che la scienza sia un imbroglio e i vaccini non vanno fatti, che la terra è piatta ed è tutto un complotto della finanza mondiale e del neoliberismo, allora spazza via  la possibilità che in una società ci sia un gruppo di persone colte ed autorevoli. Noi italiani, come gli inglesi, non abbiamo più una classe dirigente perchè crediamo che non esista più l’elite: tutti possono fare tutto.

L’elite è stata sostituita dal “chiunquismo”, tutti possono cantare, recitare, dipingere, scrivere, dirigere la Fiat, presiedere il governo. Vedendo The crown capisci invece quanto per un popolo sia essenziale essere diretti, ogni giorno ma soprattutto nei momenti difficili e terribili, da un Winston Churchill in tempo di guerra, o da una regina di 25 anni che regna dopo suo padre. Questi personaggi speciali (per comodità li ho definiti élite) che passano alla storia, che cosa hanno in comune? The Crown lo spiega in tre parole: hanno l’essenza del dovere. Quando nella fiction Elisabetta spiega ai suoi 4 figli che da quando è diventata regina ha smesso di essere la loro madre per diventare la madre di tutti gli inglesi, quando il marito Filippo finalmente capisce che lui non è più un militare e un farfallone ma solo il “marito della regina”, lo spettatore capisce cosa significhi “essere più realisti di un re”. La differenza tra persone e personaggi, dicotomia che i media hanno allargato sino al limite più impensabile, noi italiani che abbiamo avuto Pirandello con le sue maschere dovremmo capirla. E invece no, vedo tante persone intelligenti e acute in giro (magari ancora convinte che un giorno saremo tutti uguali e che la classe operaia eliminerà le classi) le quali non capiscono più il valore delle Istituzioni, dei simboli, del carisma, del prestigio. Dei migliori.

Nel 2020 ai personaggi intendiamo sostituire le persone. I personaggi hanno l’essenza del dovere, le persone pensano a sè stesse. In un mondo pieno di diritti non sappiamo più cosa sia l’essenza del dovere che Elisabetta declinava in : sono al tuo servizio. Non lo capiscono più, ecco cosa spiega la serie, neppure i figli della regina, figuriamoci gli intellettuali italiani. I figli della regina vogliono farsi valere come persone, ma, pensateci, anche un ignorante come Di Maio pensa di poter fare il ministro, e Zingaretti e Salvini e Meloni e tutti pensano di poter assumere ruoli. Ma tu puoi ottenere il Potere e non avere l’Autorità. Si pensano come persone e vogliono aver successo ma non sono al servizio di nessuno se non di loro stessi. Vedendo The Crown si può capire, finalmente nel 2020, che non puoi andare dietro al popolo ma il popolo lo devi saper guidare. E per guidarlo hai bisogno dell’élite, di istituzioni guidate dall’élite ed è consapevole che se ci sei dentro hai dei doveri. Gente come Ciampi, Pertini, ecco la nostra élite. Adesso di uno come Ciampi direbbero: che schifo, è un tecnico. Insomma, quando sento in giro illustri commentatori che parlano di Conte come se fosse un “leader” credibile, capisco che la politica ha toccato il suo punto più basso. Noi abbiamo ancora bisogno dei migliori, non di uomini della strada.