Il Bonus scuola con la tessera punti

(27/6/2017)  L’assegnazione ai docenti del bonus è giunta al secondo anno, sono già disponibili analisi e rilevazioni nazionali sui criteri di attribuzione, così mi è capitato di leggere un commento della Flc Cgil di Bari. “Tommasì te piace ‘o presebbio?” “Num me piace“. A chi non piace il presepe, a quelli secondo cui “devono essere valutati solo gli alunni”, è inutile farli ragionare sul bonus. Così se la prendono con i comitati di valutazione che fanno criteri poco trasparenti, discriminanti e soggettivi, e applaudono alle scuole che lo distribuiscono a pioggia perciò “diventerebbe un incentivo all’intero istituto e al lavoro in team”.

9 docenti su 80 che prendono il bonus la considerano “una situazione-limite”. Num me piace. Oppure esaltano quei docenti che prendono il bonus e lo danno agli studenti. Non so se per spregio o carità pelosa. Infine, e la ritengo la cosa più tragica di tutte, lamentano che -gli insegnanti “troppo assenti” sono stati esclusi dal bonus, come se questo in qualche modo riducesse la qualità del loro insegnamento, discriminando a prescindere fra “assenteisti” e “presenzialisti”-. Num me piace.

Ecco la nitida foto della situazione scolastica italiana, un premio alla qualità  viene demolito e sbriciolato dal sindacato disponibile finanche a darlo ai troppo assenti. E perchè non agli eredi di quelli defunti? Una chiave di lettura c’è. In ogni scuola su 10 docenti 2 sono menefreghisti. Se i vari sindacati hanno da qualche decennio deciso di tutelare solo quei due, che sono gli unici iscritti che hanno, qualsiasi discorso viene filtrato attraverso il comprendonio dei 2, come se gli altri 8 non esistessero.

Da questa rapida carrellata una cosa appare certa, i sindacati approvano griglie o tabelle dove  gli indicatori siano oggettivi, così il dirigente farebbe il ragioniere: somma i punteggi autoassegnatisi dai docenti, i quali così vengono pagati 2 volte. Prima con il Fis per le attività e i progetti che fanno durante l’anno (alcuni progetti davvero inutili e virtuali) e poi con il bonus. Poi, con questi criteri oggettivi, distribuisce il bonus a tanti per mandare il messaggio: tutti bravi in questa scuola, tutto con-diviso. A parte che se il bonus vien dato a 50 prof, il 51° si chiederà comunque per quale motivo non sia rientrato nei 50, la domanda cruciale è se il bonus può essere un premio alla qualità e non alla quantità. Così è stato pensato, tant’è vero che sono vietate graduatorie d’istituto appese all’albo.

A monte dunque  i vari comitati di valutazione hanno prodotto tabelle con molteplici punteggi. La somma di tutti questi punteggi che risultato dà? Certamente non ci fornisce la qualità ma piuttosto la quantità. Un docente che ha fatto tante attività e progetti e corsi, accumula punteggio e tutto questo viene catalogato come “qualità”. In realtà è “quantità”, mentre tutti quelli che operano in una scuola sanno bene i nomi dei docenti di qualità.

Sono pochi fuoriclasse, in concreto i professori con buona reputazione, quelli per i quali gli studenti si iscrivono e chiedono quella sezione in cui insegnano. Ecco, il bonus potrebbe premiare i professori di qualità, che sono il valore aggiunto della scuola, così come la Juve si identifica in Dybala e non in Sturaro, anche se giocano nella stessa squadra.

Però, se non si vuol premiare la qualità reputazionale dei docenti, pochi come detto, si potrebbero premiare alcuni docenti perché realizzano il “valore aggiunto” che la scuola ha preventivamente individuato e specificato.

Ipotizziamo che una scuola identifichi questo valore, ciò che la contraddistingue rispetto alle concorrenti, in lezioni svolte in classe adoperando sussidi didattici e metodi specificati nel dettaglio dalla scuola. Ecco, i docenti sarebbero incentivati a cambiare, a comportarsi in un certo modo. Quegli altri che intendono continuare ad insegnare come vogliono loro, niente bonus. Invece nella realtà sta succedendo che vengono premiati docenti i quali accumulano punteggi facendo tante cose come vogliono loro. Il bonus è diventato simile al premio che ci dà la tessera punti del supermercato per i nostri acquisti. Li faremmo lo stesso anche senza tessera punti. Il difficile è far fare, per il bene comune, quello che uno spontaneamente non farebbe mai.