CALCIO/ Signora mia non ci sono più le magliette di una volta

Una delle frasi insensate che sentiamo ripetere da anni riguarda il calcio e siccome le dicono persone di gran talento conviene sviscerarle per capire com’è messo il mondo. “La maglia di una squadra è come la bandiera, la bandiera italiana quella è, non la puoi cambiare”. Questa opinione che ribadiscono ormai da anni autorevoli maitre a penser italiani mi mette i brividi perchè fin quando lo dice il tifoso della curva lo giustifichi, ma uno che sa e vive col marketing non può ragionare con il “fermate il mondo voglio scendere”. E’ del tutto evidente che la maglietta indossata dai calciatori (così come da tutti gli altri atleti) oggi la si vuole vendere al maggior numero di consumatori al fine di ottenere un introito. Se la Juve indossasse ogni anno la maglia bianco nera a strisce, la compri nel 1970 e la tieni per sempre. Come la bandiera che sventoli. Ma confondere maglia, logo e bandiera e volerle immutabili significa essere un troglodita. L’inconveniente poi delle magliette da gara (a strisce o come volete voi) è che sono acquistabili da chi le vuole indossare andando allo stadio, come segno di riconoscimento. Nessuno però si mette una maglia a strisce per andare a passeggio. Ecco allora che si studiano magliette da gara sempre più vicine a quelle indossabili tutti i giorni, se ne fanno ogni anno tre versioni, e insomma il tentativo è il merchandising, vendere il maggior numero possibile di magliette, non solo ai tifosi ma anche ai bambini, familiari, ecc. Quindi l’interista Michele Serra che confonde la maglietta con la bandiera e inorridisce per le righe zig zagate, il suo tempo farebbe bene ad impiegarlo per denunciare il vizio italico che è quello di non pagare le 80 euro che costa una maglietta originale ma i 15 che costa una copia di pessima fattura sul mercato nero.

Solo da noi c’è questo vizio facendo mancare alle squadre un ricavo che in altri paesi è notevole. Ma i tifosi napoletani, per dire, pretendono che i soldi li cacci ADL, loro per una maglietta spendono al massimo 5 euro. Che poi le magliette da gara italiane siano brutte dipende dai gusti dei presidenti e dei loro stilisti, solo quest’anno finalmente i numeri dietro saranno uniformati come già succede nella Premier. A proposito di numeri, la mia indignazione piuttosto va alla libertà di numero, un portiere che non porta l’1 e un centravanti con il 36 a me fanno inorridire, molto più che la terza maglia arancione della Juve che verrà.