L’ULTIMA PAROLA AI GIUDICI

Siamo alle solite e, come per un tic ormai incontrollabile, neppure ce ne accorgiamo. Succede una tragedia e con la scusa dello Stato di diritto, un pm indaga per vedere se le norme sono state tutte osservate. L’Italia allora si divide in amici dei giudici e amici degli indagati. Per me invece è il nostro sistema cavilloso che non funziona. I tre poteri devono stare in equilibrio, mi hanno insegnato, ma qui ce n’è uno visibilmente dominante perchè ha l’ultima parola sempre su tutto. Il totem intorno al quale la magistratura balla in tondo si chiama “sicurezza“, il monumento del cavillo. Se ricordate, i commissari lametini appena arrivarono a Lamezia dopo il terzo scioglimento di Fatima chiusero tutto e vietarono le manifestazioni. Mica scemi i burocrati, ho capito subito che erano in gamba. Ma scusate, perchè rischiare? Chiudere tutto è l’unico modo in Italia in tema di sicurezza per non avere guai. Su cosa infatti il pm Rota oggi indaga? Se occorresse chiudere prima. Chi doveva chiudere? Alla fine uno si trova, a casaccio. I giudici oggi vogliono sia garantita la sicurezza finanche sugli accadimenti imprevedibili. Un sindaco, che perse la figlioletta a San Giuliano, fu condannato a 2 anni e 11 mesi per non aver previsto cosa sarebbe successo alla scuola in caso di terremoto. E’ evidente che s’era fidato dei tecnici, magari sbagliando, ma il sistema lo condannò perchè il folle ha mandato a morte la figlia! Siamo fuori da ogni logica umana e grazia di Dio. Così oggi, dinnanzi alla pandemia che la scienza ha ignorato e non conosce, si deve trovare per forza un tizio al quale addossare la colpa dei lutti. I giustizialisti sono innamorati del rispetto delle norme. Ma le norme sono così tante e confuse e scritte male che devono, per essere applicate, prima essere interpretate. I giuristi sanno che ci sono migliaia di interpretazioni possibili (letterale, logica, storica, estensiva…) e infatti tutta la giurisprudenza fornisce una interpretazione dominante ma non una sola interpretazione certa. E poi c’è l’errore umano, che per i giudici non esiste. Tutti noi, tranne i giudici s’intende, possiamo essere condannati per un errore fatto in buona fede, o un disguido, un qui pro quo, un ritardo, una incomprensione, per semplice ignoranza o ingenuità, come quel sindaco Borrelli che mandava in quella scuola la figlia ignorando che una scossa di terremoto l’avrebbe fatta cadere. Grande è il disordine sotto il cielo, solo i giudici non lo sanno. Allora la contraddizione insanabile dell’Italia è che vige il “qualcuno deve pagare”. Ma sappiamo anche che qualcuno autore di stragi inenarrabili non paga mai. Per colpa mia?