ASCOLTATE CRISANTI, L’UNICO AD AVER CAPITO TUTTO

(Corsera, intervista di Pasqualetto) Professor Andrea Crisanti, il primario Alberto Zangrillo sostiene che il virus clinicamente non esiste più. Cosa ne pensa?

«L’ epidemia non è come un terremoto o un’ inondazione. È un evento dinamico, si muove nel tempo e non si possono trarre delle conclusioni definitive da una singola osservazione. Non ha senso dire che il virus non esiste più, a tutti i livelli: è una follia. Per me esiste. Se il professor Zangrillo fosse andato a Vo’ la prima settimana di gennaio probabilmente avrebbe detto che il virus clinicamente non esisteva. E poi si è visto quello che ha fatto. La verità è che sappiamo troppo poco sui suoi comportamenti per arrivare a una determinazione».

In linea con Zangrillo c’ è anche il dottor Massimo Clementi che a Milano dirige il laboratorio di virologia del San Raffaele e sostiene di aver rilevato una minore «capacità penetrativa» del Covid. Dissente anche qui?

«No, su questo concordo ma è un discorso diverso. Se noi usiamo le mascherine e il distanziamento, si abbassa la carica virale e la capacità penetrativa scende».

Il virus sta mutando?

«Tutti i virus mutano. Esistono delle varianti che, come in una selezione darwiniana della specie ma con tempi molto più veloci, si impongono sulle altre e si moltiplicano. Il problema è che non abbiamo ancora abbastanza conoscenze per dire quali siano».

I dati comunque confortano. Cosa prevede per le prossime settimane?

«Assumendo che ci sia buonsenso da parte di tutti, con il fatto che il virus è sensibile alla temperatura, penso che dovremmo avere un’ estate relativamente tranquilla».

Una certezza, dunque, c’ è: il virus è sensibile alla temperatura

«Gli altri coronavirus lo sono, come la maggior parte delle infezioni respiratorie. In estate cambiano anche le abitudini, si sta all’ aperto, le micro goccioline si disidratano più rapidamente. Tutto questo naturalmente concorre a bloccare la trasmissione».

Anche lei vede probabile un ritorno dei contagi in autunno?

«La possibilità è elevata e non mi farei trovare impreparato».

Come?

«Bisognerà avere la capacità di intervenire anche nelle parti più remote d’ Italia in maniera estremamente aggressiva, stile Vo’. Ci vogliono laboratori mobili che possano fare tamponi. Ogni piccolo focolaio, una zona rossa».

A proposito di Vo’, si sa qualcosa dell’ indagine sierologica?

«Abbiamo trovato 50 persone positive al sierologico che erano sempre risultate negative ai tamponi. Questo significa che erano state infettate e avevano da tempo superato la malattia sviluppando gli anticorpi. Dai nostri calcoli il virus è entrato in Italia alla fine della prima settimana di gennaio».

Come vede la ripartenza?

«Bah, la vedo come un compromesso sul rischio che si ritiene accettabile dal punto di vista politico».

Fosse stato lei a decidere?

«Avrei preso le due-tre regioni con più casi e avrei aspettato altre due settimane per vedere cosa succedeva. C’ è troppa voglia di gettarsi tutto alle spalle e di ripartire come se non fosse successo nulla quando invece il virus non è sparito».

Come va con Zaia?

«Ho ricevuto dei messaggi di chiarimento».