C. ROCCA UN SONDAGGIO FA CAPIRE LA FOLLIA DEL PD

I sondaggi sono come la droga, sappiamo tutti che fanno male alla salute, in particolare a quella pubblica, ma non ne possiamo fare a meno. E così, questa mattina, si immagina una grande eccitazione nei corridoi della politica romana per la nuova rilevazione demoscopica di Skytg24, affidata a YouTrend, che assesta un’eventuale Lista Conte intorno al 14,3 per cento dei consensi (quattordici-virgola-tre!) con un bacino potenziale del ventiquattro per cento. Non male per il segnaposto della Casaleggio Associati scelto nel 2018 per fare da vice ai due vicepremier Salvini e Di Maio e poi, grazie a una formidabile congiunzione astrale, diventato il beniamino della stampa e della politica italiana.

Il Parlamento scadrà nel 2023 e naturalmente da qui a quella data potrà succedere qualsiasi cosa, ma senza dubbio oggi Giuseppe Conte è il protagonista principe dello scenario politico italiano, una figura istituzionale, mi perdonino le istituzioni, che davanti a sé ha anche diverse strade possibili da percorrere: guidare una lista tutta sua, fare il leader dei Cinque stelle oppure il «fortissimo punto di riferimento di tutte le forze progressiste», secondo la famigerata definizione di Nicola Zingaretti.

Senza necessariamente escludere l’ipotesi che le alchimie parlamentari prossime venture possano riportarlo a guidare un governo sovranista-populista, il Conte tre, più simile al Conte uno che al Conte due. C’è anche l’ipotesi Presidenza della Repubblica, nel 2022, ma speriamo che per quella data Iddio onnipotente trovi il modo di perdonarci e di farci la grazia.

Il sondaggio di Skytg24, arrotondando le percentuali, rivela che Conte porterebbe il partito di Casaleggio intorno al venti per cento, un punto in più rispetto al Partito democratico. Lo scenario più interessante però è quello della Lista Conte autonoma, e non solo per il notevole consenso che sembra raccogliere il Presidente del Consiglio, ma per gli effetti sui Cinque stelle e, soprattutto, sul Pd.

Secondo il sondaggio, infatti, Conte prenderebbe il quattordici e rotti per cento dei voti, i Cinque stelle quasi il dieci per cento e il Partito democratico il sedici e spiccioli. Insomma, la strategia Bettini-Zingaretti-Franceschini dell’alleanza strategica e permanente con i Cinque stelle riuscirebbe in un solo colpo a raddoppiare il numero dei partiti grillini, a riportarli al 24 per cento dei consensi e a far precipitare il Partito democratico a quasi tre punti percentuali sotto il pessimo risultato di Matteo Renzi del 2018.

Va da sé che, in entrambi gli scenari, il primo partito è la Lega e l’alleanza di centrodestra varia tra il 47 e il 49 per cento dei voti. Insomma, un capolavoro.
I sondaggi, appunto, fanno male, ma in questo caso potrebbero avere l’effetto benefico di svegliare la paciosa ala riformista del partito (leggete l’ottimo intervento di Tommaso Nannicini oggi su Linkiesta) e magari anche convincere i leader del Pd che la strategia di favolosa alleanza con i Cinque stelle è favolosa solo per i Cinque stelle e per Salvini, molto meno per il Pd e per il paese.