COME VIVREMO DOMANI? PRENOTANDO TUTTO

La differenza tra italiani e tedeschi si vede ad uno sportello. I tedeschi si dispongono subito in fila indiana, gli italiani formano un semicerchio affollato. Dobbiamo diventare subito tedeschi perchè non torneremo alla vita di prima, a meno che un vaccino nel 2021 non sia disponibile per tutto il mondo (e se i guariti si riammalano?), ma potremo utilizzare l’app, “il passaporto” per uscire di casa. Si chiamerà probabilmente StopCovid19, scrive Riccardo Luna. Se non ci saranno intoppi la app non sarà pronta prima di metà di maggio 2020. E allora andrà scaricata. Perché il tracciamento digitale dei contatti sia efficace, è stato calcolato che dovranno usarla almeno sei italiani su dieci. Una volta che un fruitore della app venisse riscontrato positivo al virus, le autorità possono ricostruire la mappatura delle persone che ugualmente sono a rischio di contagio, e avvisarle di mettersi in quarantena. Utilizzo su base «volontaria» e raccolta dati in forma «anonima e aggregata», raccomanda la Commissione Ue per lo sviluppo di app contro il contagio. Nel frattempo però, per finire il “lockdown” senza creare nuovi collassi del sistema sanitario, vanno avviate altre 2 azioni: test diffusi ed effettivo isolamento dei contagiati. Parte a fine aprile il programma nazionale di test rapidi sierologici (una puntura sul dito, esito in 8 minuti) per mappare a campione la popolazione italiana e vedere in quale percentuale è immune al Sars-CoV-2. Un’operazione fondamentale per prepararsi alla fase 2 e a quella successiva, la fase 3 quando potremmo pensare di riorganizzare una vita più prossima alla normalità. Tra la seconda e la terza settimana di maggio il lavoro dovrebbe essere completato. Si tratta di sottoporre tra i 150 e i 200 mila cittadini all’analisi che consente di rilevare la presenza di anticorpi al virus e quindi di capire se un individuo ha avuto l’infezione pur non accusandone i sintomi e dunque il suo organismo ha «reagito» all’aggressione esterna. E’ facile prevedere allora che, se ci saranno mascherine e guanti per tutti, termoscanner tamponi e reagenti per tutte le necessità (tutti elementi ancora indefiniti), l’app-passaporto che riporterà il nostro stato di salute potrebbe consentirci di accedere dovunque. In Cina una app sul telefono traccia i tuoi spostamenti e certifica il fatto se sei idoneo ad andare in giro oppure se devi stare in quarantena. Inoltre certifica quando si è finita la quarantena: la app diventa verde e finalmente puoi uscire. Se invece ti muovi con l’app rossa sono guai.

Tutti e dovunque però, va precisato, su prenotazione. A cominciare dal supermercato. Ti prenoti con un’app o da remoto. Il servizio ti consente non di saltare la coda, ma di prenotare il proprio posto in una «fila virtuale»: il cliente riceve una notifica dall’app o un sms in prossimità del proprio turno. Oppure ti prenota in un orario, che è uno slot di 30 minuti, e accreditandosi e mostrando il codice (su cellulare o stampato) al personale all’esterno del negozio si entra saltando la fila. Vuoi andare in un lido balnerare? Prima devi prenotarti l’ombrellone e all’ingresso mostrare il cellulare con il semaforo verde. Così come dovrà succedere al ristorante, al cinema o a teatro o ad un convegno.  
Come hanno scritto in un appello in dieci punti 70 medici di famiglia lombardi, “bisogna tracciare subito sul territorio tutti i casi di pazienti positivi a domicilio». E poi: «Dotateci di attrezzature di protezione adeguate al compito di visitare pazienti sospetti senza rischiare una nuova ecatombe: i dispositivi di protezione sono forniti tutt’ora in quantità del tutto insufficienti a garantire la riapertura in sicurezza degli studi medici”. L’unica cosa vietata resterà l’assembramento, da concerto o da stadio. A teatro o al cinema è facile, la compagnia teatrale non potrà fare uno spettacolo per 500 persone ma magari 5 per 100. Quello che sarà difficile è predisporre le scuole. La Merkel da metà aprile fa riaprire le classi superiori e lascia a casa i bimbi. In Italia non si sa. Va bene i doppi turni, 2 turni da 500 persone invece che uno solo per 1000, ma vanno ripensate le aule con il distanziamento, le mense, i laboratori. E come si farà nei corridoi e negli spazi comuni per distanziare studenti abituati a stare a contatto, a toccarsi, a parlarsi da vicino? E all’entrata e uscita da scuola, come si farà con i genitori abituati ad accalcarsi?

In conclusione, agli italiani, per la legge del contrappasso, toccherà abituarsi a lunghe code in fila indiana, e nessuno sa come potremo fare con i trasporti pubblici, dove la folla la fa da padrone. L’unica cosa sono sistemi conta-persone per riempimenti di mezzi al 60%. Cercasi buttafuori.

PS= Il partito “E i vecchietti come fanno con l’app?” vive e lotta insieme a noi. E lo sentiremo, e come se lo sentiremo.