AFFIDIAMOCI A DRAGHI, SENZA PERDERE TEMPO

Come evitare di morire per il virus o per gli stenti? Si intravede anche la possibilità reale di una guerra civile. Da una parte i garantiti, dall’altra imprese costrette a chiudere, disoccupati e lavoratori in nero (quanti sono realmente?). Il rischio di sommosse è evidente ma alle sommosse non parteciperanno soltanto quelli che cercano cibo, ci saranno anche tutti quelli ( come vuole Grillo) che vogliono comunque una pensione detta “reddito di cittadinanza” (ormai tutti si sono abituati all’idea che lo Stato in tempo di pace ti deve dare un reddito mensile anche se non lavori; tanto più se sei in guerra ma devi stare a casa, sempre meglio che al fronte o nelle trincee). Lo dico oggi prima che sia troppo tardi.
“Nelle prossime settimane e mesi assisteremo plausibilmente a un conflitto fra opposte «filosofie economiche», fra opposte idee su come impiegare il denaro pubblico. Quel conflitto deciderà del futuro del Paese per i decenni a venire”, ha scritto Angelo Panebianco.  Il piacione Conte sta facendo il suo gioco personale per scongiurare l’avvento di Draghi, l’unico che ha l’autorità, la competenza economica e il carisma per governare l’Italia in questa guerra, attraverso un governo di tutti. «Ho riempito un formulario on line con i dati dell’ azienda, ci ho impiegato una decina di minuti. Il giorno dopo sul nostro conto bancario sono arrivati 300mila franchi (circa 285mila euro, ndr)». Ecco cosa ha detto un manager italiano, Michel Cohen, fondatore del gruppo milanese Dentalpro. Solo che a erogare i fondi in 24 ore non è stato il suo Paese, l’ Italia appunto, ma la Svizzera. In Francia è lo stesso. Il nostro problema, la pandemia lo ha dimostrato, si chiama burocrazia. Ma ancor prima della pandemia sono decenni che l’economia italiana non cresce per colpa della burocrazia: se Conte mette a disposizione delle imprese 400 miliardi il nostro storico problema è la “velocità”, in quanto tempo arriveranno prima che sia troppo tardi?
Zingaretti e il Pd non sono affatto convinti che Conte possa dirigere la ricostruzione. Da qui viene la richiesta sempre più pressante di un commissario per la ricostruzione. È una questione di fiducia. Il Pd non ne ha. Renzi ancora di meno. I Cinque Stelle vanno per conto loro e indicano nel reddito di cittadinanza l’ unica soluzione. Nessuno però se la sente davvero di cambiare in corsa. Il risultato è che all’interno della maggioranza le frizioni stanno diventando quotidiane. Quando si è in guerra un paese non può dividersi tra governo e opposizione (tra l’altro disposta a tutto per acquisire consensi costi quel che costi). Ecco perchè non c’è un attimo da perdere, il pd e Mattarella senza indugi debbono tagliare Conte, coinvolgere Giorgetti e Zaia (il Veneto è la Regione che si è mossa meglio nella pandemia) e offrire la guida del governo a Draghi. Solo lui, magari in una compagine con Vittorio Colao, Cottarelli e altri fuoriclasse di cui l’Italia dispone, può trattare con i tedeschi e ricostruire la nostra economia. Di Maio sarebbe felice di tornare con la Lega in un gabinetto di guerra (altro che di unità nazionale!). Una situazione di guerra con un debito pubblico che sfonderà il 150% sul pil (se va bene), non può essere governata con un’Italia politica divisa. Solo Draghi può essere il collante, governare col suo prestigio la ricostruzione e abbattere il mostro della burocrazia che insieme con il debito è il nostro bubbone. La pandemia può essere per noi l’unica opportunità per diventare un paese normale, ma abbiamo bisogno di schierare un fuoriclasse che tenga a bada Salvini e Meloni, grillini e industriali. Subito dopo si darà la parola agli elettori. Sapete gli unici che sarebbero contro Draghi e a favore di Conte? Travaglio e Padellaro. Ma bisogna far presto, altrimenti perdiamo altro tempo prezioso che già ci costò moltissimo per capire e fronteggiare il virus. Il piacione che torni ad insegnare a Firenze, è quello il suo posto.

Qualcuno, in buona fede, capisce adesso l’occasione perduta del referendum del 4 dicembre 2016? Oggi tanti opinionisti che pur hanno votato NO propongono di cambiare l’assetto della nostra Repubblica. Quello basato su venti Regioni, ottomila Comuni e centomila lacciuoli amministrativi ha il passo del secolo scorso, troppo lento quando occorre decidere: ha ragione Beppe Sala. È un feroce stress test dei nostri sistemi questo virus. E non mette sotto pressione solo terapie intensive, relazioni lavorative e reti mediatiche; non sfida soltanto la resilienza delle nostre imprese e la nostra reazione all’isolamento. Sono gli equilibri istituzionali dell’Italia i primi a sentire la scossa. La crisi ha enfatizzato il già precario rapporto tra centro e periferia, soprattutto in materia di sanità ed emergenza nazionale. Provvedimenti contraddittori ed estemporanei si sono accumulati ogni giorno dalla Lombardia alla Sicilia. Avvertendolo da uomo delle istituzioni, il sindaco di Milano ha lanciato, in un’intervista al direttore della Stampa, l’idea di una Costituente per ridisegnare il Paese. Ma davvero? L’Italia, il paese delle occasioni perdute