L’ITALIA IMPREPARATA

(Aldo Cazzullo, Corsera, 27/3/2020) Questo non ci impedisce di far notare che l’Italia si è fatta trovare del tutto impreparata all’epidemia. Non siamo riusciti neppure a proteggere medici e infermieri. È incredibile che tuttora non si trovi amuchina in farmacia, alcol disinfettante nei supermercati, e soprattutto le mascherine.

Ogni giorno riceviamo lettere di imprenditori o amministratori locali che si ingegnano per trovarle, lottando contro la burocrazia (il vicesindaco di Sommariva Bosco, ad esempio, ha fatto fare 3.500 mascherine a un laboratorio artigianale, per tutte le famiglie del suo paese). Mi ha colpito la testimonianza dell’infermiere dell’ospedale Sacco di Milano, raccolta sul Corriere da Gianni Santucci: spiega bene perché un ospedale preparato non sia divenuto focolaio, a differenza di troppi ospedali lombardi. Lo stesso infermiere denuncia che i malati arrivano al pronto soccorso con i polmoni già compromessi. Ci credo: si fanno troppi pochi tamponi. È evidente che non si possono fare a tutti. Ma qui si fanno solo in fase di ricovero. Ora, è chiaro che la gente non ama farsi ricoverare in ospedale; a maggior ragione in un momento come questo; ma quando va in ospedale a volte è troppo tardi.

Più che i droni — come fa un drone a sapere se sto andando da un genitore morente o al mare? — serve materiale sanitario per mettere in sicurezza almeno medici, infermieri e pure poliziotti e carabinieri.