Perchè in un paese di finti poveri vincono i populisti

(26/12/2019) A fine 2019 possiamo concludere che l’unica differenza tra Salvini e Zingaretti è data dai migranti? Prendiamo un discorso tipico della sinistra,  la disuguaglianza sta crescendo. Vero, ma è anche vero che il nostro problema è avere troppi finti poveri in uno Stato inefficiente. Non ci credete?

1) Il 49,29 di italiani (dichiara che) non ha reddito e non versa un solo euro di Irpef. Gli incapienti (quelli che non arrivano a 8000 euro l’anno) sono 3 milioni.

2) Un altro 14% di italiani paga imposte insufficienti per pagarsi la sola sanità.

3) Infine un dato incredibile e fondamentale: ben 36 milioni di italiani dichiarano di vivere con redditi inferiori ai 20 mila euro lordi all’anno (con poco più di 1000 euro al mese)!

Ecco spiegato perchè il discorso sulle tasse, sulla pressione fiscale, alla stragrande maggioranza degli italiani non interessa. Bene, questa maggioranza magari vive nelle periferie e non nelle Ztl, è pensionata, si arrangia con il lavoro nero o con piccoli lavoretti, fa doppio o triplo lavoro, non sopporta i migranti e stravede per Salvini  Meloni e Di Maio. Nel 2013 in Portogallo c’era la Troika e un governo di centro-destra decise, con il programma “e-fatura”, di debellare la spaventosa evasione fiscale. Ci sono riusciti perchè questo succede quando al governo vi sono riformisti e non estremisti. Il pd e Renzi sono dilaniati da anni in questa scelta: essere riformisti o estremisti? Essere riformisti significa fare come il Portogallo, abbattere l’evasione e far emergere il lavoro nero, significa per le Regioni meridionali ripianare una volta per tutte il debito sanitario, per i comuni evitare i dissesti. Oppure pensate ai falsi invalidi: certificati falsi per far avere ai loro assistiti l’invalidità civile, pensioni di inabilità, indennità di accompagnamento, benefici della legge 104: un sistema collaudato per fregare lo Stato che l’Inps non riesce nemmeno a scalfire tanto è pervasivo (si veda inchiesta “Pathology” del 2018 della procura di Patti)

In Italia non è questione di destra sinistra o casaleggi, un governo perde consensi in questo 60% degli elettori se fa la lotta all’evasione fiscale o chessò all’abusivismo edilizio o ai falsi invalidi. Ripristinare l’equità fiscale è l’aspettare Godot del sistema politico italiano.  L’evasione fiscale ci sembrava il derivato dell’assistenzialismo democristiano ma anche dopo che il “centro”  è scomparso riportare l’evasione fiscale a livelli europei non è un obiettivo praticabile sul piano elettorale: salvi l’Italia ma  perdi le elezioni. Salvini e Zingaretti non possono scontentare i finti poveri, cioè la porzione più grande degli elettori, per cui tutti (Di Maio è un disco rotto) ripetono come un mantra l’identica bugia: “Dobbiamo combattere i grandi evasori, le multinazionali, non i piccoli evasori”. Tale affermazione è semplicemente falsa perchè i lavoratori autonomi e i piccoli imprenditori evadono in media il 69,6% dell’Irpef dovuta mentre le società non pagano il 23,9% (solo il 18% dell’evasione ha a che fare con impreviste difficoltà mentre il restante 82% è omessa dichiarazione).

Pur in presenza di metà della popolazione italiana che non versa 1 euro di Irpef, cioè vive senza redditi (i veri oppressi sono i 5 milioni di italiani che guadagnano da 35 mila euro in su), se guardiamo ai temi politici economici più importanti (debito pubblico, austerità e sviluppo, pensioni e welfare, interventismo statale anni ’70)  neri e rossi condividono l’identico schemino mentale. Per risolvere ciascun problema lo Stato deve spendere di più. Come migliorare l’istruzione (Fioramonti docet)? l’occupazione; la sanità? la cultura? Spendete più soldi, ecco la ricetta miracolosa. Aumentate gli stipendi. Investite. Prima conclusione provvisoria: chi è contro l’UE lo è perchè non ci fa spendere di più. Sull’Ilva di Taranto ( o sull’Alitalia) perderete solo tempo a cercare sulla stampa “soluzioni” diverse e alternative tra l’estrema destra italiana (Lega e Casapound, per esempio) e l’estrema sinistra (un nome su tutti, Fassina, ma potrei aggiungere tutti i comunisti rimasti sino a Bersani): tutti vogliono che lo Stato italiano intervenga, metta soldi ( ma uno Stato non possiede risorse proprie, dispone di ciò che sottrae ai cittadini attraverso la tassazione), chiuda l’Ilva e gli operai vengano occupati per risanare l’ambiente. E tutti vissero felici e contenti a spese dello Stato e cioè a spese dei 5 milioni di italiani che pagano le tasse. Il pozzo senza fondo dell’Alitalia sta lì a dimostrare da decenni questo mio discorso. Qualcuno propone di farla finita una volta per sempre?  Tutti hanno riscoperto la “mano pubblica” e combattono il “neo-liberismo”, il nemico che ha preso il posto del famoso “complotto demo-pluto-giudaico-massonico”.  Quello che si deve capire è che gli estremisti godono di un consenso non solo, come si dice, per le paure che suscitano, ma anche perchè la loro bandiera è: più spesa pubblica, abbasso l’UE che non ce la consente. Chi li vota, cioè tutti quelli che, a torto o ragione, non pagano o pagano spiccioli  di Irpef,  sa che potrà continuare a non versare nulla e chiede che i problemi si risolvano spremendo di più quei 5 milioni ( di cui i ricchissimi sono 500mila) che pagano senza ticket e agevolazioni (ecco “quota 100” e reddito di cittadinanza per l’appunto). Ci sono da tempo proposte concrete (sul blog ne ho già parlato) ma gli evasori possono stare tranquilli, nessuno si occupa di loro perchè ci sono sempre cose molto meno importanti di cui occuparsi (vedi il tema della prescrizione). Intanto il rapporto debito-Pil è al 135% (in Spagna al 98%), nel 2019 abbiamo pagato 58 miliardi di interessi, la Spagna 25. Durante quindici anni abbiamo avuto 9 ministri dell’economia (destra e sinistra) uniti da una sola cosa: aumento del debito di 50 miliardi all’anno

NB: Dice Bertone, il re delle acque minerali (Sant’Anna) «Noi, e intendo le aziende che le tasse le pagano, già versiamo più di Amazon e Google. È possibile che, invece di incentivarci a crescere, si accaniscano? Quei signori devono capire che, prima di fare una legge, bisognerebbe studiare industria e mercato e verificarlo, se quel che chiedono è sostenibile. Come la plastic tax. Che senso ha? Non sarebbe meglio fare come la Germania, che fa pagare una cauzione ma ha messo su una rete di raccoglitori “intelligenti” che gestiscono differenziazione e rimborso? Perché mettere in ginocchio un intero settore, perché non dare all’industria il tempo di adeguarsi?».

Su un totale di 25,7 milioni di famiglie, di cui 8,5 milioni (il 33%) unifamiliari, sono meno di un milione le famiglie che attualmente percepiscono il reddito o la pensione di cittadinanza: 871.565 prendono il primo (551 euro in media al mese) e 118.218 la seconda (237 euro). Totale: 989.783 per un numero complessivo di beneficiari di 2.365.586, secondo i dati on line aggiornati al 10 febbraio 2020.

La classe media italiana conta 20 milioni di adulti ( in mezzo tra i più poveri ed i più ricchi) e ha un reddito medio di circa 34.500 euro lordi annui, ovvero il 46% del reddito nazionale. Su 16 milioni di pensionati la metà non paga imposte. Su 164 miliardi incassati con l’Irpef, ben il 57,88% lo pagano il 12,28% di contribuenti (quasi 5 milioni, quelli con redditi superiori ai 35 mila euro annui); mentre il 45,19 di dichiaranti paga il 2,62%. Il 10% di tutta l’Irpef viene versata dal 60% dei contribuenti, lavoratori dipendenti compresi.