LA GIUNTA MASCARO 2019 E I DON CHISCIOTTE

Vorrei prendere spunto dalla composizione della giunta Mascaro 2019 per affrontare un tema politico generale che è il seguente: Una persona seria e competente deve impegnarsi  a Lamezia per amministrare la cosa pubblica? La mia risposta è stata sempre negativa (partireste per scalare l’Everest in costume da bagno?) e mentre rispetto tutti quelli che sentono come un dovere morale apportare il proprio contributo politico, tento di spiegare di nuovo e meglio il perchè io consideri tante persone rispettabili che si cimentano e si sono cimentate al Comune di Lamezia soltanto dei personaggi letterari: semplici don Chisciotte. Di questa giunta appena delineata posso parlare delle persone che conosco, Bevilacqua, Zaffina, Gargano, Luzzo ed essendo professionisti di rilievo dico subito che io li avrei visti bene anche con Guarascio, in altri termini con una maggioranza alternativa. Dato atto dunque all’avv. Mascaro che questi nomi del 2019 sono all’altezza di un rinnovato impegno e magari anche gli altri, che non conosco, daranno il loro valido contributo, resta la questione politica sulla quale mi sono soffermato più volte in questi anni e che spiega il mio assoluto disincanto per le questioni comunali (sono molto più interessato alle sorti del governo nazionale che considero decisive per le sorti di questo Paese). Cominciamo con una semplice constatazione, Mascaro già nel 2015 utilizzò altri professionisti di valore e tutto finì in un turn-over ampio quanto quello di De Magistris a Napoli. La seconda constatazione  concerne le scelte politiche-amministrative perchè, per fare un solo esempio tralasciando i dossier scottanti (Sacal, rapporti con Catanzaro, rom, ecc…), la questione  della Tari tornata con Mascaro dalla Multiservizi alla gestione del Comune sta a dimostrare come si possa far danni senza accorgersene: il risultato è stato che nel 2018 la Tari ha dimezzato il gettito rispetto ai 7 milioni incassati con la M., e 4500 lettere di contribuenti sono tornate indietro per indirizzo sconosciuto: vicenda dal mio punto di vista oltremodo istruttiva e significativa di cattiva amministrazione. Con questo esempio arrivo al punto vero della questione politica comunale, di cui ho sempre parlato e scritto almeno dal 1994 in poi.

I nostri don Chisciotte, non so bene per quale ragione, vengono condizionati  a tal punto da essere trascinati in un mondo fantastico, nel quale si convincono di essere chiamati a diventare cavalieri erranti. Studiate il caso reale di un giovane avvocato non migliore o peggiore di tanti suoi colleghi di Lamezia, si chiama Virginia Raggi e le è toccato il compito di amministrare Roma. Questi cavalieri si mettono quindi in viaggio, come gli eroi dei romanzi, per difendere i deboli e riparare i torti. Nella loro follia  trascinano con sé amici e colleghi del posto, tanti Sancio Panza, cui promettono vantaggi se accetteranno di essere scudieri. Come tutti i cavalieri erranti, ogni Don Chisciotte sente la necessità poi  di dedicare a una dama le sue imprese.

Purtroppo per i Don Chisciotte, Lamezia del suo tempo non è quella della cavalleria e nemmeno quella dei romanzi picareschi che piacevano a  Perugini e per l’unico eroe rimasto le avventure sono scarsissime. Inizieranno quindi a scambiare i mulini a vento con giganti dalle braccia rotanti, i burattini con demoni e così via. Combattendo questi avversari immaginari risulteranno sempre sonoramente sconfitti,  suscitando pure l’ilarità delle persone che assistono alle loro folli gesta. Ma se i don Chisciotte scambiano le loro fantasie per realtà, qual è la realtà? Lo dico subito ripetendo per l’ennesima volta un paradosso (leggete il rapporto IlSole24ore 2019 sulla qualità della vita nelle città) : se i sindaci Raggi e Sala si scambiassero i rispettivi comuni, la Raggi diventerebbe bravissima e Sala un incapace. Intendo dire che la macchina amministrativa di Milano è così efficiente che anche un don Chisciotte non apparirebbe tale. Da Roma in giù il problema amministrativo principale è dato da “comuni” piccoli e grandi con personale (impiegati, dirigenti, tecnici, operai) inefficiente o scarso, sul quale la politica non può influire più di tanto. Voglio essere ancora più chiaro raccontando un episodio vero che riguarda la prima giunta Speranza del 2005. Essendo convinto che il personale comunale non risponde a logiche aziendali, per la sua composizione, i sistemi di reclutamento, gli interessi corposi di vicinanza a questo o quello, quando Gianni Speranza stava formando la sua prima giunta dissi che gli assessori  erano tutti sbagliati, perchè inesperti, e che in ogni caso mancava tra essi Petronio. La mia affermazione apparve (mi succede spesso) paradossale ma ero convinto che Petronio, invece di lasciarlo fuori e dover così contenere per anni i suoi attacchi, fosse preferibile averlo dentro perchè così almeno qualche impiegato a lui avrebbe risposto. E’ passato tanto tempo ma il come guidare una macchina comunale  che è senza benzina, con ruote sgonfie e senza sterzo, resta un’avventura da don Chisciotte. Chiunque faccia il sindaco e l’assessore da Roma in giù è destinato a far la fine dell’hidalgo di Cervantes. Per proporre un esempio calcistico, se la squadra è scarsa tu puoi cambiare tutti gli allenatori che vuoi, ma i miracoli non avvengono. La politica italiana infatti non risolve problemi (non amministra, cioè) ma si riassume nel “ci penseranno quelli dopo di noi” (a Lamezia si dice “scura oji e veni dumani”). Con la nuova giunta Mascaro sono sicuro che solo Luzzo abbia l’esperienza giusta per affrontare la realtà amministrativa, un problema che a me sembra facile da capire ma irrisolto come in matematica la congettura di Goldbach.