STORIA DI UN MATRIMONIO DI NOAH BAUMBACH

Avete bisogno adesso che sta per finire il 2019 di un film intelligente, romantico, profondo, simpatico? Avete una sola possibilità, vedervi (su Netflix) quello scritto e diretto da Noah Baumbach, interpretato da Scarlett Johansson e Adam Driver. Cominciamo dai due protagonisti. Per me erano incapaci di recitare prima di averli visti interpretare questo film. Lui capellone con la faccia imbalsamata, lei bellissima ma con la testa troppo grande: qui sono favolosi, bellissimi, indimenticabili. Lui canta alla fine una canzone, “Being alive” (la musica del film sono di Randy Newman), che diventerà un classico come “Singing in the rain” o”My life”. Baumbach (1969) (che fisicamente è un Adam Driver più bello) lo adocchiai nel 2004 come sceneggiatore con Wes Anderson di “Le avventure acquatiche di Mr Zizou” e poi adottai il suo film del 2005 “Il calamaro e la balena”, un altro film sul divorzio (dei suoi genitori) che fu la prova generale di questo. I tre avvocati, la odiosa Laura Dern, l’amabile Alan Alda, il cinico Ray Liotta;  il bambino Azhy Robertson; l’assistente sociale; non c’è un solo attore che non dia il meglio di sè e non resti nella memoria. Non fate caso a chi vi richiama in causa il famoso “Kramer contro Kramer”. Baumbach scrive e fa recitare a Driver e Johansson una scena che rimarrà nella storia del cinema, due coniugi che parlano del loro matrimonio per trovare senza avvocati un accordo sul divorzio. Qui abbiamo la scrittura di un Ingmar Bergman impastata con la classe di Wes Anderson. Se Liv Ullmann era la musa di Bergman in quel suo film “Scene di un matrimonio” del 1974, qui Scarlett Johansson (che girava il film e intanto stava divorziando per davvero) trova il suo Pigmalione che l’ha stregata molto meglio di quanto abbia saputo fare un Woody Allen. Un film che vi resterà nel cuore (magari quanto “Roma” di Cuaron) perchè quando l’intelligenza, la scrittura e la poesia si fondono insieme, succede il miracolo. Vedendolo infine, vi renderete conto che Baumbach non è soltanto un drammaturgo di rango, ma un regista capace di inquadrature precise, nette, simboliche, geniali come quelle del suo amico mattacchione Wes Anderson