QUELLE SCUOLE CONTESE DAI SINDACI

Una delle cose meno raccontate e quindi nascoste all’opinione pubblica resta il rapporto delle scuole (primarie e medie) con i sindaci e i politici in genere. La scuola “reale”, quella che non arriva sui giornali e in tv, è quella vissuta da dirigenti scolastici alle prese con strutture fatiscenti o insicure, o con sindaci padri padroni dei locali scolastici e quindi capaci di tutto. Un sindaco voleva che a comando un’intera scuola fosse messa a sua disposizione interrompendo la didattica: i locali sono i miei, vabbene? Tutto il tempo da dedicare all’insegnamento e alla cura dei bambini e ragazzi viene sprecato in estenuanti lotte con sindaci e amministrazioni comunali impegnati in “presidenze” da difendere a tutti i costi, dimensionamenti da evitare, accorpamenti da fare a prescindere, soprattutto in vista di campagne elettorali. Scuole contese, smembrate, incorporate, spostate, la scuola A deve essere accorpata con la scuola Z e non con la B; l’Italia degli ottomila comuni che si contende locali scolastici e presidenze e targhe in un gigantesco risiko, la segreteria qui e la scuola a 30 chilometri, lavori di ristrutturazione pur finanziati che non cominciano mai, la “ditta traslochi” in perenne mobilitazione con presidi, docenti, bidelli, genitori in prima persona a spostare banchi, suppellettili, archivi. Quando mi raccontavano e mi narrano queste storie, il tempo mi pare che si sia fermato e non so più dove vivo. Ricordo tanti anni fa Giovanni un mio amico preside di una scuola media che si presentò ad una riunione indetta dal comune di Lamezia per spiegare il “dimensionamento”. Teneva sotto il braccio un ingombrante rotolo di carta e sedeva pensieroso nella sala, eravamo a Sambiase. Ad un certo punto chiese la parola e srotolò sul muro quella che era una grande cartina della città. Potè così far capire, indicandole sulla carta, l’insensatezza di una scuola elementare che si voleva accorpare ad una scuola media, quando a pochi passi da quella media c’era un’altra scuola elementare. Cose di ordinaria follia, operazioni politiche fatte senza buon senso, per accontentare Questo o Quello, l’amico mio o quello tuo, la presidenza di X che è socio del sindaco Y, l’ambizione di uno e il pennacchio di un altro. Non avendo io mai in tutta una vita passata a scuola dovuto perdere un minuto per queste bagattelle che impegnano le energie migliori di tanti presidi in gamba, mi viene da pensare che la politica oltre che della Rai e degli ospedali dovrebbe disinteressarsi anche delle scuole. L’intelligenza artificiale un giorno consentirà veloci dimensionamenti scolastici surrogando le stupidaggini materiali di comuni e provincie, ma la resistenza al Sud vedrete sarà tenace, lunga, con sindaci di minuscoli comuni che si incateneranno al cancello di una scuola al grido di: guai a chi osa togliermi questa presidenza.